martedì 21 febbraio 2012

All'orizzonte

"Vissero tutti felici e contenti."
Non finisce forse così, la maggior parte delle favole?

Tutti vorremmo il lieto fine, tutti quanti, dopo le fatiche e i travagli, desiderano la pace, il riposo, la tranquillità. Godersi le conquiste dell'aspra lotta della vita. C'è chi può e chi non può certo, ma sembra che tutti puntino a questo.

C'è chi vede le perturbazioni della vita, come spiragli tra momenti di calma: cerca di attraversarle il più in fretta possibile, per ritrovare la pace.

Per me, purtroppo, è l'esatto contrario: io vedo i momenti di calma, come spiragli tra momenti di lotta. La lotta, il travaglio, la fatica e le avventure sono lo stato normale: quello della calma, della pace, del riposo, sono stati anomali, che invece di benessere portano sofferenza...

Perché? Ho lottato tutta la vita, per conquistare cose importanti. Salute, lavoro, tempo libero, pace... e ora che le ho raggiunte è come se mancasse sempre qualcosa. Non c'è nulla che mi manchi, nulla che io possa desiderare di più: eppure... qualcosa mi sprona. Una voce... un sussurro in principio, che ho saputo ignorare; poi, via via sempre più forte, fino ad essere un grido lacerante.

Eccolo, il Joker, la mia natura doppia... 

Da un lato l'adulto responsabile, che vive nel mondo reale, nella rassicurante routine. La parte che ama, che protegge ciò che è stato conquistato con tanta fatica. Quello che vuole pace, che vuole tranquillità.

Dall'altro, il selvaggio, il sognatore, il viaggiatore. Quello che scoperta una frontiera, ignora ciò che ha trovato e si chiede solo che cosa ci sia un po' più in là. Il lettore, che per quanti libri legga, vuole sempre un'altra storia: il guerriero, che si nutre di difficoltà e battaglie e, in pace da troppo tempo, si sveglia nel cuore della notte, col gusto del sangue in bocca, tanto lo desidera...

A lungo è stato il primo a dominare: il secondo si limitava ad essere un buon alleato. Aggiungeva fantasia e creatività, aiutava nella vita semplice, laddove il ragionamento convenzionale si bloccava, metteva quel pizzico di aggressività laddove serviva. Aiutava a mantenere la calma...

Ma ora, il volto oscuro è inquieto: sempre più spesso guarda lontano, il cielo, le nuvole, le stelle. Cerca un nuovo confine da valicare, nuovo dolore da superare, nuove emozioni da provare... E se prima il lato luminoso riusciva a contenerlo, ora non può più.

Un nuovo viaggio, una nuova avventura...
E ora, portami all'orizzonte.



venerdì 17 febbraio 2012

La notte

E scivola così un altro giorno: incertezze e paure, desideri e ambizioni. Sete di libertà e paura del dolore: e odio e amore... Ma che cos'è questa vita??
Non smetterò mai di interrogarmi sullo scopo di questo mistero; non smetterò mai di chiedermi se essa abbia uno scopo... se io abbia uno scopo.

Sono nato nudo: senza sapere chi fossi, senza sapere cosa dovessi fare, incerto e sperduto.
Mi sono affidato alle parole che mi venivano dette, alle religioni, agli adulti, ai saggi, ai dottori, ai filosofi e perfino ai pazzi.
Ho provato a seguire tutte le strade, cercare tutte le risposte: ho pregato ed invocato senza mai avere risposta, a volte ho supplicato Dio e a volte l'ho sfidato, ho pianto ed ho urlato di rabbia fino ad rimanere sfinito.
Ho amato ed odiato, ho ammirato e disprezzato, ho gioito e ho disperato con ogni pezzo rimasto del mio cuore e della mia anima...

E sono ancora qui, un giorno ancora...

