venerdì 30 marzo 2012

Amo scrivere

Amo scrivere.
 
Scrivere non è solo riempire una pagina con dei caratteri, registrare dati, stipulare contratti.
 
Scrivere è dare forma alla propria anima, scrivere è creare. Una penna, un foglio, un sogno, ed ecco che un intero universo prende vita. Un mondo, con la sua storia e i suoi abitanti.
 
Scrivere è racchiudere emozioni in uno scrigno: e sono là, per sempre, come pietre preziose, pronte a risplendere ogni volta che qualcuno le leggerà. Possono raccogliere memorie ed immagini, che ritorneranno vive, fisiche, reali, così come sono reali i sogni, i pensieri, le visioni e ogni cosa a cui ci rivolgiamo, quando diciamo "IO".
 
La scrittura siamo noi, scrittori, che consegnamo all'immortalità un gesto, una frase, un pensiero: o una storia che comprenda tutte queste cose.
  
Io scrivo per sentirmi reale, per rileggere anni dopo quelle stesse parole e accorgermi che non è stato un sogno.
Io scrivo per vedere, per sentire, per odorare, gustare e toccare, come nemmeno nella vita reale riesco a fare.
Io scrivo per essere, esistere, lì, fisico, nero su bianco.
  
Io scrivo per sentirmi libero.


lunedì 19 marzo 2012

Le tre gabbie dell'uomo

Segnalo questo post, sul blog di Beppe Grillo.
Lo trovo molto bello e significativo.

http://www.beppegrillo.it/2012/03/passaparola_viv/index.html

martedì 13 marzo 2012

Joker: le origini

Vi racconterò oggi, di come nacque questa creatura malefica.

In un tempo remoto, una creatura misteriosa abitava la Terra. La chiameremo... J.
J era cresciuta in mezzo agli animali, libera e selvaggia. Viveva secondo le vere regole di Dio: mangiava quando aveva fame, dormiva quando aveva sonno, si riposava se era stanca, correva se voleva correre e, se veniva presa dal desiderio, si accoppiava con gli altri individui della sua specie.

Non possedeva nulla, non costruì mai niente, non guadagnò mai nulla: ma cantava e il mondo intero si fermava ad ascoltarla. E dipingeva sulla sabbia, cosicché il vento portasse la sua arte a tutte le creature.

Lottava, ma non odiava. Osservava il prossimo fino in fondo all'anima, ma non lo giudicava. Viveva dell'amore libero di Dio per tutte le cose e in tutte le cose.
E infine morì: morì e poi rinacque.

Ma il mondo in cui rinacque era ben diverso da quello che aveva conosciuto. Regole, punizioni, paure, giudizi, odio, rancore... e paura, tanta paura, avvolgevano la Terra coprendola, tanto che Dio non poteva più donare il suo amore all'umanità.

E così J non poté più dormire quando aveva sonno: gli altri le dicevano quando poteva dormire e quando doveva vegliare. Non poté più mangiare quando aveva fame: gli altri le dicevano quando doveva mangiare e cosa. Non poté più riposarsi quando era stanca: gli altri le dicevano quando poteva riposarsi, altrimenti doveva lavorare e faticare. Non poté più accoppiarsi liberamente, con chi le faceva piacere: gli altri le dicevano con chi era giusto accoppiarsi e vivere.
    E non poté più correre o cantare o dipingere sulla sabbia: perché erano gli altri a decidere cos'erano l'arte, la musica o le attività da fare.

J ricordava la vecchia vita, in cui ogni giorno era avventura, ogni giorno era diverso, era vivo: nel nuovo mondo, i giorni di J divennero tutti uguali. Tutti le dicevano che era una cosa buona: tutti le ripetevano che era un bene vivere secondo quelle regole. Tutti le dicevano che era un grande risultato della vita, abbandonare tutte quelle cose inutili, per mangiare, dormire, lavorare, accoppiarsi e perfino divertirsi quando lo decidevano gli altri...

