giovedì 30 maggio 2013

Pensieri sparsi

----------------
Quando non so dove andare, quando non riesco a trovare la strada, quando non sembra esserci soluzione al problema... vago. Mi sono perso? Bene! Perdersi ha un ché di poetico... quando penso di essermi perso, in realtà, è semplicemente la parte nascosta di me, quella che non pensa, quella istintiva, sognatrice, poetica, che ha "sentito" una strada diversa da quella che la mia mente pensava essere quella giusta. Non siamo mai persi, così come non siamo mai soli...
-----------------
 
Puoi far parte del vecchio mondo, quello che ti hanno insegnato, quello che ti hanno fatto credere, le tue concezioni di giusto o sbagliato.
Ed è semplice, è il mondo dei fighi, della maggioranza, di quelli che comandano: basta seguire la corrente, dimenticarsi chi si è e diventare ciò che vuole il vecchio mondo. Uniformarti a quegli schemi, essere un bell'ingranaggio oliato, fermo al posto che gli è stato assegnato.
Oppure puoi fare parte del nuovo mondo, quello che senti nel cuore, quello che senti nell'anima, quello che è tuo, tuo e basta.
Ed è difficile, perché è il mondo degli emarginati, degli sfigati, di quelli che si oppongono: è il mondo dei disturbatori, sei quell'ingranaggio che non ne vuole sapere di fare l'ingranaggio, ma vuole essere, vuole vivere, vuole volare. E ciò compromette il buon funzionamento del vecchio mondo.
E' sempre accaduto così, nelle ere che si sono susseguite: si forma un mondo, nuovo, pieno di energia e funzionante alla perfezione. In natura tuttavia, nulla è statico: il mondo nuovo ha raggiunto la perfezione, ma non può in nessun modo mantenerla. Tenta, con tutte le sue forze, di rimanere immutabile, così si accanisce contro i portatori di cambiamento. Alcuni abitanti del vecchio mondo, infatti, cominciano a voler essere liberi: dapprima pochi, poi sempre di più e piano piano crescono, dilagano, rompono la resistenza del vecchio mondo, che tenta di tenerli al loro posto; così, il vecchio mondo, ormai corroso dalla sua staticità, va in pezzi, si sfascia...
 
E dai frammenti del vecchio mondo, si formano nuove regole e nuovi equilibri e un mondo nuovo, giovane e vitale nasce dalle sue ceneri.
 
La storia ce lo racconta... e sempre, in ogni epoca, c'è la vita che è inarrestabile. La vita rinnega la staticità, così il mondo, che per paura cerca di rimanere statico, stabile, sempre uguale, aggredisce la vita che cerca di trasformarlo. E in ogni epoca ci sono trasformatori, pieni di vita, che spingono il mondo al cambiamento e ci sono invece sciocchi privi di vita, che hanno scelto la staticità e cercano di fare di tutto poiché il mondo non cambi.
 
Ora per te è giunto il momento di scegliere. Vita, movimento, cambiamento... oppure morte, staticità, immutabilità. Qualunque cosa sceglierai, il mondo muterà lo stesso e tu morirai lo stesso, poiché il mondo si rinnova senza sosta.
 
-----------------
 
Beh, come la vuoi prendere...
Vediamo una situazione simile: una donna che sta per sposarsi mi fa delle avance. Ovvio, accetto e faccio pure foto e video che vedrò di far avere al futuro marito. Non perché sono cattivo, ma perché eviterei ad entrambi una vita finta, di inziare una menzogna. Farei loro il più grande favore che qualcuno possa fargli.
 
E, allo stesso tempo, non lo farei: perché non la vivrebbero così. Probabilmente finirebbero entrambi distrutti dalla cosa. Le persone scelgono a cosa credere e a cosa no, cosa è giusto e cosa è sbagliato, non sulla base di dati oggettivi, ma in base alla convenienza.
 