Lentamente mi consumo, velocemente mi consumo, come una candela accesa da una fiamma troppo forte: perché ogni sguardo e parola, ogni pensiero ed emozione, ogni passo rimasto sulla sabbia del mare o invisibile sulle pietre delle più alte montagne, ogni respiro affannato o sospirato, ha alimentato un po' di questa fiamma, facendomi vivere più intensamente, e consumandomi più velocemente.

La vita è questo: un continuo consumare e consumarsi, un continuo piangere e ridere, ballare e crollare, ammalarsi e guarire, correre e barcollare, verso una destinazione
ignota, verso una speranza, un'illusione, un amore o un ideale.

Immensamente insieme, immensamente soli, è questo il nostro destino: ci accompagnamo, forse per un tratto, ma poi le nostre strade si separano sempre.
La soglia del grande mistero del domani, la attraversiamo sempre soli: nei nostri sogni, nei nostri tormenti, non abbiamo altro che il grande vuoto che portiamo nel cuore,
in cui la nostra voce riecheggerà senza sosta, fino a quando non smetterà di battere...

Terribile, meravigliosa vita: che ti da tutto e ti toglie tutto, eppure non ti lascia senza nulla.
Ricordi e nostalgia, speranze e voglie, rimorsi e rimpianti...

E tutto ricomincerà... domani...


mercoledì 15 febbraio 2012

La ricerca

Oggi mi sono alzato pensando a me stesso, alla mia vita, al mio passato e al mio presente. E mi sono accorto di una cosa strana: una sensazione mi ha accompagnato sempre, fin da che ho ricordo.
  
Ho perso qualcosa...
 
Ripensando alla mia vita, alle mie scelte, mi rendo improvvisamente conto che la mia vita è stata una perenne ricerca. La ricerca di qualcosa... ma cosa? Nelle notti stellate alzo lo sguardo e scruto le profondità del cielo. Quando c'è brezza, chiudo gli occhi e ascolto la voce del vento. Se nevica, osservo i fiocchi posarsi sul mio palmo aperto e fondersi al contatto della pelle calda. 
Perché? Fin da piccolissimo, ho sempre avuto la convinzione di essere nel posto sbagliato. Come se il mio spirito fosse costretto a vivere in un luogo che non era il suo. Confinato, prigioniero.
 
Ancora oggi accade, che mi svegli nella notte, confuso, e non sappia dove sono: un barlume di sogno rimane in me, una sensazione, come di aver capito cosa manca, come aver percepito quel qualcosa che ho perso e ho cercato tutta la vita... ma è una sensazione fuggevole e presto scompare, sostituita dalla necessità di vivere.
 
Mi alzo, lavoro, viaggio, mangio, respiro... per un po'. Finché il mio sguardo e il mio cuore sono di nuovo attirati lontano. Alla ricerca di quel qualcosa che manca, che ricordo nei sogni più profondi e dimentico con l'arrivo del mattino...
 
 
 
-------------Storia Indu ------------------------------
Una vecchia leggenda indù racconta che vi fu un tempo in cui tutti gli uomini erano Dei. Essi però abusarono talmente della loro divinità, che Brahma - signore degli dei - decise di privarli del potere divino e di nasconderlo in un posto dove fosse impossibile trovarlo. Il grande problema fu quello di trovare un nascondiglio. Quando gli dei minori furono riuniti a consiglio per risolvere questo dilemma, essi proposero la cosa seguente: "seppelliamo la divinità dell'uomo nella Terra". Brahma tuttavia rispose: "No, non basta. Perché l'uomo scaverà e la ritroverà". Gli dei, allora, replicarono: "In tal caso, gettiamo la divinità nel più profondo degli Oceani". E di nuovo Brahma rispose: "No, perché prima o poi l'uomo esplorerà le cavità di tutti gli Oceani, e sicuramente un giorno la ritroverà e la riporterà in superficie". Gli dei minori conclusero allora: "Non sappiamo dove nasconderla, perché non sembra esistere - sulla terra o in mare – luogo alcuno che l'uomo non possa una volta raggiungere". E fu così che Brahma disse: "Ecco ciò che faremo della divinità dell'uomo: la nasconderemo nel suo io più profondo e segreto, perché è il solo posto dove non gli verrà mai in mente di cercarla".
A partire da quel tempo, conclude la leggenda, l'uomo ha compiuto il periplo della terra, ha esplorato, scalato montagne,scavato la terra e si è immerso nei mari alla ricerca di qualcosa che si trova dentro di lui...

