mercoledì 30 gennaio 2013

Incubi

Una grande piramide... no, più una scalinata a gradoni. In sogno le cose non sono mai così chiare... E' una scalinata sì, con i gradini sempre più stretti e sulla sommità c'è una porta, o un portale, non saprei... Una grande luce bianca, so che è una porta.
      
Un bambino corre, sale le scale affannato e terrorizzato. Corre. Corre verso la luce, la porta che sta sulla cima. Corre... e il mondo lo insegue. Una folla immensa... io so che quello è il mondo. La folla lo insegue, inferocita e il bambino corre, cerca di raggiungere la cima...
     
Non ci riuscirà: mentre osservo la scena, sono allo stesso tempo il bambino, la folla infuriata e uno spettatore lontano... E so che il bambino in fuga non riuscirà a fuggire dal mondo. La folla lo raggiunge e la scena è terribile...
      
Sono spettatore, come in un cinema: l'inquadratura si sposta più lontano, più vicino. La violenza della folla è terribile, ingiustificata, insensata: un odio cieco, ma diabolicamente misurato al tempo stesso... Misurata per far soffrire, il più a lungo possibile. E nessuno, nessuno, in quell'immensa folla, dimostra pietà per quel bambino torturato e colpito. Un bambino senza colpa, macellato lentamente... e nessuno prova pietà, anzi, la folla esulta e incita gli aguzzini.
     
Dio... perché questo sogno è così chiaro?! Perché dura così a lungo?! Vorrei non guardare, ma non posso evitarlo... Quando mi sveglio nel cuore della notte, il bambino è ancora vivo e... mi dispiace per questo. Avrei voluto che morisse, velocemente... invece quando il sogno si interrompe, lui è ancora vivo...
   
Appena mi rendo conto di essere tornato nel mio letto, mi assale con chiarezza un pensiero: "Io morirò."
Non so come, non so quando, ma prima o poi succederà. Lo so, lo sappiamo sempre, eppure in questo particolare momento è più chiaro, come se fosse più vero... Tocca in profondità, in quelle zone di solito difese dalla razionalità... 
     
Incubi... incubi come questo disturbano le mie notti. E mi chiedo se hanno un senso...
    
Forse ho scavato troppo a lungo, troppo in profondità, nell'oscurità del mio inconscio... forse ho aperto porte che avrei dovuto tenere chiuse...
  
  

lunedì 21 gennaio 2013

Granelli di sabbia

Sabbia... sabbia fine che mi scivola tra le dita...
 
Sono alcuni giorni che questa immagine mi insegue. La vita è sabbia, sabbia fine e bianca che mi scorre tra le dita...
 
Riflettevo sulle cose che ho, che mi sono successe, che ho imparato... e ho capito due cose fondamentale di me: la prima è che io amo ogni cosa. Amo tutto della vita, amo tutti coloro che ne fanno parte, amo gli avvenimenti, le esperienze, le cose che ho imparato e quelle ancora da imparare. La seconda cosa che ho scoperto di me stesso, è che non so scegliere...
 
Bianco o nero? Tutti e due. Responsabile o folle? Entrambi? Mare, montagna, pianura, barca, scalate, sci, astronomia, cucina o meccanica? Tutti li voglio... Esco con questo amico o quest'altro? Meglio rapper o punk bestia? Donna sensuale, docile e coccolosa o maschiaccio con capelli corti e tatuaggi?
 
Eccolo lì, il punto debole del Joker... il mio nervo scoperto, il mio tallone d'Achille... Il grande e unico dilemma che può tormentare ciò che sono. Io voglio tutto, io voglio ogni cosa, io voglio essere ovunque, fare tutto, avere tutto... e tutti. Un Joker (o jolly) che può essere ogni cosa, prendere il posto di ogni altra carta...
 
E' come se ogni persona, ogni istante, ogni esperienza, sia sabbia... Io vogli prenderla tutta, tenerla tutta con me. Ogni singolo granello è prezioso. E' la mia sabbia, è la mia vita... non ne voglio perdere nemmeno un granello.
 
Ma la vita scivola... è fine... I granelli scivolano tra le mie dita, non riesco a trattenerli tutti... E' sabbia bianca, fine, morbida... è la mia vita che scorre tra le mie dita e io non la posso fermare.
 
E alla fine tutto ciò che riempie il mio cuore si sbriciola e scivola via... come in una grande clessidra...
 
