mercoledì 20 giugno 2012

Il potere di scegliere

Ogni tanto me lo chiedo... cosa ci faccio io qui?

Mi è capitato in questi giorni, di avere a che fare con un certo numero di persone che hanno suscitato in me una grande ammirazione.
Persone con un'energia che sembra infinita, un'intelligenza straordinaria e soprattutto voglia, una voglia di fare e realizzare immensa, quasi abbagliante.

Mille progetti, mille idee, il fare, il realizzare che io tanto cerco e non trovo. Mi sento davvero umile di fronte a queste persone, che senza blog, senza fanfare, senza tanti giri mentali, semplicemente si sono rimboccate le maniche e hanno fatto. Magari sbagliando e poi cambiando strada, magari inciampando. E hanno sempre continuato, con tutto l'impegno e la volontà, senza mai arrendersi. Con tenacia si sono rialzati, hanno curato le loro ferite e hanno proseguito imperterriti sulla strada che si erano prefissi. Senza gridare contro Dio per le loro sfortune, hanno imposto la loro volontà ai colpi avversi della sorte. Senza mai pensare alla fatica, hanno lavorato fino a consumarsi, determinati a raggiungere il proprio scopo.

Così, com'è nella mia natura, mi sono interrogato. E io?
Ho realizzato alcune cose nella mia vita, ma nessuna mi ha dato vera felicità. Soddisfazione sì, tanta, per aver raggiunto obiettivi difficili: sacrifici sì, ma mai davvero "miei"...
Ho sempre un po' piegato le mie ambizioni a ciò che magari gli altri si aspettavano da me?
Ho voluto raggiungere certe cose solo per dimostrare agli altri di sapercela fare? Per essere ammirato?

Se è stato così è andata male: ognuno ha i propri fatti a cui pensare e di certo non si sono messi ad adorare me per i miei piccoli successi, così come io non ho adorato gli altri per i loro piccoli e grandi successi...

E allora? Quali sono davvero le sfide che dovrei cercare? Qual'è il mio scopo in questa vita? Che cosa ci faccio io qui?

A volte ho bisogno di pensare che un qualche Dio mi abbia messo al mondo per uno scopo: un qualcosa che io dovrei realizzare nella mia vita. Ma se è così, qual'è questo scopo? Perché Dio non me lo rivela chiaramente?

E se invece non fosse così? Magari non vi è alcuno scopo nella vita. Nasciamo con certe capacità, certe opportunità... e noi possiamo farne quello che vogliamo.
Forse è così: nessuno scopo, nessun obiettivo. Scegliere.
Scegliere... scegliere... ecco la vera libertà. La libertà più grande che solo l'essere umano ha tra tutti gli animali. Autodeterminarsi. Scegliere cosa fare con ciò che la vita ci ha dato. Combattere e lavorare fino ad esaurirsi per creare qualcosa, distruggere, amare, odiare, oppure non fare assolutamente nulla...

Fa paura questa libertà... fa paura perché non pone alcuna intelligenza superiore alla nostra guida. Siamo noi responsabili, siamo noi a decidere, siamo noi a creare il nostro mondo. Secondo le nostre scelte.
Scelte... scelte... Siamo noi a decidere cosa è bene o cosa è male, noi a decidere quale strada seguire.

Noi abbiamo il potere.

Abbiamo in mano una nave e dobbiamo scegliere la rotta. Possiamo decidere di andare contro vento e contro corrente, oppure lasciarci andare alla deriva o seguire altre navi...

Abbiamo la responsabilità delle nostre scelte, ma ne abbiamo anche i meriti.

Scegliere. Questa è la nostra condanna. Scegliere. Questo è il nostro potere.



sabato 9 giugno 2012

Coltivare l'amore

Ieri ho trovato, sul balcone di casa, alcuni vasi dimenticati.
I fiori che vi erano piantati, erano ormai morti, secchi, inesistenti... La cosa ancora più triste, è che non vi era più niente che si potesse fare per rianimarli, per farli riprendere, per renderli ancora verdi e farli sbocciare in primavera.

Un pensiero ha preso forma nella mia mente. L'amore, in particolare le relazioni, sono come le piante.

Due persone si incontrano, qualcosa scatta e inizia una relazione: di amore, di amicizia, di lavoro perfino...
In quel momento, è come se queste due persone, insieme, mettessero un seme nella terra di un piccolo vaso. Un seme di cosa? Non si sa... può essere un geranio, una rosa, un qualunque fiore o anche solo del basilico. Questo perché ognuno di noi è diverso da chiunque altro e nutre i suoi sentimenti, la sua essenza, in modi diversi.

E come semi di piante diverse, che hanno bisogno di più o meno luce, di più o meno acqua, di temperature più o meno alte ecc, ecc, così anche l'amore, il seme piantato da quelle due persone, ha bisogno di essere coltivato nel modo giusto. Terra, acqua, sole, nel modo giusto a seconda del tipo di seme.

