mercoledì 31 luglio 2013

Top 5



5

Dormire in tenda in paradiso, passeggiare sotto i ghiaccia, fotografare stelle e natura incontaminata.
E durante la notte essere rapinati del cibo, lasciato incautamente incustodito vicino all'ingresso, da un animaletto notturno non meglio specificato.


4

Guardare le stelle e la luna rispecchiarsi nelle acque di uno splendido lago.
Avere il proprio luogo di pace a cinque minuti da casa, ma sconosciuto, bellissimo e isolato.


3

Guardare negli occhi un camoscio a pochi metri di distanza. Guardare nel cuore della natura selvaggia, sentirsi osservati come abbiamo ormai dimenticato di osservare... in modo così totale, così presente, così magico.


2

Osservare Saturno e il cosmo meraviglioso dai grandi telescopi dell'osservatorio.
Non è la prima volta, ma ogni volta è un'emozione.
Non c'è nulla di più vicino all'infinito.


1

Sciare il 26 luglio a 3800 metri di quota,
assieme ad atleti olimpici e campioni di tutto il mondo.


LIFE IS WONDERFUL
LA VITA E' MERAVIGLIOSA




ps: ce ne sarebbero 10 anche questa volta, ma è mezzanotte passata e questi sono quelli più belli che mi vengono in mente :)

lunedì 29 luglio 2013

L'oroscopo reale, l'astrologia e la costellazione dell'Ofiuco

Dedico questo post a tutti i nati tra il 30 novembre e il 17 dicembre. Tutti, perché quando venne costituito lo zodiaco "astronomico", nel 1930, esso venne basato sul cielo dell'equinozio del 1875.

Quindi tutti quelli in vita in questo momento, nati in quei 18 giorni di dicembre, sono nati sotto il segno dell'Ofiuco.

http://it.wikipedia.org/wiki/Ofiuco

Non solo, io, nato il 28 aprile, non sono del Toro, ma dell'Ariete. Chi fosse curioso di sapere il suo segno "reale", lo trova facilmente qui.

http://it.wikipedia.org/wiki/Zodiaco

E mi viene quindi da ridere, che qualche fan dello zodiaco astrologico mi dice che "Sì, hai proprio le caratteristiche del Toro. Che è notoriamente così e cosà..."

E così un po' invidio quelli nati sotto il segno dell'Ofiuco: perché nessun oroscopo si occupa di loro. E quindi, alla immancabile domanda: "Ma tu... di che segno sei?" deve essere davvero impagabile l'espressione di stupore e smarrimento che comparirebbe sul volto del astrologo, nell'udire la risposta.

Ora, qualcuno in realtà ha intelligentemente introdotto il segno nell'astrologia, ma quasi nessuno lo sa.

http://it.wikipedia.org/wiki/Ofiuco_%28astrologia%29

E ne conosco a dozzine di appassionati di astrologia, che immancabilmente consultano il loro oroscopo ogni mattina... e mai, nella loro vita, hanno osservato il cielo, con le stelle e le costellazioni, quelle vere, quelle in grado davvero di stupire, con la loro bellezza e le storie che raccontano.




ps: vale la pena di dare un'occhiata anche al Serpente, unica costellazione divisa in due (dall'Ofiuco che lo regge per l'appunto)

http://it.wikipedia.org/wiki/Serpente_%28costellazione%29

martedì 16 luglio 2013

Mosca cieca e la sorgente della vita

Al buio mi muovo tentoni: i miei occhi sono bendati, così devo seguire gli altri sensi.
  
Seguo il cadere dell'acqua gorgogliante, il respiro, le risate soffocate, il rumore dei passi sull'erba... Mi stuzzica, passandomi vicino, rimanendo immobile e muta a pochi passi da me; ma poi un rumore sfugge e allora protendo le mani in quella direzione per afferrarla. Lei sfugge, soffoca le risate.
  
Qualche volta la afferro, la prendo per i fianchi, ma non con forza, voglio che possa fuggire: voglio sentire i suoi tentativi di divincolarsi, che diventano sempre meno convinti. Arriva il momento in cui non la lascio più andare: lei lotta, ridendo e finiamo a terra.
  
La immobilizzo... e rimaniamo così, ansimanti, per alcuni secondi... L'odore dell'erba, il sole caldo, la pelle invitante.
  
E' la vita e con la vita bisogna giocare, la vita bisogna amarla, poiché ti conceda la sua sorgente. E io che ho giocato con la vita, l'ho abbracciata e lasciata andare, inseguita e trattenuta, amata e intrappolata... su di lei mi chino e mi abbevero, mi abbevero alla sua sorgente.
  
A volte è capricciosa, si fa desiderare... mi lascia con la sete ardente a brancolare nel buio. Mentre la cerco, con le braccia distese e le orecchie attente, per coglierne il rumore... lei sta distante, in silenzio, non si fa trovare. E allora... allora è meglio smettere di brancolare.
  