J per un po' li ascoltò: per un po' gli credette... "Forse..." si diceva "... se tutti pensano questa cosa, magari hanno ragione."
J li ascoltò... per un po': poi si stancò di ascoltare. Ubbidiva, per non essere punita. Faceva ciò che le veniva detto, per sopravvivere. Però, smise di credere. Smise di credere a quelle menzogne. Smise di credere che quelle cose che gli venivano imposte fossero giuste.

J divenne prima triste, poiché anche se vedeva la verità, doveva piegarsi per riuscire a sopravvivere; poi J divenne furioso, perché trovava ingiusto vivere in quella schiavitù.

J decise che il momento era giunto per ribellarsi. Il momento era giunto per combattere per la propria libertà. J iniziò la sua guerra e fu così che nacque il Joker!



Il Joker è quella voglia di sdraiarvi all'ombra di un bell'albero, invece di rientrare dalla pausa pranzo.
Il Joker è quel desiderio di saltare sul primo autobus che passa, con solo quello che avete in tasca, senza nemmeno leggere la destinazione.
Il Joker è quando volete buttarvi tra le braccia di quel/la sconosciuto/a.
Il Joker è la furia che scatenereste contro quel prepotente.
Il Joker è l'arcobaleno.
Il Joker è l'amore vero.
Il Joker è la risata che non potete trattenere.
Il Joker è la libertà.
Il Joker è quella voce che vi dice:
"Voi lottate ogni giorno per sconfiggermi: ma io ho già vinto!"