mercoledì 8 febbraio 2012

Non esiste domani per progettare il domani

Ora.
Non esiste un altro momento per fare le cose.
Quando dico "domani", spesso vuol dire "mai". Penso spesso al domani: a come progettarlo, pianificarlo, renderlo più sicuro o anche solo piacevole. E ci sono migliaia di cose che mi vengono in mente, per realizzare questo proposito. Curare la salute, avere divertimenti sani e piacevoli, coltivare relazioni solide e basate sulla fiducia, imparare tante cose e, perché no, mettere da parte qualche soldino per i momenti di crisi...

Ma quanti di questi pensieri si tramutano in azione concreta? Quante volte diventa un "comincio domani"?
Troppe troppe volte.
E non è mancanza di tempo: quanto ne spreco a fare cose che non mi piacciono o che non hanno nulla a che vedere con la mia vita? Sono la pigrizia, la paura, la routine a bloccarmi. La sfiducia che mi assale e mi fa rinunciare, lo scoraggiamento quando non so che strada prendere o quando ci sono ostacoli che sembrano troppo grandi. La mancanza di coraggio. Tutti ostacoli che sono dentro di noi, diamine! E che solo noi possiamo rimuovere!

E' ora il momento di fare ciò che siamo nati per fare. Non esisteranno altre occasioni. Non ci saranno i tempi supplementari della vita. Un giorno sprecato è sprecato per sempre, un istante perduto è perduto per sempre, un momento di felicità lasciato andare, nessuno ce lo ridarà indietro.

Voglio citare a questo proposito le parole di Goethe:

"Qualunque cosa tu possa fare,
qualunque sogno tu possa sognare,
comincia.
L'audacia reca in sé genialità,
magia e forza.
Sogna.
Comincia ora."

Comincia ora!



martedì 7 febbraio 2012

La gestione delle parole

Mentre sono impegnato nella scrittura di un post piuttosto difficile,
vi giro la bellissima riflessione di Emanuela, dal suo blog "L'altro Pane"

Molte volte mi capita di parlare senza pensare, senza mettermi nei panni di chi ascolta o nei panni di chi viene citato nelle mie parole.

http://altropane.blogspot.com/2012/02/pesare-le-parole.html

mercoledì 1 febbraio 2012

Alea Iacta Est

Mettimi alla prova.

Fammi provare paura, così che io possa dimostrare il mio coraggio.
Mettimi in difficoltà, così che io possa migliorarmi superandola.
Dammi delle sfide, che mi facciano scoprire chi sono e quanto valgo.

Ho in mano i miei dadi e li lancerò: non mi farò frenare dalla paura.
Lanciare... lanciarsi... significa vivere.

Troppo spesso la paura mi ha bloccato, facendomi tenere chiusa la mano.
La paura di un errore, di un risultato negativo.

La paura della paura, la paura delle difficoltà, la paura della sfida.
Tutto ciò che io ti chiedo, lo chiedo a me stesso.

Ho paura... paura che morirò senza trovare risposta alle domande che mi assillano.
Ho paura di abbandonare il mio io bambino, protetto dall'incertezza del mondo.
Ho paura di crescere e diventare responsabile, timoniere della mia vita.

Ho paura di lanciare i dadi.
Ho paura di lanciare me stesso nella vita.

Ma fammi provare paura, così che io possa dimostrare il mio coraggio.

Lancerò!
Le difficoltà verranno e io migliorerò me stesso per superarle.
Le sfide mi travolgeranno e, che le vinca o le perda, io scoprirò chi sono e quanto valgo.

Lancerò!

Alea Iacta Est!