lunedì 12 novembre 2012

L'eterna sfida: la ricerca di sé stessi

Questi non hanno speranza di morte,
e la lor cieca vita è tanto bassa,
che ’nvidïosi son d’ogne altra sorte. 48

Fama di loro il mondo esser non lassa;

misericordia e giustizia li sdegna:
non ragioniam di lor, ma guarda e passa
". *51 



Queste parole mi hanno colpito molto: è Virgilio, che spiega a Dante la sorte degli Ignavi. Coloro che "mai fuor vivi" e pertanto non possono morire...

E' il primo "peccato" da cui Dante vuole disfarsi: l'immobilità, la mancanza di passione per qualunque cosa, l'assenza di voglia, per paura, pigrizia. Il rifiutarsi di affrontare le sfide...

C'è stato un tempo in cui ho conosciuto la foga della lotta: c'è stato un tempo in cui ho spinto il mio corpo oltre i suoi limiti, in cui ho imparato la durezza dello scontro fisico, la paura che attanaglia le viscere prima di trovarsi di fronte ad un avversario molto più forte, qualcuno che tirerà fuori da te tutto ciò che hai, qualcuno che tirerà fuori da te anche ciò che non pensavi di avere...

La gara, il confronto, gli esami, la battaglia... non si tratta di competizione, non è questione di essere più o meno bravi di qualcun altro. La sfida più importante è quella contro sé stessi, contro le proprie paure, contro la propria pigrizia, contro i propri limiti.

"Mettersi in gioco", quante volte sentiamo questa frase.

E si può perdere, oh sì! Ci possiamo preparare, possiamo studiare, possiamo allenarci, spaccarci testa, ossa e muscoli... e nessuno al mondo può comunque garantirci la vittoria. E più ci siamo impegnati, più la sconfitta è bruciante e avvilente.

Quando si morde la polvere del tappeto, dopo che si è dedicato al proprio allenamento ogni cellula del proprio corpo, ogni momento libero, ogni compagnia, ogni fine settimana, sacrificando ogni momento di piacere e divertimento, pur di presentarsi al meglio delle proprie forze... è qualcosa che può abbattere lo spirito più forgiato. Niente sconfigge di più il guerriero, della sconfitta stessa...

E' il momento peggiore: ci si sente piccoli, umiliati, inutili, inadeguati, rifiutati dal mondo... Si vuole fuggire, andarsi a nascondere, rintanarsi e non affrontare mai più una cosa simile. L'Ignavia è una grande tentazione in questi casi: è così rassicurante, così piacevole...

Quale diavolo di motivo ci può essere, ad affrontare fatica, sudore, dolore, per un esito così incerto? Abbandonare la sicurezza delle azioni quotidiane e consolidate, per affrontare uno scontro diretto con la vita che può distruggerti e toglierti tutto?

Mi sono dato una risposta a questa domanda: conoscere sé stessi...

Uno scalatore che affronta gelo, intemperie, 2-3 ore di sonno a notte, per giungere stravolto in cima ad una montagna... cosa ci guadagna? Nulla. Cosa rischia? Molto... Allora perché lo fa? Va alla ricerca di sé stesso.
L'atleta che si allena come un monaco... Il viaggiatore che si addentra nel deserto, il velista che affronta il mare in burrasca... Perfino l'imprenditore che decide di gettare tutto ciò che possiede nel tentativo di avviare un'attività, sapendo che potrebbe essere la sua rovina, se dovesse fallire... E' alla ricerca di soldi e successo, certo: ma qual'è la molla?

Senza parlare di coloro che si dedicano agli studi una vita intera: fisici, astronomi, ricercatori... alla ricerca di cure, leggi scientifiche, scoperte, certo... ma qual'è la molla?

Il ragazzo che imbraccia una chitarra e suona e pensa alla musica ogni momento della sua vita? Sogna il successo, ovvio, ma qual'è la molla? Lo scrittore, il poeta... il politico perfino! Ognuno di noi diventa qualcuno, quando di quel qualcuno si va alla ricerca.

Ecco l'ignava di cui parlava Dante: un Ignavo non è qualcuno che non ha avuto successo, che è stato sconfitto, che non ha compiuto grandi imprese... L'Ignavo è colui che non sa chi è: colui che non ha mai cercato di scoprire cos'avesse nel profondo. Non ha mai intrapreso il viaggio, rischioso ed incerto, che gli facesse scoprire l'IO nascosto dentro di lui.

Certo fa male a volte, scavare dentro di sé: costa sudore, lacrime, fatica, affrontare certe sfide, superare certi limiti. Chi lo fa, spesso infrange una parte di sé che non verrà mai più ricostruita. E' a pezzi, è in frantumi forse, è sconfitto... forse si trascina ricordando i sogni di gloria.

Però sa... sa chi è, sa quanto ha dato... e sa che farcela quando sembra impossibile farcela, è qualcosa che può cambiarti la vita.

E se non ci credete... chiedetelo a lui.


* Divina Commedia: Canto III dell'Inferno

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