Eppure proseguo... un viaggio dentro di me, facciamolo, che mai potrò trovare? Davanti ai miei piedi si apre una scala a chiocciola, che porta dentro di me. Questa è nuova, mi attira, mi sento incuriosito. Scendo, scalino dopo scalino e arrivo al cuore: ricordati di respirare, profondamente, con la pancia, non solo con il petto. Tenere a mente tutte queste cose però mi distrae e io non voglio: non voglio perché sto andando, sto scendendo come forse mai prima e con una facilità che mi è nuova...
Che cosa dovevo fare con il cuore? Prendere la sua energia? Ascoltarlo... non lo ricordo. Ormai sono in fondo alla scala: una porta si apre su un grande prato, verde e pieno di fiori, il sole splende e ci sono le farfalle. E lì, qualcuno mi attende.
Sono io, lo so che sono io: fin dal primo scalino, sapevo che stavo andando a cercare me stesso, il me stesso bambino. Allora perché, perché questa emozione così profonda mi travolge? Non mi nota subito, è piccolo, avrà 4 o 5 anni e gioca, raccoglie fiori, corre, dondolando la massa di capelli ricci. Il cuore mi scoppia di gioia! Perché?
Lo sento, lo sento dentro di me, mi vedo attraverso i miei occhi di oggi, di uomo, di padre: ho voglia di proteggere quel bambino, di dirgli che andrà bene, che crescerà forte e meraviglioso. Chissà se è poi stato così, ma Dio solo sa quanto bisogno avessi di sertirmelo dire.
Finalmente ci incontriamo: è felice, vuole giocare, vuole essere visto in quel suo piccolo grande mondo che abita la sua testa, piena di eventi, avventure, storie, animali, fate e folletti. E io lo vedo, mi vedo e mi abbraccio e piango, piango di gioia.
"Ti ho aspettato così tanto." Ma chi lo dice? L'adulto, il bambino, entrambi? "Mi hai già incontrato, in passato, ma non mi hai mai davvero visto..." Questa volta è il bambino che parla.
"Ho cercato, cercato, cercato... ho cercato qualunque cosa. Non sapevo che stavo cercando te, per questo anche quando ti ho incontrato, non ti ho visto davvero. E ora, che sono qui, capisco e sento che attendevo questo momento da tanto tempo, tanto, tanto tempo. E tu eri qui, sei sempre stato qui e io lo sapevo che c'eri, ma non ti sono mai venuto davvero a cercare. Ti chiedo perdono..."
"Mi sei mancato, mi sei mancato così tanto e non lo sapevo. E ora finalmente ti ho ritrovato! E' una magia? Non sarà perfetta la tua vita no, non posso curare le ferite che ti si apriranno, fisiche e mentali, negli anni che arriveranno. Non posso dirti che andrà tutto bene, perché già so che non sarà così: sarà dura, ma questo te lo posso dire, ce la farai. In modi insospettabili e incredibili, farai più di quanto ci si potrebbe aspettare e vivrai. Sarai papà ed esserlo ti servirà per guarire e per scoprire lati che non conosci di te."
"Ora però è un momento importante: non succederà subito, ma piano piano, ci fonderemo in questo abbraccio e questa ricerca, affannosa, ansiosa, ossessiva, finalmente finirà. Mi sentirò un po' orfano, perché questa ricerca, questa fame, mi ha riempito di desideri e mi ha fatto aprire al mondo, superando paure gigantesche. Mi ha dato una grande forza e ora quella forza dove la cercherò? Ho di nuovo paura, ma la forza per superarla stavolta non sarà la fame... il desiderio. Da dove arriverà?"
"E' un mistero, nessuno ti può rispondere: certo, non è restando immobile che lo scoprirai. Il tuo cuore non è morto e anche se ora non lo sai, andrà tutto bene."
Sono in un luogo immenso, infinito e l'ho sempre saputo