E' la cosa che più mi fa male... La vita scorre e le cose che ne fanno parte vanno perse...
E' così triste invecchiare, è così triste lasciarsi alle spalle la vita... La vita è così bella, ci sono così tante cose da fare, così tante persone da conoscere...
   
E se di dieci, cento, mille cose, una vita consente di farne solo tre, o quattro... come scegliere? Come posso dire: "Questo, piuttosto che quest'altro". Si sceglie certo, si sceglie per forza... ma tutto ciò che non si è scelto resta lì, rimpianto, domanda eterna "come sarebbe stato se"...
   
Lo so, è la vita: l'asprezza della scelta è ciò che da importanza alle cose, è ciò che ci fa scoprire chi siamo, cos'è davvero importante, ciò che ci rende unici... e poi? Dopo queste scelte, scelte a volte dettate dal caso, da dove siamo nati, da cosa ci è stato insegnato... cosa resta dopo? Cosa rimarrà tra cento anni delle nostre scelte così difficili, delle cose a cui abbiamo rinunciato a favore di quelle che abbiamo tenuto e che comunque dopo un periodo di tempo abbiamo perso comunque? Che valore hanno davvero quelle scelte, se comunque la nostra vita è destinata a concludersi e tutto ciò che siamo stati a sparire?
 
Sì, il Joker ha paura della morte. Il Joker ha paura del tempo che scorre... Non della fine in sé, ma del disfacimento, della sabbia che scorre, di quel granello che prima era nella mia mano brillante e poi è scivolato via, diventando un ricordo... E' così... alla fine ogni cosa diventa un ricordo e ciò che rimarrà sarà una pace tranquilla, abitata da un mare di ricordi. Un deserto sconfinato di sabbia, la sabbia che mi è scivolata via tra le dita...



sabato 12 gennaio 2013

La voglio piena di guai

Parlo della vita.
  
Viene spesso da arrabbiarsi, contro i colpi che la vita ci infligge. Malasorte, sfiga, scalogna, malocchio... la sfortuna ha molti nomi. E, a differenza della cieca controparte, sembra vederci benissimo e avere una mira infallibile...
   
A me non piace parlare di sfortuna: preferisco usare il termine "guaio".
   
Recita il wikizionario: situazione spiacevole che può evolversi positivamente o negativamente.
 
Evolversi... secondo me è questa la parola chiave. Il "guaio" non è una situazione statica, imposta ed immutabile. Muta, cambia, si muove e va verso una direzione...
  
Quando si parla di sfortuna, si parla del passato: "Sono sfortunato/a e quindi mi ritrovo così." e basta. E' un modo di dire che mi fa pensare a qualcosa di definitivo, una sentenza senza appello.
  
Invece, "Mi trovo in una situazione spiacevole che può evolversi positivamente o negativamente.", mi fa pensare che la partita è solo all'inizio. E' arrivata una sfida, non sono già sconfitto: la sorte mi ha lanciato il suo guanto e mi invita alla lotta. E potrò vincere o perdere, ma di sicuro posso combattere.
  
Starà a me decidere come e con che mezzi, di solito ad un guaio non ci si può preparare... arriva improvviso. Proprio per questo però, è anche uno strumento straordinario. La sorte ha una grande fantasia nel tormentarci: per quante noi ne pensiamo, lei ne penserà sempre una di più...
  
E se decidiamo di combattere... combattere per vincere, allora accade qualcosa di straordinario: limiti che pensavamo di avere svaniscono, capacità che non sapevamo di avere appaiono, parole che non avremmo mai pensato di dire escono dalla nostra bocca, decisioni che non avremmo mai saputo prendere sono solo un battito di ciglia...
   
Qui non è come fare sport... in palio non c'è un premio per il più bravo. In uno sport si da il 100% per la vittoria, si cerca di superare l'avversario con onore e rispettando le regole prestabilite di un gioco...
  
Contro la sorte non c'è regola, contro la sorte non c'è premio: c'è solo la vittoria, perché l'alternativa è l'annientamento. Allora, non si da più il 100%, ma il 110%, il 150%, il 200%! Si scava dentro sé stessi, si tira fuori tutto e quando il tutto è finito, si tira fuori anche quello che non si sapeva di avere...
   