- "Preferisco credere che non posso fare niente per cambiare il mondo, così posso continuare a sentirmi vittima e non fare nulla"
- "Preferisco credere di essere sfortunato/a in amore, piuttosto che accettare il fatto che la vita, i sentimenti, le persone cambiano col tempo e nulla dura per sempre."
- "Preferisco credere che il mondo sia un posto brutto e cattivo, pieno di gente odiosa, piuttosto che farmi un esame di coscenza."
- "Preferisco credere che sia da figo andare al mare a prendere il sole fino ad ustionarmi, non perché me ne freghi qualcosa, ma perché quando tornerò tutti sapranno che sono andato al mare e mi diranno 'oooo, come sei abbronzatooooo'"
- "Preferisco credere che sia giusto mettersi una maschera di falsità e gentilezza, perché se vogliamo vivere insieme in un mondo civile non possiamo pretendere di essere liberi."
- "Preferisco credere che i ribelli, i diversi, quelli che vanno contro corrente siano dei pazzi disturbatori del perfetto sistema che servo e che mi da da vivere."
 
Ecc... ecc... salvo poi vivere con la fantasia cose molto diverse. Basta dare un'occhiata ai film o alla letteratura, dove tradimenti, ribelli, pazzi e ogni cosa che l'umanità sogna di essere, ma non osa essere prende forma.
 
-----------------
 
Li conosco bene quei momenti... e so anche quanto sono importanti.
E' un po' come una barca nella tempesta: non devi preoccuparti della direzione, ma solo di tenere insieme la barca. Se ci riesci, tornato il sole potrai dirigerla dove vorrai.
 
Se sarai tenace e non mollerai alla furia del vento, avrai le vele intatte alla fine della tempesta e potrai navigare. Se invece lasci che il vento strappi le vele, che vuol dire lasciarsi andare alla depressione, allora anche quando la tempesta sarà finita, non potrai più navigare.
 
-----------------

Una persona che conosco mi ha detto: "Ho paura di innamorarmi. Ogni volta che mi innamoro e vengo respinta o rifiutata, mi sento come un albero, che perde un'altra foglia, un'altra foglia, un'altra foglia..."

E pensi davvero, che non innamorandoti più, non perderai foglie? Ogni giorno che passa, qualunque cosa tu faccia, perdi le foglie del tuo albero.

Jim Morrison disse: 

Non evitate di amare per paura di soffrire,sarebbe come evitare di vivere per paura di morire. 

Ed è questo che facciamo in tanti... per paura di morire, evitiamo di vivere. Ecco, la vera follia. Stiamo morendo, dall'istante in cui siamo nati e invece di celebrare con balli, canti e gioia ogni istante di vita, piangiamo e ci lamentiamo, vedendo le nostre foglie cadere al vento del tempo...

-----------------
 
La mia vita è una lunga storia, a volte bella, a volte brutta.
Una cosa però la posso dire con certezza: non mi sono mai annoiato...
  
  

lunedì 27 maggio 2013

Il ballo propiziatorio

"If I can't dance, it's not my revolution."
http://en.wikipedia.org/wiki/Emma_Goldman

Ecco... devo dire che nulla più di questa frase mi esprime oggi.

Tra oggi (domenica) e domani (lunedì)... affronto una delle più grosse sfide della mia vita. Mi sono preparato a lungo, ho dato tutto me stesso, mi sono impegnato e ho dato il massimo che ho potuto. Gennaio ha segnato l'inizio di questa sfida... e ora, tutto si condensa in un solo giorno.

Sabato sera... alla vigilia di questa battaglia, il mio stato d'animo era inquieto. L'agitazione che precede l'evento preparato tanto a lungo... Il tempo, quando ci si trova in questo stato non passa mai: mi giravo e rigiravo sul divano cercando di leggere, ma concentrarsi sulla storia era impossibile. Ho provato a meditare... nulla. Troppa pressione... Alla fine presi una drastica decisione.

- "Al diavolo..." Mi sono detto. "Vado ad ubriacarmi di brutto!" Ho preso la giacca e sono uscito.

