Vi racconterò oggi, di come nacque questa creatura malefica.
In un tempo remoto, una creatura misteriosa abitava la Terra. La chiameremo... J.
J era cresciuta in mezzo agli animali, libera e selvaggia. Viveva secondo le vere regole di Dio: mangiava quando aveva fame, dormiva quando aveva sonno, si riposava se era stanca, correva se voleva correre e, se veniva presa dal desiderio, si accoppiava con gli altri individui della sua specie.
Non possedeva nulla, non costruì mai niente, non guadagnò mai nulla: ma cantava e il mondo intero si fermava ad ascoltarla. E dipingeva sulla sabbia, cosicché il vento portasse la sua arte a tutte le creature.
Lottava, ma non odiava. Osservava il prossimo fino in fondo all'anima, ma non lo giudicava. Viveva dell'amore libero di Dio per tutte le cose e in tutte le cose.
E infine morì: morì e poi rinacque.
Ma il mondo in cui rinacque era ben diverso da quello che aveva conosciuto. Regole, punizioni, paure, giudizi, odio, rancore... e paura, tanta paura, avvolgevano la Terra coprendola, tanto che Dio non poteva più donare il suo amore all'umanità.
E così J non poté più dormire quando aveva sonno: gli altri le dicevano quando poteva dormire e quando doveva vegliare. Non poté più mangiare quando aveva fame: gli altri le dicevano quando doveva mangiare e cosa. Non poté più riposarsi quando era stanca: gli altri le dicevano quando poteva riposarsi, altrimenti doveva lavorare e faticare. Non poté più accoppiarsi liberamente, con chi le faceva piacere: gli altri le dicevano con chi era giusto accoppiarsi e vivere.
E non poté più correre o cantare o dipingere sulla sabbia: perché erano gli altri a decidere cos'erano l'arte, la musica o le attività da fare.
J ricordava la vecchia vita, in cui ogni giorno era avventura, ogni giorno era diverso, era vivo: nel nuovo mondo, i giorni di J divennero tutti uguali. Tutti le dicevano che era una cosa buona: tutti le ripetevano che era un bene vivere secondo quelle regole. Tutti le dicevano che era un grande risultato della vita, abbandonare tutte quelle cose inutili, per mangiare, dormire, lavorare, accoppiarsi e perfino divertirsi quando lo decidevano gli altri...
J per un po' li ascoltò: per un po' gli credette... "Forse..." si diceva "... se tutti pensano questa cosa, magari hanno ragione."
J li ascoltò... per un po': poi si stancò di ascoltare. Ubbidiva, per non essere punita. Faceva ciò che le veniva detto, per sopravvivere. Però, smise di credere. Smise di credere a quelle menzogne. Smise di credere che quelle cose che gli venivano imposte fossero giuste.
J divenne prima triste, poiché anche se vedeva la verità, doveva piegarsi per riuscire a sopravvivere; poi J divenne furioso, perché trovava ingiusto vivere in quella schiavitù.
J decise che il momento era giunto per ribellarsi. Il momento era giunto per combattere per la propria libertà. J iniziò la sua guerra e fu così che nacque il Joker!
Il Joker è quella voglia di sdraiarvi all'ombra di un bell'albero, invece di rientrare dalla pausa pranzo.
Il Joker è quel desiderio di saltare sul primo autobus che passa, con solo quello che avete in tasca, senza nemmeno leggere la destinazione.
Il Joker è quando volete buttarvi tra le braccia di quel/la sconosciuto/a.
Il Joker è la furia che scatenereste contro quel prepotente.
Il Joker è l'arcobaleno.
Il Joker è l'amore vero.
Il Joker è la risata che non potete trattenere.
Il Joker è la libertà.
Il Joker è quella voce che vi dice:
"Voi lottate ogni giorno per sconfiggermi: ma io ho già vinto!"
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