E' una battaglia senza regole, senza riserve, senza risparmio, dove chi avevamo creduto di essere svanisce e scopriamo chi siamo per davvero. Le maschere vengono infrante, i veli cadono, siamo nudi di fronte alla vita, colpiti, umiliati, coperti di cicatrici ed insanguinati... ma bellissimi e luccicanti nell'armatura della nostra pelle, che scopriamo essere dura, più dura dell'acciaio, più dura dell'adamantio, più dura di ogni materiale mai forgiato dall'uomo.
  
L'involucro che pensavamo ci proteggesse è in mille pezzi... ma sotto di esso, scopriamo un essere nuovo, quasi soprannaturale, capace di fare cose che non avremmo mai creduto possibili, capace di compiere imprese, che pensavamo relegate al mondo della fantasia.
  
A questo servono i guai... a spingerci dove non saremmo mai andati di nostra volontà, ad affrontare le nostre paure, a vincere i nostri demoni.
  
E allora, mentre sfido la sorte fissandola dritto negli occhi, penso ad una canzone...
  
VOGLIO UNA VITA, LA VOGLIO PIENA DI GUAI!
   
   
 
 

giovedì 3 gennaio 2013

La ruota di scorta

Mi è capitato, di recente, di sentire questa discussione.
 
- "Non voglio essere la ruota di scorta."
 
E' un bisogno delle persone sentirsi al centro dell'attenzione, sapere di essere la prima scelta.
"Voglio uscire con questo/questa, ma se lui/lei non ci sta, vengo con te." Apriti cielo!
"Mi cerchi solo quando ti fa comodo!"
 
Eccetera eccetera.
 
Così mi sono ritrovato a pensare alla ruota di scorta, quella vera. Rimane là, chiusa nel bagagliaio... ignorata, dimenticata. Le 4 ruote sono sempre al centro dell'attenzione, sempre curata, gonfiate, considerate... La ruota di scorta no. La ruota di scorta non sappiamo neppure di averla... fino a ché, non ne abbiamo bisogno.
 
Allora, ecco che improvvisamente ci torna alla memoria. E siamo contenti di averla! In quel momento, la sua importanza supera quella di tutte le altre. Non ci ricorderemo mai esattamente quando abbiamo preso le gomme, o di ogni giorno che le abbiamo usate: ma se ci capita di bucare, non dimenticheremo mai il momento in cui abbiamo fatto ricorso alla ruota di scorta. Lo racconteremo agli amici, ai familiari...
 
"Quella volta che ho bucato! Meno male che c'era la ruota di scorta..."
 
Diciamocelo, quale altra ruota gode di un simile privilegio?
 
E così vale per le persone... magari nella nostra vita abbiamo persone che sono "ruote di scorta". O noi siamo la ruota di scorta di qualcuno... E allora? Che c'è di male? Penso che sia un grande privilegio fare la ruota di scorta. Essere la ruota di scorta significa certo che non siamo importanti nella vita di una certa persona... solitamente: ma se questa persona "buca", ha bisogno di noi, allora ecco che diventiamo immensamente importanti!
 
E avere una ruota di scorta... che c'è di male? Una persona a cui non pensiamo solitamente, ma che all'occorrenza diventa importantissima. Non ci ricordiamo nemmeno che esista... fino a quando buchiamo e allora ecco... Finito il problema, sparirà di nuovo, tornerà nell'oblio: a nessuno verrebbe in mente di sostituire una ruota "classica" con la ruota di scorta. Anche perché, a quel punto, smetterebbe di essere "di scorta"...
 
So che sembra un discorso egoista, crudele, che non segue le morali di rispetto e considerazione del prossimo... eppure sono lo stesso affascinato da questo ruolo. Mi è capitato di essere una ruota di scorta e l'ho vissuto con grande piacere. Mi è capitato di avere ruote di scorta e le ho considerate importantissime.
 
Si può anche essere reciprocamente "ruote di scorta". Io faccio la tua ruota di scorta, tu fai la mia: quando uno dei due rimane a piedi, può contare sull'altro e viceversa... Al di fuori delle emergenze, però, ognuno ha il suo mondo e la sua vita e l'uno non è consapevole della presenza dell'altro.
  
Quello della "ruota di scorta" è secondo me un grado elevatissimo di amicizia, di amore, di umiltà...
  
Pensateci la prossima volta che sarete "la ruota di scorta" di qualcuno e avrete voglia di arrabbiarvi: chissà, magari se vi ricorderete delle mie parole, avrete piuttosto voglia di sorridere e vi sentirete importanti come mai nella vita.