Non sapevo bene dove andare: non volevo prendere la macchina, avrei potuto avere incidenti o essere fermato dalla polizia e perdere la patente... così ho vagato a piedi per le strade, indeciso e tormentato. E ovviamente i pensieri di quello che mi aspettava l'indomani mi rapivano la mente, facendomi distrarre perfino dal cercare un locale...

Vaga che ti vaga, improvvisamente mi ritrovai di fronte ad un ingresso: un locale... E musica ne proveniva e voci di cantanti improvvisati. C'era il karaoke!

Mi sentii come illuminato, senza perdere tempo ad ordinare da bere, andai subito a prenotarmi per cantare.

1 - Se si potesse non morire -.Moda
2 - Vivo per lei - Bocelli, in duetto con una ragazza.
3 - We are the champions - Queen, dove ho scatenato l'intero locale.
4 - Un senso - Vasco, sempre in duetto
5 - I bambini fanno oh - Povia, cantata assieme ad un gruppo di bambini.
5 - Ti lascerò - Fausto Leali, sempre in duetto con un'altra ragazza
6 - Questa è la mia vita - Ligabue

E tra una canzone e l'altra, musica da ballare, scatenarsi fino all'esaurimento. E, tra una canzone e l'altra, bicchierini (solo per scaldare la voce, si intende ;)

Si sono fatte così le 3 del mattino, a ballare e cantare. E poi... beh, il dopo non ve lo racconto, ma non è che sono andato subito a dormire... 

I problemi sono spariti dalla mia mente, l'attesa, l'ansia, l'aspettativa del giorno successivo. E ho capito questa cosa fondamentale... Per quanto la vita sia incasinata, per quanti pensieri si possano avere, non si deve mai perdere la voglia. La voglia di vivere, la voglia di ballare, la voglia di cantare.
 
Domani... domani è il giorno. Comunque vada, la mia rivoluzione è cominciata!
 
"Una rivoluzione senza un ballo, è una rivoluzione che non vale la pena di fare."*
 
 
   
* V per Vendetta

mercoledì 22 maggio 2013

Alla ricerca del tesoro nascosto - X - Il villaggio delle fate

Aprii gli occhi... non avevo la minima idea di dove mi trovassi, né ricordavo nulla di quanto accaduto.
La testa mi pulsava e quando provai a tastarmela con una mano, mi accorsi di avere i polsi saldamente legati.
 
- "Diavola della miseria..." Biaschicai...
E neppure vedevo nulla, ma la sensazione di stoffa sugli occhi mi suggerì che ero bendato. Bendato e legato, chissà dove e chissà da chi... Strani omini con le ali.
 
<<Fate...>> Disse la voce nella mia testa.
- "Le fate... eh, non potevano di certo mancare, no?"
 
Dissi quella frase a voce alta e subito percepii qualcuno che si muoveva accanto a me. Ne ebbi conferma, quando iniziarono a parlare tra loro, in una qualche lingua strana. Era un suono strano, come di campanelle, eppure componeva parole... non avevo mai udito simili voci.
 
Mani mi afferrarono e mi fecero alzare, i polsi sempre legati: mi girò la testa e quasi cadde, ma le mani mi sostennero e mi trascinarono in avanti. Mio malgrado dovetti camminare.
 
- "Dove mi portate?" Chiesi, ma ovviamente non ottenni risposta.
Sentii come una porta che veniva aperta e pietra fredda sotto i piedi... ero ancora nudo, nudo come un verme. Scale... incespicai e quasi mi trascinarono di peso, mentre dall'alto sentivo provenire, sempre più forte, molte voci, simili a quelle dei miei carcerieri.
 
Sentii una porta che veniva aperta di fronte a me e subito il vociare crebbe: divenne quasi stridulo, una specie di mormorio concitato. Venni spinto avanti... le voci erano tutte attorno a me.
 
<<Un'assemblea di fate.>> Disse la voce nella mia testa. <<E tu sei nel mezzo...>>
 
La benda mi venne finalmente tolta, ma dovetti chiudere gli occhi, feriti dalla potente luce. Li aprii... piano piano, lasciando che si abituassero nuovamente a vedere... Il colpo d'occhio fu impressionante.
 