martedì 6 marzo 2012

Le tre porte

Questa storia mi è stata mandata: non so chi sia l'autore, ma è davvero molto bella e significativa.
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Un re aveva un figlio intelligente e molto coraggioso. Per prepararlo ad affrontare la vita, lo mando’ ad un vecchio saggio.
-Illuminami! Cosa devo sapere nella vita?
-Le mie parole si perderanno come le tue orme sulla sabbia, ma comunque ti daro’ qualche consiglio. Nella tua strada nella vita incontrerai 3 porte. Leggi cosa sta scritto su ognuna di loro. Un desiderio piu’ forte di te ti dira’ di seguirle. Non provare a ritornare perche’ sarai condannato a rivivere ancora e ancora quello che vuoi evitare. Non posso dirti di piu’. Dovrai seguire da solo questo cammino, con il cuore e il corpo. Ora vai! Segui questa strada davanti a te.
Il vecchio scompari e il giovane si ritrovo’ da solo.
Non dopo tanto tempo il giovane si ritrovo’ davanti ad una grande porta sulla quale c'era scritto: CAMBIA IL MONDO!
- Questa è certo la mia intenzione, pensò il principe, perche’ anche se ci sono cose che mi vanno in questo mondo, altre non mi piacciono assolutamente.
Così cominciò la sua prima lotta. Il suo ideale, la sua abilità e il suo vigore lo portarono a confrontarsi con il mondo, a intraprendere, a conquistare, a modellare la realtà secondo il suo ideale e il suo desiderio, provò il piacere e la beatitudine del conquistatore. Riusci a cambiare qualche cosa, ma molte gli resistettero.
Gli anni passarono. Un giorno incontrò di nuovo il vecchio saggio che gli domandò:
-Cosa hai imparato da questa via?
-Ho imparato a fare la differenza tra quello che sta nel mio potere, da quello che invece non posso cambiare, quello che dipende da me da quello che non dipende da me.
-Bene, rispose il vecchio. Fai uso di quello che puoi controllare e dimentica quello che non puoi.
E cosi svanì.
Poco dopo questo incontro, il principe si ritrovo davanti alla seconda porta sulla quale stava scritto: CAMBIA GLI ALTRI!
Questa era pure la mia intenzione, penso’ il principe. Gli altri sono fonte di piacere, felicita’ e soddisfazione, ma anche di dolore e frustrazioni.
Dunque si mise contro tutto quello che lo disturbava o che non gradiva attorno a se’. Provo’ a modificare il carattere delle persone, ad estirpare i difetti di ognuno di loro. Questa fu la sua seconda lotta. Un giorno, quando meditava sull’utilita’ dei suoi tentativi di cambiare gli altri, il vecchio appari di nuovo e gli domandò:
-Dunque cosa hai imparato tu su questa via?
-Ho imparato che gli altri sono una fonte di gioia o di dolore, di soddisfazioni o delusioni. Loro sono solo l’occasione che incontro. In me si forma la radice di tutte queste cose.
-Hai ragione, disse il vecchio. Tramite quello che gli altri fanno nascere in te, loro ti svelano chi sei. Sii riconoscente a quelli che fanno vibrare in te la gioia e il piacere, ma anche a quelli che fanno nascerere in te la sofferenza o la frustrazione, perché tramite loro la vita ti mostra che hai ancora da imparare e la via che devi seguire.
Non dopo tanto tempo, il principe arrivò davanti ad una porta sulla quale stava scritto: CAMBIA TE STESSO!
-Se io sono la fonte dei miei problemi, allora significa che questo mi rimane da fare. E cominciò la battaglia contro sé stesso.
Lui cerco di entrare dentro di sé, di combattere le sue imperfezioni, di eliminare i suoi difetti, di cambiare tutto quello che non gli piaceva di sé, tutto quello che non corrispondeva al suo ideale.
Dopo alcuni anni di lotta con sé stesso, dopo aver riconosciuto qualche successo, ma anche delle sconfitte e delle resistenze, il principe incontrò ancora una volta il vecchio saggio che gli domandò:
-Cosa hai imparato tu su questa via?
-Ho imparato che in noi ci sono delle cose che possiamo cambiare, ma altre che resistono e che non possiamo sconfiggere.
-E’ proprio cosi, disse il vecchio.
-Sì, però sono stufo di lottare contro tutto, tutti e pure contro me stesso! Non finisce mai? Vorrei rinunciare, rassegnarmi.
-Questa sarà la tua ultima lezione, ma prima di andare avanti, torna indietro e ripensa alla strada fatta, disse il vecchio e poi svanì.
Guardando indietro, il principe vide dietro alla terza porta che stava scritto: ACCETTA TE STESSO!
Il principe si meraviglio’ di non aver visto quella scritta quando era entrato per la prima volta da quella porta: perché era sull'altro lato.
-Lottando, diventiamo ciechi.
Vide anche giu’, attorno a se, tutto quello che aveva riggettato e sconfitto nella lotta contro sé stesso: i diffetti, le ombre, la paura, i suoi limiti. Riconobbe tutto e imparò ad accetarle e ad amarle. Imparò ad amare sé stesso senza paragonare, giudicare, incolparsi.
Incontrò ancora una volta il vecchio saggio che gli domandò:
-Cosa hai imparato tu su questa via?
-Ho imparato che odiare una parte di me significa condannarmi e non essere mai d’accordo con me stesso, ho imparato ad accettarmi interamente.
- Bene, questa è la prima cosa che non devi dimenticare nella vita, ora puoi andare avanti.
Il principe vide molto lontano, scritto sulla seconda porta: ACCETTA GLI ALTRI!
Attorno a sé riconobbe tutte le persone che aveva incontrato nella sua vita, le persone che aveva amato o odiato, le persone che aveva aiutato o le persone contro cui aveva combattuto.
Ma, per la sua meraviglia, ora era capace a vedere le loro imperfezioni, i difetti, le cose che una volta lo disturbavano e contro le quali aveva lottato.
Incontrò ancora una volta il vecchio saggio che gli domandò:
-Cosa hai imparato più della prima volta su questa via?
- Ho imparato che andando d’accordo con me stesso, non ho più niente da rimproverare o da temere. Ho imparato ad amarli e accetarli così come sono.
- Bene, questa è la seconda cosa che non devi dimenticare nella vita, ora puoi andare avanti.
Il principe vide allora la prima porta, tramite la quale era passato tanto tempo prima, e sulla quale stava scritto dall’altra parte: ACCETA IL MONDO
Guardò attorno a se e riconobbe quel mondo che voleva cambiare. E fu colpito dalla luce e dalle bellezze delle cose, dalla loro perfezione, pur essendo lo stesso mondo di una volta. Ma il mondo era cambiato o il suo modo di guardarlo? Incontro’ allora il vecchio che gli domandò:
-Allora, cosa hai imparato su questa via?
- Ora ho imparato che il mondo è lo specchio della mia anima. Che io non vedo il mondo, ma vedo me nel mondo. Quando sono felice, il mondo mi sembra meraviglioso, quando sono triste, il mondo mi sembra triste. Il mondo non è né felice, né triste. Il mondo esiste. Tutto qui. Non era il mondo che mi rattristava, ma era il mio stato d’animo e le ansie che avevo.  Ho imparato ad accettare senza giudizio, senza condizioni.
-Questa è la terza cosa che non devi dimenticare. Ora sei in pace con te stesso, con gli altri e con il mondo.
Sei pronto ad andare alla prossima prova:

