martedì 12 febbraio 2013

Il progetto caos

X si avvicinò alla finestra e guardò giù: dalle finestre del suo open-space, al terzo piano dell'edificio in cui lavorava, vi era una perfetta visuale del piazzale sottostante. I colleghi gli diedero solo un'occhiata fugace, indifferenti, prima di tornare ad abbassare la testa sui loro monitor.
 
Poi X aprì la finestra e allora qualche collega alzò lo sguardo incuriosito... X tornò verso la sua scrivania, staccò il portatile dai suoi cavi senza neppure spegnerlo o chiuderlo e lo lanciò fuori dalla finestra aperta. Quale fu lo stupore di chi osservò la scena! Alcuni colleghi corsero alla finestra, altri lo videro da fuori, mentre l'oggetto volteggiava attraversando i piani, precipitando, come un uccello ferito, abbattuto... Con tutti i suoi chips, bits, tasti e quant'altro; con l'immagine dello screen saver con i pesciolini, che nuotavano allegri ed ignari di quanto stava accadendo; con tutti i suoi gigabytes di dati immagazzinati; l'oggetto vorticò su sé stesso mentre volava incontro al suo destino e si schiantò infine al suolo, sfracellandosi in mille pezzi.
 
Si alzarono grida di sgomento e sorpresa, solo allora, come se durante il volo tutti avessero trattenuto il respiro, quasi si aspettassero che il portatile aprisse le ali e spiccasse il volo. Ma no, lo schianto sul cemento del piazzale risuona secco. Qualcuno, dai piani sottostanti si affaccia.
 
X è felice: x non è più un mister x qualsiasi, con una vita x, con una routine x. X non vuole essere un rivoluzionario, a X non frega niente di avere un titolo sui giornali.
X è stanco, stanco di essere una marionetta, stanco di essere manovrato, stanco di essere un numero in una statistica, stanco di essere un piccoli ingranaggio del sistema marcio che si mangia la sua vita, un'ora alla volta. X ha rivisto le sue priorità e, che diamine, quel portatile sulla sua scrivania aveva una forma così aerodinamica...
 
Y e Z osservano X: si è appoggiato alla finestra aperta e sospira... sospira di sollievo, come se si fosse tolto dalle spalle un gran peso. Y si sente prudere le mani... e guarda il suo pc. E' un fisso, ma non è poi così pesante. Pochi istanti dopo, è già in volo, seguito pochi momenti dopo dal monitor ultra piatto, tastiera, mouse e cellulare.
 
Z aveva già il telefono in mano, per chiamare la sicurezze: "Pronto? Pronto? Che succede?!" sbraita la voce della guardia all'altro capo, ma Z non risponde... Z avrebbe voluto avvertire che lì stavano impazzendo e stavano distruggendo i preziosi strumenti aziendali! E invece Z dice: "Hai mai provato l'emozione del volo? Provala!" E lancia il telefono fuori dalla finestra...
 
Gli sguardi mutano rapidamente... ogni schianto al suolo è una catena che viene infranta: ogni lancio è una liberazione dell'anima. Che sollievo, che benessere si prova! La vita stressante e sempre uguale ti spegne... invece quel gioco ti fa sentire vivo, eccitato, ogni macchinario infernale che trova la via del cielo è come una scarica elettrica, come una bruciante sensazione di libertà, come il ricordo di qualcosa di selvaggio e indomito, rimasto sopito troppo tempo.
 
Nel frattempo, anche dai palazzi vicini, iniziano a piovere i primi computer, stampanti, telefoni: gli uffici vengono sgombrati dai soliti rumori di tasti, di fax, di suonerie. Il piazzale è ormai un cimitero di chips e schede e cavi e relitti contorti. Non c'è da preoccuparsi... puliranno, raccoglieranno tutto e lo smaltiranno correttamente. Anzi, già che ci sarà da lavorare, prenderanno un piccone, spaccheranno l'asfalto e il cemento, porteranno terra, pianteranno orti e alberi.
 
Ma quello verrà dopo... Ora la gente è troppo presa dall'euforia, da quella ritrovata serenità. Il futuro prima così chiaro e piatto, ora è di nuovo incerto... ma nessuno ne sembra spaventato, anzi, pare di respirare ogni momento...
 
Qualcuno ha con sé una chitarra e inizia a suonare: c'è chi balla, c'è chi canta. I pacchi di fogli bianchi vengono aperti, vengono colorati, ritagliati, appesi, come addobbi di una festa. Le finestre degli edifici si colorano improvvisamente, da un ufficio all'altro le persone si salutano gioiose.
 