Mi trovavo al centro di una grande sala, in una specie di gabbia: tutto attorno agitavano le ali uno stuolo di strane creature. Fate... alte poco meno di una persona, esili: si distinguevano facilmente i maschi dalle femmine, vestivano di colori sgargianti e parlavano tra loro facendo una gran confusione. Ad un certo punto, su uno scranno più alto, si fece avanti una fata: una femmina, una specie di capo forse, poiché tutte le altre si tacquero. I capelli erano multicolori, verdi, blu, rossi: le ali erano simili a quelle di una grande farfalla e degli stessi colori dei capelli. Scambiò alcune parole con alcune altre fate che aveva attorno, poi si rivolse a me.
 
- "Io sono Morgana, regina delle Fate." La sua voce produceva un scampanellio profondo e vibrante. "Tu, umano, chi sei che osi entrare nel nostro regno e bagnarti nei nostri laghi? E bada a non mentire, poiché noi Fate sappiamo riconoscere ogni menzogna."
 
<<Stronza e irritante fattucchiera...>> Mugugnò la voce nella mia testa.
 
- "Nobile regina..." cominciai io "...ho perduto la strada, non avevo intenzione di profanare il vostro territorio. Arso dalla sete e dalle bruciature, ho trovato conforto nella vostra acqua, ma senza alcuna intenzione avversa a voi o al vostro popolo, di cui per altro, ignoravo finora l'esistenza."
 
Risate, risate scampanellanti e irritanti da parte delle fate. La regina stessa sorrise sarcastica e iniziò a parlottare con una fata accanto, ignorandomi completamente. Improvvisamente sembravo diventato invisibile.
 
<<Senti quello che dicono?!>> Vociò la mia voce interna.
- "Come posso?" Chiesi io. "Sento, ma non capisco la loro lingua."
<<Questo non è possibile. Questo è il tuo mondo interno: spesso non lo esploriamo, lo dimentichiamo, ma tutto ciò che c'è lo abbiamo messo noi. Concentrati, so che puoi ricordare."
 
Chiusi gli occhi... lasciai che la mente si dissolvesse e le voci delle fate mi attraversarono. Turbinarono nella mia mente, come campanelli e lentamente un'immagine prese forma... "La voce delle fate."
  
Ricordai... io bambino in una notte di vento. Avevo udito qualcosa di strano, come una strana voce. Ero piccolo, abbastanza da non aver paura di niente, così sgattaiolai al buio fuori dal letto, fuori dalla porta e giù per le scale, nel villaggio di montagna immerso nella più completa oscurità... Il rumore mi chiamava, voci argentine e agitate, finché non giunsi nel campo di un vicino. Campanelli venivano attaccati a fili all'epoca, per spaventare e allontanare animali ed uccelli che potessero danneggiare il campo, ma io bambino ignoravo ancora quella pratica. Al buio, in mezzo al campo, sentivo solo tutto attorno a me un vociare argentino. Immaginai allora che creature bellissime e invisibili mi parlassero e io rispondevo loro a tono. "Din din din, dan dan dan." - "Din din din, don don don." E nella mia testa non ancora civilizzata, quei discorsi avevano molto senso.
   
- "Questi stupidi umani sono una vera seccatura. I bambini sono adorabili e capiscono ogni cosa del mondo, ma crescendo... perdono la ragione.*" Udii queste parole uscire dalla fata maschio che parlava con la regina.
Non aveva cambiato linguaggio, parlava nella sua lingua, ma ora ero in grado di comprendere.
 
- "Tipico degli umani." Rispose la regina storcendo il naso. "Non badano a ciò che hanno attorno, a ciò che hanno sotto il naso: rifiutano la verità anche quando gli si palesa chiaramente. Non sanno distinguere ciò che è sacro da ciò che non ha valore.*"
- "Bruciature..." Continuò l'altra fata. "Effettivamente i suoi vestiti sono corrosi, come se li avesse investiti una grossa fiammata. Chiediamogli come è successo?*"
 
La regina si rivolse a me, ma prima che potesse parlare, iniziai io, nella loro lingua e improvvisamente l'assemblea tacque, nel più assoluto stupore.
 