Devo rimanere immobile, attendere, con pazienza: perché se la vita non ha voglia di giocare, non la posso inseguire, né intrappolare. Diventerebbe una violenza e io voglio amare la vita ed esserne riamato: non voglio violentarla, né possederla, voglio solo giocare con lei.
  
E lo so, lo sento, presto la vita avrà voglia di giocare ancora, di farsi inseguire e intrappolare, di stuzzicarmi con i suoi giochi e i suoi scherzi.
  
E allora, allungherò le braccia, la afferrerò e poi la lascierò andare, la catturerò e rotoleremo nell'erba, per poi lasciarla andare ancora.
 
E come la sorgente per un viandante, che non può essere afferrata ma solo goduta, mi abbeverò di lei, prima di riprendere il mio cammino sul grande sentiero...
 
  
 

venerdì 5 luglio 2013

L'anima sotto gli strati del tempo

Anni di abbandono e di incuria, di utilizzo come deposito, come casa per i gatti, avevano ridotto casa di mia nonna al disastro. Entrare e vedere gli abiti vecchi ammucchiati, strati di polvere, odore di muffa e di gatto... Una patina nera ricopriva i muri, poiché la stufa, negli anni, le aveva ricoperte con la fuliggine, strato, dopo strato, dopo strato.
   
I mobili in legno, trascurati, sembravano lamentarsi, cigolando nell'aprire i loro cassetti: quasi come una persona, che si è lasciata andare e geme, quando qualcuno va a scuoterla dal suo torpore, per spingerla a reagire.
   
Le ante chiuse, come occhi che non hanno più voglia di vedere, i vetri sporchi e opachi, come malati di cataratta. E la stufa, un cuore freddo, duro... come il cuore di chi ha smesso di sognare. E le ragnatele, componevano rughe di vecchiaia e malinconia, avvolgendo le vecchie foto: mia nonna in mezzo alle mucche, mia nonna con il suo inseparabile grembiule, che mi tiene per mano, mia nonna che prepara le caldarroste, sul falò acceso in giardino, mia nonna da giovane, con mia mamma e mio zio piccoli, mia nonna e io... dovevo avere pochi mesi.
  
La foto di mio nonno, morto in miniera quando mia mamma aveva sette anni: il suo bidoncino per il pranzo, in alluminio. La scatola del tabacco, che porta ancora quell'ammaccatura profonda... quella del masso che lo colpì, spezzandogli i reni e che lo portò alla morte, dopo tre giorni di agonia, lasciando una donna sola, con due bambini piccoli e debiti da pagare, contratti per prendere casa, prati, investimenti per il futuro...
   
La casa sembrò trarre un lungo respiro, quel giorno, quando la aprii. Quasi una bella addormentata... rimasta in attesa, da quel lontano 8 novembre del 2010, giorno in cui mia nonna lasciò la sua casa, i suoi affanni, il suo corpo mortale.
   
Si sente ancora la sua presenza, tanto che entro in camera da letto in punta di piedi: come facevo quando vivevo con lei e l'accudivo. Entravo piano nella stanza per non svegliarla, per verificare che tutto fosse a posto... e mi sembra di vederla lì, nella sua sedia, a mangiare per tre e ascoltare la radio.
  
E' una casa che parla di lei e che, come lei, pareva morta... in attesa dello sfacelo del tempo. Chiunque si sarebbe scoraggiato subito: chi avrebbe mai speso tante energie, per una causa così evidentemente persa?
   
Nessuno... tranne me. Amo questa casa. Ci sono cresciuto, qui ho la mia essenza più antica e profonda. E poi... è una questione anche con me stesso. Anche io, come questa casa, ero nascosto sotto strati, ero vecchio sotto la polvere, i miei occhi erano opachi, i miei pensieri incrostati di ragnatele.
   
C'è voglia di vita in questa casa: la sento nel legno del pavimento, lo stesso su cui avevano ballato centinaia di persone, perché sì, casa di mia nonna anticamente era una balera. Lo stesso pavimento su cui dormirono molti partigiani, che si nascosero lì durante la guerra...
  
Ecco là, i mobili: la cassettiera, costruita nel 1931 dal falegname del paese. I due armadi, più recenti, del 46, costruiti da un mio qualche pro-zio. Legno di noce, splendido: bastano robuste passate di un prodotto per il legno ed eccole tornare al loro splendore... a nuova vita. E poi il mobile del salotto, fatto in legno di ciliegio, da non so chi, negli anni 50: una credenza modificata poi per poterci incastonare un televisore. E' ancora lì, col video registratore accanto...
  
E poi il bellissimo "comodino"... chiamarlo comodino fa strano: è un tronco di legno, del diametro di un metro, alta un metro e venti circa e del peso di circa un quintale. E' ricavato dalla base di un'antico abete morto di vecchiaia e lavorato da mio zio. Lo scavò all'interno e ricavò una piccola porta, applicando due cardini alla stessa corteccia. Non esiste un mobile simile al mondo.
   