Si esce, ci si abbraccia: stiamo cambiando il mondo, dice qualcuno. Cosa sarà domani? Chi lo sa... Cosa faremo adesso? Ha davvero importanza?
Le persone si riversano nelle strade, intasate dal traffico: all'inizio qualcuno suona... Mi fate perdere tempo!! Ma la strada si blocca e come non farsi coinvolgere dall'allegria che dilaga. Pazienza, pensa qualcuno, oggi non andrò a lavoro.
 
Viene accesa un'autoradio, le persone ballano sulle auto: i negozi aprono le loro porte, i bar e i locali portano da bere e da mangiare. Chi paga? Abbiamo passato la vita ad accumulare ogni ora della nostra vita, prenderemo da là per ora, poi si vedrà...
 
Tutti sono sorpresi, tutti si guardano stupiti per quello che sta accadendo. Gli unici a non far caso al cambiamento, sono i bambini. Per loro è solo un gioco divertente, finalmente. Finalmente i grandi non sono sempre incavolati, finalmente i grandi giocano con loro, finalmente i grandi hanno smesso di litigare e sorridono e ridono e si divertono!
 
Oggi il mondo si ferma: così, senza motivo. Oggi è il giorno del progetto caos. Che progetto è? E' un progetto senza date, perché è caos: è un progetto senza punti fermi, perché è caos; è un progetto senza regole precise, perché è caos. Eppure è maturato, è cresciuto dentro la gente stanca delle date, degli orari, dei punti fermi, delle regole... Oggi è il giorno del progetto caos, oggi il mondo si ferma.
 
Gli operai spengono i macchinari delle loro fabbriche, sotto gli occhi allucinati di contabili e dirigenti: ma bastano pochi minuti, perché anche questi li seguano. Tutti, di ogni grado e titolo, tutti scendono in strada a ballare, mangiare, bere, festeggiare... tutti uguali sotto il sole. Tutti si abbracciano e ridono. Forse domani sarà dura, perché ogni cambiamento è difficile... E non è festa per tutti, perché negli ospedali tanta gente sta male, ma finalmente sono i problemi veri ad essere importanti, finalmente sono le persone e le loro emozioni, ad essere importanti. E per questo la gente fa festa.
 
Oggi è il giorno, del progetto caos...




7 commenti:

  1. Bel sogno, commenterò con una frase trovata girovagando per internet (non so di chi è la paternità me ne scuso)

    Il problema dei sognatori non è la paura di distaccarsi troppo dalla realtà, perché in verità sanno benissimo dove si trova il suolo quando è ora di rimettere i piedi per terra. Il vero problema sono le persone che hanno paura di sognare, e che li accusano di avere sempre la testa tra le nuvole solo perché la loro non sanno dove metterla, non sanno dove rivolgere le sguardo se non verso terra.

    I sognatori invece lo sguardo l’hanno sempre rivolto verso il cielo, a perderlo tra le nuvole o semplicemente ad immergerlo nel blu. Quando poi lo posano su qualunque altra cosa ti accorgi che non è un semplice sguardo, ma un nuovo punto di vista e tutto appare sotto una luce diversa, una luce con dei riflessi azzurro-cielo.

    Questi sguardi sono rari e molto spesso mascherati da coltri di cinismo e razionalità, ma chi sogna, sotto sotto, non riesce mai a nascondere la sua natura, perché in quegli occhi non puoi che perderti, e allora ti rendi conto di chi hai davanti.

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    1. E' un mondo duro per i sognatori: sognare fa calare il pil, sognare fa immaginare un mondo migliore invece di "tanto non cambia nulla". E, come dice la tua frase trovata girovagando in internet, sognare fa vedere le cose con occhi diversi...

      Grazie per la frase, di chiunque sia! Berrò alla sua salute :)

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  2. Io sogno da sempre un mondo così ma devo dire che nel mio piccolo mi ritaglio qualche prezioso momento per volare alto con i miei sogni ogni santo giorno!!siamo in tanti a volerlo ma nessuno si fa avanti se non per giudicare chi sogna e fa sognare..sarà mica matto quello lì. .eppure io mi diverto un mondo!!provare per credere!!

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  3. L'umanità ancora non è matura per il progetto caos... Ma chissà, un giorno forse lo sarà. Il progetto caos è imprevedibile ;)

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  4. Mmm...io se vuoi sarei ben felice di inziare.
    Non oggi però, perchè qui, nel posto dimenticato da dio da cui ti sto scrivendo, il pc e il telefono sono la mia unica salvezza.
    Siano lodati i chip. E sempre siano lodati.

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    1. Ciao Lilly,
      la civiltà è una bellissima cosa e ne ho anche scritto.
      La civiltà serve (dovrebbe servire) a rendere liberi, come nel caso che dici tu.

      La mia critica va alla civiltà incivile, quella senza senso che esiste solo per tenere in piedi lo stupido teatrino di cui troppo spesso siamo marionette.

      Del resto, senza i chip e i computer, io e te non staremmo avendo questa conversazione ;)

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