- "Queste bruciature, di cui vi ho già parlato..." dissi, con un tintinnante suoni di campanelle "...sono frutto di uno scontro. Alla torre che sorge poco distante dai vostri confini, una fanciulla vive segregata. Il drago che protegge l'entrata mi ha quasi incenerito ed ecco il perché delle mie ustioni. Vagando alla ricerca di aiuto, ho perduto la via nella vostra foresta, ma vi posso assicurare che so distinguere ciò che è sacro. Sacra fu l'acqua, che mi curò le ferite e mi rinfrancò, dopo la lotta. Sacra fu la donna, che quando ero affamato, mi nutrì di frutta e amore. Sacro è il mio spirito. Forse sono meno sacri coloro che, trovato un uomo stanco e ferito, lo privano dei logori indumenti, lo catturano con trucchi infidi, lo tengono bendato e legato e lo trascinano nudo, sporco e umiliato al centro di un'assemblea, per esporlo al pubblico ludibrio. Senza che egli abbia fatto alcun male a nessuno.*"
 
E mentre parlavo, la mia voce era cresciuta di volume, fino a diventare una tuonante campana di bronzo.
 
L'assemblea di fate mi fissava ammutolita, compresa la regina. Ad un tratto, un campanellino isolati si mise a tintinnare in un'allegra sincera risata. Una fata, nel pubblico, aveva iniziato a ridacchiare: attiratasi le occhiate di tutta l'assemblea, si mise una mano sulla bocca e finse di tossire, suonando come un campanaccio scassato.
 
- "Come conosci tu la nostra lingua?" Chiese la regina, riportando lo sguardo su di me. "Nessun umano la conosce.*"
- "Molti anni fa, in una notte di vento, parlai con voi, in un campo nell'alta montagna in cui bambino andavo d'estate. Mi fermai per ore... a quell'età le lingue si imparano in fretta, soprattutto se sono lingue del cuore.*"
Un mormorio sorpreso si alzò tra le fate.
- "Il bambino fatato! Il bambino fatato!*" Ripetevano tutti.
La regina stessa aveva strabuzzato gli occhi. Scese dallo scranno, sbattendo piano le ali... lenta, si avvicinò a me. Mi specchiai, nei suoi grandi occhi color del rame.
  
<<Che aspetto orrendo...>> Commentò la mia voce interiore, vedendomi strapazzato e stanco.
  
Allora la regina sorrise e mi prese il volto tra le mani.
- "Sei tu..." disse "Sei proprio tu. Non stai mentendo, altrimenti me ne accorgerei... Anche allora avevi la tua voce insolente dentro di te, la voce di ogni bambino, che lo fa parlare con noi e compiere marachelle. Che lo fa sognare, che lo fa essere libero. A lungo hai fatto tacere quella voce e l'hai tenuta nascosta.*"
 
<<Sono molto più forte di quanto credevo.>> Rispose la mia voce interiore. <<E' bello parlare nuovamente ed essere uditi. Grazie, mia regina.>>
 
- "Nessuno si perde davvero." Proseguì lei. "Semplicemente i tuoi piedi conoscono strade che la tua mente ignora: quando ti perdi, non ti stai perdendo davvero. Superata la paura, giungi in luoghi ignoti e inesplorati, protetti da porte nascoste. Perdersi è solo la chiave per aprire quelle porte segrete, per giungere là dove hai sempre voluto arrivare.*"
Alzò la voce.
- "Fata Risatina Insolente!*"
 
Qualche fata del pubblico rise, mentre la fata che prima aveva riso nel silenzio generale, avanzava, con gli occhi bassi. Sottile come un giunco, le ali simili a quelle di una rondine, di colore blu sfumanti in argento, così come i capelli: gli occhi erano verdi, a forma di foglia di quercia e la pelle bianca, ma striata di scuro, come la corteccia di una betulla.
 