...passare dalla pace del compiere, al compiere la pace, disse il vecchio e poi svanì per sempre...



giovedì 1 marzo 2012

Una visione

Di fronte a me vedo un campo: è incolto, brutto e coperto di rovi. Tanta desolazione mi ferisce il cuore...

"Che brutto posto..." Penso amareggiato. "Non vi è nulla di bello, in questo mucchio di polvere e rovi spinosi."
  
Ma poi sento una voce dentro di me e io chiudo gli occhi per ascoltarla. E improvvisamente, un'immagine prende forma nella mia mente. Il luogo è lo stesso, ma anziché rovi, sabbia e terra secca, di fronte a me c'è un bel prato verde, l'erba fresca brilla alla rugiada del mattino. Ci sono due file di alberi: mele, pere, castagne e noci. L'acqua scorre tra i solchi di un campo di patate e lungo i bordi crescono cespugli di nocciole, fragole e lamponi.

"Che posto meraviglioso!" Penso, contemplando quel paradiso.
 
Il male è solo un'illusione, un'illusione a cui noi crediamo perché è visibile e credendoci le diamo forza.
La visione invece, i nostri sogni, quelli sono la vera realtà: ma non è visibile ai nostri occhi, allora la allontaniamo da noi.
 
Ciò che tanto ci spaventa, però, è fuori da noi: non ha forza, a meno che non gliela diamo noi con le nostre paure. I nostri sogni invece, sono dentro di noi, sono la nostra stessa essenza e se impariamo ad ascoltarli, ci accorgeremo di possedere una forza dirompente e inarrestabile

Certo, ci vuole coraggio per abbandonarsi ad una visione, ad un sogno, ma solo così si possono compiere imprese straordinarie, solo così, si possono far crescere fiori laddove prima vi erano i rovi. Quello che immagino con gli occhi chiusi, già esiste. Solo che con gli occhi aperti ancora non lo vedo.
 
E' impossibile trasformare un roveto in un giardino. Mi scoraggerei presto e lascerei perdere.
Ma il giardino già c'è, è già lì, e io devo solo tirarlo fuori.
  
E allora penso questo: non permetterò al male di entrare dentro di me. Il male che vedo, nasconde un bene meraviglioso, che il mio lavoro e la mia pazienza possono portare alla luce. E io voglio amare quel bene nascosto, voglio attraversare il male che sembra coprire ogni cosa e portare alla luce i tesori meravigliosi che nasconde. Voglio saper trovare il buono di ogni cosa, anche quando sembra impossibile.
 
Voglio guardare con gli occhi, ma vedere col cuore...