Oggi, mentre passeggiavo per la strada e pensavo come al solito alla vita, ho udito una bella musica e, automaticamente, ho fatto qualche passo di danza.
Bello o brutto non lo so, forse sono sembrato più simile ad un orso ammaestrato che a Roberto Bolle. E, appena me ne sono reso conto, mi sono subito ricomposto.
Per un qualche strano motivo, la musica ha aggirato le mie difese mentali e ha raggiunto una parte remota e sconosciuta della mia mente. Ho perso il controllo e ho semplicemente ballato, abbandonandomi alla musica.
Se qualcuno mi ha visto, avrà certamente pensato che sono un poco pazzo e sarà rimasto a debita distanza. Già, come ho potuto lasciarmi andare così? Come ho potuto perdere il controllo?
Ed ecco, che un pensiero mi ha folgorato. Nella vita mi capita alle volte di sentire della musica, ma quante volte mi controllo e quante invece mi abbandono ad essa e ballo, anche col rischio di sbagliare e apparire ridicolo?
Il mondo è una pista da ballo e io sono un ballerino. E non ha senso arrabbiarsi, non ha senso pensare "se avessi fatto", oppure "voglio fare". C'è la musica, c'è la pista, può essere bella o può essere brutta... ma io devo solo ballare.
Abbandonarmi al ritmo, staccare la mente cosciente e lasciarmi trasportare.
Abbandonarmi al ritmo, staccare la mente cosciente e lasciarmi trasportare.
Ci sono musiche e balli che bisogna fare in coppia: o in gruppo. E allora bisogna abbandonarsi l'un l'altra. Abbracciarsi, portare o lasciarsi portare. Il ballo è puro, non può mentire, si può solo essere l'uno per l'altra e si prosegue insieme finché c'è musica, finché c'è affiatamento e passione.
La vita è questo: ballare, lasciarsi trasportare, perdere il controllo.
Perché sarò sembrato ridicolo, sarà sembrato fuori luogo, ma quanto sono stato bene nell'abbandono di quell'attimo in cui ho perso il controllo.
Perché sarò sembrato ridicolo, sarà sembrato fuori luogo, ma quanto sono stato bene nell'abbandono di quell'attimo in cui ho perso il controllo.
Io sono ossessionato dal controllo: voglio ad ogni costo controllare l'incontrollabile. Il futuro, i sogni, gli amici, il tempo, gli amori... Ho illusioni, paure, guardo alla mia vita con terrore, tenendo aperti mille occhi, poiché nulla sfugga al mio controllo.
In fondo, finché terrò radicata in me la certezza che la mia felicità dipenda dall'esterno, non riuscirò a staccarmi dal mio bisogno di controllo.
In fondo, finché terrò radicata in me la certezza che la mia felicità dipenda dall'esterno, non riuscirò a staccarmi dal mio bisogno di controllo.
Progetto forse di farmi una vita con una persona: è giustissimo, bisogna inseguire e perseverare in questo sogno. Ma se lego la mia felicità al raggiungimento di tale sogno, se anzi mi spavento che tale sogno non possa realizzarsi, ecco che il bisogno di controllo sopraggiunge. E l'abbandono, l'amore, vengono meno. La persona che ho accanto "deve" fare parte di questo sogno: deve perseguire con me la mia meta. Dimentico l'amore per la persona e lo sostituisco con l'ossessione del mio sogno, del mio progetto. Amo di più la mia illusione, della persona che la rappresenta. E come potrei fare altrimenti? Accettare e amare quella persona, significherebbe amarla e accettarla al di là delle sue scelte. Perdere il controllo di quella persona, significherebbe che questa può abbandonare il mio sogno e le mie illusioni. E come posso fare ciò, se il mio sogno così importante ne viene distrutto?
Illusioni... io sono ossessionato dal controllo, ma l'unica cosa che controllo sono le mie illusioni. Il controllo che io esercito su quella persona, fa uso del senso di colpa, dell'imposizione, del blandimento, della pietà, del ricatto perfino: esaudirò ogni richiesta, sarò pronto ad ogni rinuncia, purché il mio sogno rimanga intatto. L'illusione deve essere mantenuta, ad ogni costo... ma sono comunque illusioni, su cui non ho alcun controllo, né potere, poiché l'altra persona può decidere nonostante tutto di intraprendere la sua strada, com'è giusto che sia.
Ed ecco che la mia illusione è stata infranta e io soffro. Soffro perché sono costretto a vedere il mondo per quello che è, anziché come appariva nel mio sogno. E invece di capire ciò e imparare ad amare le persone e la vita con i loro errori e le imperfezioni, provo rabbia e risentimento, per le persone e per gli eventi che non hanno voluto collaborare alla creazione del "mio" sogno.
La mia mente decide una strada, ma se lungo il cammino accadono eventi che mi spingono a deviare, che perturbano il sogno che mi ero prefissato, provo dolore, rabbia, sconcerto... Ho perso il controllo, l'illusione del controllo, il controllo dell'illusione. Il dolore deriva semplicemente dal rifiuto sentire ed interpretare la musica del mondo e della vita. Trovare la gioia in un evento che sembra brutto, vedere che non vi sono punizioni, ma solo doni. Ballare la vita.
Invece io piango, mi dispero, smetto di ballare, rifiuto di abbandonarmi. Questo non è ciò che volevo io. E non mi rendo conto che se ciò che io voglio mi venisse dato senza alcuno sforzo, non maturerei e conoscerei solo poche cose del mondo. Le sconfitte, i cambi di rotta, le disavventure, mi parlano di me stesso: quante altre cose mi fanno vedere e conoscere! E se mi lasciassi travolgere dalla musica, scoprirei che ci sono altre mille cose da desiderare oltre alle cose che mi ossessionano, che ci sono mille vite da vivere, oltre a quella che mi ero fissato, che ci sono mille piaceri e gioie da raccogliere, oltre a quelle che speravo di raccogliere sulla mia strada. A questo servono le batoste, a infrangere la scatola, il guscio che mi conteneva e farmi vedere le meraviglie del mondo. A questo serve la musica, a farmi ballare la vita.
Ma io non mi rendo conto, non capisco. Io giudico, piango, protesto. Non sento musica, non sento abbandono. La vita non mi ha insegnato nulla.
La prossima volta, invece di abbandonarmi, cercherò semplicemente di avere un controllo migliore.
Il controllo delle mie illusioni...