- "Ti occuperai di Bambino Fatato (il mio nome per le fate, ndr). Lo curerai e lo vestirai, dopodiché lo condurrai dal Re!*"
- "Dal Re?!*" Esclamò Risatina Insolente.
- "Dal Re?*" Ripetei io.
<<Dal Re?*>> Si aggiunse la voce nella mia testa.
 
- "Hai affrontato il Drago Guardiano!" Rispose la regina. "Sei fortunato ad essere vivo, o incredibilmente forte. Solo il Re può insegnarti come sconfiggerlo.*"
- "Allora..." dichiarai io "...andrò dal Re!*"
 
to be continued...



* Parla nella lingua delle fate

lunedì 20 maggio 2013

Alla ricerca del tesoro nascosto - IX - Risate e bisbigli

Bruciore... la fiammata del drago non mi aveva investito in pieno, ma sentivo comunque bruciare e dolere le gambe e le caviglie. Andai così a cercare un corso d'acqua nel cui bagnarmi... avrei deciso poi il da farsi.

Non fu difficile, in quella foresta, cogliere il rumore di un corso d'acqua: seguii il rumore e mi trovai ben presto in vista di un posto da favola. Un laghetto, alimentato da una splendida piccola cascata, incastrato in un delizioso avallamento pieno di erba e di fiori.

Senza pensarci due secondi buttai in acqua, così come ero, trovando subito sollievo per le bruciature. Tolsi gli abiti e li gettai sulla sponda, poi mi abbandonai all'acqua.

Mi immersi e riemersi, mi infilai sotto la cascata, poi mi immersi di nuovo... ancora prima di riemergere mi accorsi di non essere più solo. Vidi una figura indistinta muoversi sulla sponda del lago, ma quando riemersi non c'era più.

Non me ne preoccupai, finché non mi accorsi di una cosa: i miei vestiti erano spariti!!
Balzai fuori dall'acqua e mi guardai attorno... vidi un movimento in lontananza e mi fiondai in quella direzione! Che diamine! Era la seconda volta che mi trovavo ad inseguire un ladro o ladra che fosse: la cosa cominciava a seccarmi. Inoltre, questa volta ero nudo, scalzo e pure un po' ustionato, quindi rincorrere qualcuno mi risultava molto difficile.

Corsi comunque più che potei, ignorando i piedi che mi chiedevano pietà, ma ormai avevo perso di vista il ladro. E non solo, avevo perso pure la strada... mi ero inoltrato in un tratto di foresta strano, con molti sentieri tutti uguali. Persi l'orientamento... Ben presto non cercavo nemmeno più il furfante che mi aveva preso i vestiti: vagavo nudo, graffiato e dolorante per quel labirinto, alla ricerca della mia strada.

Bisbigli... forse era la stanchezza: mi voltai di scatto e ovviamente non vidi nulla. Risatine... stavo forse impazzendo? Qualcuno si prendeva gioco di me? Corsi verso un cespuglio e scostai i rami, ma niente... altre risate di scherno. Iniziai a sentirmi davvero seccato! Corsi ancora, inseguendo quelle voci che mi deridevano, invano: neppure vedevo chi fosse a ridere e bisbigliare attorno a me. Per quanto ne sapevo potevo essere semplicemente uscito di testa.

<<Quello però è già successo.>> Obiettò la voce nella mia testa. <<Hai una seconda personalità con cui dialoghi costantemente, che sarei io. E qui dentro ti assicuro che non c'è nessun altro.>>

- "Molto confortante..." Risposi.

Ad un certo punto udii un rumore un po' più forte, alla mia destra: mi voltai e vidi uno strano ragazzino, esile, sfacciato, vestito con curiosi abiti colorati, che mi fissava. In mano aveva i miei vestiti bruciacchiati!!

Mi lanciai contro di lui, ma coperta metà della distanza, sentii qualcosa afferrarmi le caviglie, vidi il mondo girare sotto sopra, sbattei la testa e mi ritrovai appeso per i piedi a testa in giù... dondolante dal ramo di un albero.