Non coltivertemmo mai una peonia allo stesso modo di una rosa, né il rosmarino allo stesso modo del basilico. Quando scegliamo quale pianta mettere nel nostro vaso, dobbiamo essere ben consapevoli di quali cose essa avrà bisogno.

Si potranno commettere errori a volte, mettere troppa acqua o troppo poca, sbagliare il concime, oppure lasciare il vaso senza protezione durante un temporale. Poco male... gli errori si superano e, con le giuste cure, la nostra pianta ce li perdonerà, rifiorendo più verde e bella che mai.

Quello che davvero una pianta non può superare, ciò che davvero quel fiore che rappresenta i nostri sentimenti non può tollerare, è l'abbandono... Nessuna pianta, nessun fiore in nessun vaso sopravvive se non viene curato.

Amare è impegnativo, come coltivare. L'amore non è un giocattolo, non è di plastica. Non si può imballare e tirare fuori l'anno prossimo. Va coltivato, curato, bagnato, nutrito. Ogni giorno...

Un amore trascurato, dimenticato, farà la fine di quelle piante, di quei vasi ormai vuoti e privi di valore.
Cadavere di ciò che un tempo era uno splendido fiore profumato e brillante di rugiada. E non vi sarà più nulla in grado di farlo rivivere...

Ciò che è bello e puro è anche fragile e impegnativo: va protetto, va difeso ogni giorno.


sabato 2 giugno 2012

Un altro mondo

Sì, sono sempre insoddisfatto: è una costante della mia vita da quando sono nato.
Se fossi religioso direi che sto cercando Dio e non lo trovo e questa assenza mi fa stare male.
E' vero... a livello di vita "normale" ho tantissimo, forse più di quanto merito.

Eppure, sento sempre un grande vuoto... come se fossi alla ricerca di qualcosa che neppure io capisco. E' come se una parte di me mi fosse stata strappata via prima della nascita e, non so cosa sia questa cosa, ma mi fa stare male. E dalla nascita cerco questa cosa che non so cosa sia... E' come un sogno, che si sa di aver fatto ma che non si ricorda. Oppure è come se stessi sognando adesso e cercassi di svegliarmi: aspetto di svegliarmi da un momento all'altro e non ci riesco. Tutto è irreale...

O forse sono solo un cretino, che dovrebbe godere di quello che ha. Tante tante volte me lo sono detto: e infatti non ho mai seguito troppo questa sensazione. Ho sempre studiato, lavorato, mi sono preso cura di tutte le persone che ho intorno, non ho mai infranto le regole di questo mondo che non è il mio... E mi sono ripetuto fino alla nausea che non c'è nulla da cercare, oltre a tutto ciò. La faccia luminosa del Joker, la parte di me che vorrebbe seguire la corrente.

Eppure, mi scopro a scrutare l'orizzonte, alla ricerca di quel qualcosa. Un qualcosa che cerco da tutta la vita, ma che non so cosa sia...

Ognuno ha la sua condanna. Questa è la mia.

Vorrei tanto sentire che quello che faccio è reale. Non solo un sogno di qualcun altro. Riuscire davvero a sentire quella energia dentro, di quando fai qualcosa che veramente ti fa esprimere.

E però, si deve almeno provare a cercare quella cosa... Forse non la troverò, però non è peggio dirsi di non aver nemmeno provato?

Vorrei solo sapere cosa cercare: sapessi almeno questo, sarei già molto avanti.
Ormai ho superato la fase di cercare le risposte: ora mi accontenterei di conoscere la giusta domanda.

Tutta la vita ho desiderato poter esprimere me stesso, ma poi mi sono sempre dovuto occupare di qualcos'altro e mettere in secondo piano i miei desideri. Forse è il mio destino, chi può dirlo...

So che io da sempre, fin da ché ho ricordi, ho sempre saputo di essere nel posto sbagliato: ne ho l'assoluta certezza. Io non dovevo essere qui, nascere qui, vivere in questo mondo. Sono uno straniero, che si adatta alle regole degli altri per sopravvivere, ma non le capisco e non le capirò mai.

Provengo da un altro luogo diverso, questo mondo non è il mio...

Forse per questo mi è sempre piaciuto così tanto leggere, sognare, scrivere, immaginare storie e mondi lontani. Sono convinto che in essi riconosco il mio mondo vero. Questo in cui vivo è un mondo finto, che non mi appartiene...

Altrimenti come spiegarlo? A volte soffro una solitudine senza fine e mi sento così distante da tutto e da tutti, come se stessi osservando un brutto film...

E' stato per reagire a tutto questo che è nato il Joker: il lato luminoso non bastava più e così ne ho creato uno oscuro.
Due forze, una che mi costringe a vivere nel mondo "reale", l'altra che mi sospinge verso il mistero.

Due forze eguali e opposte, che hanno infine spezzato in due il mio volto e il mio destino.

Un giorno queste due parti si uniranno?

Finirà la guerra che mi logora?