sabato 12 gennaio 2013

La voglio piena di guai

Parlo della vita.
  
Viene spesso da arrabbiarsi, contro i colpi che la vita ci infligge. Malasorte, sfiga, scalogna, malocchio... la sfortuna ha molti nomi. E, a differenza della cieca controparte, sembra vederci benissimo e avere una mira infallibile...
   
A me non piace parlare di sfortuna: preferisco usare il termine "guaio".
   
Recita il wikizionario: situazione spiacevole che può evolversi positivamente o negativamente.
 
Evolversi... secondo me è questa la parola chiave. Il "guaio" non è una situazione statica, imposta ed immutabile. Muta, cambia, si muove e va verso una direzione...
  
Quando si parla di sfortuna, si parla del passato: "Sono sfortunato/a e quindi mi ritrovo così." e basta. E' un modo di dire che mi fa pensare a qualcosa di definitivo, una sentenza senza appello.
  
Invece, "Mi trovo in una situazione spiacevole che può evolversi positivamente o negativamente.", mi fa pensare che la partita è solo all'inizio. E' arrivata una sfida, non sono già sconfitto: la sorte mi ha lanciato il suo guanto e mi invita alla lotta. E potrò vincere o perdere, ma di sicuro posso combattere.
  
Starà a me decidere come e con che mezzi, di solito ad un guaio non ci si può preparare... arriva improvviso. Proprio per questo però, è anche uno strumento straordinario. La sorte ha una grande fantasia nel tormentarci: per quante noi ne pensiamo, lei ne penserà sempre una di più...
  
E se decidiamo di combattere... combattere per vincere, allora accade qualcosa di straordinario: limiti che pensavamo di avere svaniscono, capacità che non sapevamo di avere appaiono, parole che non avremmo mai pensato di dire escono dalla nostra bocca, decisioni che non avremmo mai saputo prendere sono solo un battito di ciglia...
   
Qui non è come fare sport... in palio non c'è un premio per il più bravo. In uno sport si da il 100% per la vittoria, si cerca di superare l'avversario con onore e rispettando le regole prestabilite di un gioco...
  
Contro la sorte non c'è regola, contro la sorte non c'è premio: c'è solo la vittoria, perché l'alternativa è l'annientamento. Allora, non si da più il 100%, ma il 110%, il 150%, il 200%! Si scava dentro sé stessi, si tira fuori tutto e quando il tutto è finito, si tira fuori anche quello che non si sapeva di avere...
   
E' una battaglia senza regole, senza riserve, senza risparmio, dove chi avevamo creduto di essere svanisce e scopriamo chi siamo per davvero. Le maschere vengono infrante, i veli cadono, siamo nudi di fronte alla vita, colpiti, umiliati, coperti di cicatrici ed insanguinati... ma bellissimi e luccicanti nell'armatura della nostra pelle, che scopriamo essere dura, più dura dell'acciaio, più dura dell'adamantio, più dura di ogni materiale mai forgiato dall'uomo.
  
L'involucro che pensavamo ci proteggesse è in mille pezzi... ma sotto di esso, scopriamo un essere nuovo, quasi soprannaturale, capace di fare cose che non avremmo mai creduto possibili, capace di compiere imprese, che pensavamo relegate al mondo della fantasia.
  
A questo servono i guai... a spingerci dove non saremmo mai andati di nostra volontà, ad affrontare le nostre paure, a vincere i nostri demoni.
  
E allora, mentre sfido la sorte fissandola dritto negli occhi, penso ad una canzone...
  
VOGLIO UNA VITA, LA VOGLIO PIENA DI GUAI!
   
   
 
 

5 commenti:

  1. Bravo,arrivi giusto a puntino il tema era la mia "sega "mentale di oggi, vedi come funziona: chiedi e ti sarà dato...e il tuo post arriva al momento giusto con la risposta giusta...sebbene dopo una breve riflessione prima della lettura del tuo post ho,forse solo per breve tempo,deciso di tirare i remi in barca mi sono rotta di lottare, creare situazioni,ribaltare cose, un giusto periodo di riposo...come la Berti cantava la barca va e tu lasciala andare...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Un milione di euro!! ... ... ... Perché con me non funziona? ò_ò

      Riposo... riposeremo quando saremo morti!
      L'unico motivo buono per tirare i remi in barca... è per darli in testa a qualcuno :)

      La barca andrà, ma sai che soddisfazione ;)

      Elimina
  2. giusto il mio tirare i remi in barca EQUIVALE A DARLI IN TESTA :-) PROVA A CHIEDERLI UN MILIONE DI EURO, NON SI SA MAI, SPERANDO CHE NON STAI ANTIPATICO AGLI DEI DELLA FORTUNA :-),IO GLI STO UN PO' SULLE PALLE SU QUEL LATO, OTTENGO QUASI TUTTO QUEL GLI CHIEDO MA PER I SOLDI NON HO ANCORA TROVATO LA FORMULA GIUSTA :-))

    RispondiElimina
  3. chiamala sfortuna chiamala guaio il punto chiave secondo me, scritto in maniera gentile nel tuo blog (ma io tendo a essere diretto come la vita) è comunque tirarsi su le maniche e cercare di migliorare la propria situazione, alle volte, per quanto suoni brutto dirlo, fregandosene bellamente degli, e non contando sugli, altri.
    Grave errore di molti è credere che la nostra felicità sia direttamente proporzionale alla felicità altrui.... un paio di calle (con la c).... prima regola, si felice e allora, solo allora donerai la felicità, che il tuo modello di vita sia madre Teresa o che sia Briatore, pensaci chi riesce a far star bene gli altri (che sia un popolo affamato o la popputa letteTroia di turno per proseguire gli esempi) per prima cosa si ritiene felice di come sta.
    Impariamo a ribaltare le avversità perchè ogni tanto e battendo il culo per terra che si riscopre il cielo quando si rialza.... ma sto tornando poetico.
    E' vero le situazioni a volte ci possono bloccare e per un po è giusto tirare i remi in barca per proseguire il discorso dei commenti precedenti, ma se la corrente ti porta immezzo al mare la barca diventa solo un fantastico loculo galleggiante. Al momento giusto riprendiamo i remi e torniamo a dare il 100 e rotti %.
    bye;
    Neve

    RispondiElimina
  4. Bel modo di affrontare quel gran casino che è la vita :)

    RispondiElimina

I commenti non saranno più pubblicati