Mi attrezzo nel vecchio letto di mia nonna, anche quello costruito a mano, costruito da mio nonno, alla fine degli anni 40. Mia nonna ci ha dormito per sessanta anni e ci ho dormito anche io e mia mamma, e tutta la famiglia. Ora ci dormo regolarmente, con la trapunta: la trapunta sì, perché anche se è estate, qui la notte fa ancora freddo.
   
Il freddo... il freddo è una buona scusa per accendere la stufa. Ed è solo una scusa, appunto... la verità e che voglio riaccendere quel vecchio cuore. E quando tutti pensavano che non avrebbe mai più pulsato... eccola accesa, e un calore immenso invade la casa. E la casa vive, il suo cuore batte ancora.
   
Esco sul balcone: le mie immense montagne svettano di fronte a me, la vallata si apre sulla destra e s'inerpica sulla sinistra. Respiro. Sono vivo.
   
Sotto gli strati del tempo, a volte anche gli oggetti che crediamo inanimati hanno un'anima. Un'anima nascosta, un'anima fragile forse, forse un'anima ferita o trascurata o stanca. Ma quell'anima c'è ed è viva.
  
A chi dovesse entrare, tutte queste sembrerebbero piccole cose... eppure sento, sento la mia anima cantare. Ogni centimetro di casa che strappo agli strati del tempo, è un pezzo della mia antica anima che risorge. Non indietro, avanti, sempre avanti... "Sempre avanti bisogna andare. Tuttavia, dobbiamo sempre ricorda chi siamo e da dove veniamo." Questo mi diceva sempre...
  
Ciao nonna, questo è per te...
 
  


lunedì 1 luglio 2013

Lettera ritrovata

Sto facendo dei lavori in una vecchia casa: anni e anni di abbandono, sporcizia, sudiciume accumulati a causa dell'incuria, legno marcio, abiti tarlati e ridotti a brandelli.
  
Eppure... queste vecchie case hanno sempre una magia, un potere. Raccontano storie, trattengono, nella propria memoria in lento disfacimento, racconti di persone e di vite; proprio come una mente umana, che invecchia e perde dei pezzi, ma i ricordi più antichi e forti alla fine sono quelli che restano.
  
E' stato così, che in una vecchia scatola distrutta dall'umidità, in mezzo a decine di coriandoli di carta, resti di chissà quali documenti distrutti dalle tarme e dal tempo, mi è capitata tra le mani una pagina di quaderno. Piegata in quattro, a quadretti, miracolosamente intatta. L'ho aperta delicatamente ed ecco apparire un'elegante scrittura femminile: una lettera... che qui ricopio fedelmente.
  
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Non ti manco nemmeno un pochettino?
Domanda che mi pongo stando qui,
con occhi ed orecchie puntate.
   
Mi sento male, ho tanta nostalgia
vorrei che la terra mutasse x qualche istante
permettendomi di accarezzarti e baciarti
dirti.
   
Dirti quanto ti amo.
   
Sì, vorrei che in un attimo di follia, permessa,
buttassi al vento tutti i fogli che hai in mano
saltassi su una nuvola bianca
ed in un baleno fossi qui
da me.
    
Oh Amore!
Vorrei, a volte, che il tempo non esistesse.
Ti prego! Fuggiamo
   Fuggiamo via per qualche istante
così che si possa raggiungere
l'obblio dei sentimenti
e perché no! Anche dei sensi!
   
Hei, Campanile!
   Suona il dong delle ore
e portami, scusando la mia presunzione,
nell'ora e nel giorno in qui desidero.
Ambisco follemente quell'attimo magico
per respirare pelle a pelle
  la vera estasi dell'amore.
    
Occhi spenti?
Ma no! Occhi raggianti.
E perché?!?
Ma perché... è la domenica
dei miei giorni
ed in quel dì io vivo felice
   e spensierata.
   
Amando la natura con i suoi particolari
mi porto appresso poi
   di sti giorni
immagini indimenticabili.
   
Ma però...
   c'è pur sempre il mio amore
ad abbellire ed addoldicire
quei romantici aspetti
che madre natura
mi può donare.
  
E... chi è il mio amore se non
un galantuomo di rare qualità.
Io son una donzella
   oh mio prode cavaliere
alla quale la vita volle regalare
attimi di vera magia
come può essere definito
    questo folle
      ma magico
       amore per te!!
  
Smack da Karol 
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Leggere questa lettera mi ha dato una grande emozione: l'emozione di quelle parole scritte chissà da chi, chissà per chi, chissà quando... Emozioni forse sopravvissute a chi le ha scritte, emozioni d'amore.

Brindo a te, dolce scrittrice innamorata. Alle tue parole, che attraverso il tempo, mi hanno raggiunto e hanno trasformato una giornata qualunque, in una giornata speciale...