<<Una trappola bella e buona...>> Osservò la mia seconda personalità.
La testa mi doleva e la posizione mi stava facendo perdere i sensi. La vista mi si era annebbiata, ma notai comunque altre figure unirsi al ragazzino che mi aveva teso l'imboscata: vidi che sulla loro schiena compariva qualcosa... ed essi si sollevarono dal terreno e volarono fino a me. Risate e bisbigli mi circondarono, unitamente ad uno strano ronzio.

- "Ali?" Pensai, mentre chiudevo gli occhi e svenivo definitivamente. "Ma che diamine..."

to be continued...



lunedì 13 maggio 2013

Volo libero

Gli esseri umani un tempo volavano.
Ne sono certo, volavano e avevano grandi ali, di molti colori.
 
In cima alla montagna, seduto, con gli occhi chiusi... abbandono la mia mente ai sussurri del vento e torno a quell'epoca dimenticata. Le mie ali sono grandi, scure, sfumanti dal nero, al blu scuro, al verde... luccicano d'argento alla luce della luna.
 
In cima alla montagna, mi alzo e spalanco le ali!
Le lascio fremere, mentre il vento accarezza ogni piuma... 
 
Non vi è certezza in volo, non vi è legame, non vi è aiuto o sostegno, se non la potenza dei nostri muscoli; non vi è libro, non vi è insegnamento, solo il nostro dialogare col vento, selvaggia puledra da domare tra i nostri fianchi e le nostre braccia!
 
Non vi sono regole... solo la legge delle creature alate, aquile, falchi, corvi e angeli. Non vi sono destinazioni, le vette dure e ghiacciate dei monti, i vuoti immensi delle pianure, le distese sconfinate dell'oceano... Ad occhi chiusi sulla montagna annuso il vento e vedo tutto ciò... Vedo il mondo sotto di me e il cielo irraggiungibile sopra.
 
Raggiungerò la fredda luna? Raggiungerò le stelle? Raggiungerò la velocità delle tempeste, lanciandomi in picchiata attraverso le nuvole?
 
Spalanco le mie ali... spalanco le mie ali e mi lancio nel vuoto!
 
 

giovedì 9 maggio 2013

Alla ricerca del tesoro nascosto - VIII - Il drago guardiano

Avevo capito due cose da quell'esperienza... la prima è che non ci nutriamo solo di calorie, vitamine, cibo insomma: ci nutriamo anche di amore e il cibo stesso, se coltivato, raccolto, preparato e mangiato con amore è molto più buono e molto più nutriente e benefico.
 
La seconda era che, non solo non ero da solo, ma che potevo dare e ricevere tantissimo, solo lasciandomi essere ciò che sono e permettendo a me stesso, al mio corpo, al mio cuore, di lasciare aperte le porte, così che la luce possa attraversarmi, disperdendo ogni ombra...
 
Rinvigorito dall'inatteso pasto, mi rimisi in cammino... Il sentiero fece diverse svolte, inoltrandosi sempre di più nella foresta e, ad un tratto, apparve una radura. Il sole ormai alto illuminava lo spiazzo e, al centro di esso svettava un'alta torre di pietra.
 
Mi avvicinai incuriosito... La torre era maestosa, balconi, fregi e mostri di pietra ne adornavano le mura esterne; la porta d'ingresso era scolpita come la testa di un enorme drago dalle fauci spalancate; una bandiera nera, con un drago rosso, posta in punta alla costruzione, si srotolava nel vento.
 
- "Aiuto! Aiutatemi!"
 
Sollevai lo sguardo sorpreso nell'udire quell'invocazione. Una figura femminile si sporgeva sbracciandosi da una delle finestre.
 
<<Oh! Ti prego!>> Esclamò la voce nella mia testa. <<La fanciulla prigioniera nella torre! Si può pensare a qualcosa di più banale?>>
- "Ehi!" Risposi io. "E' il tuo mondo questo, di ché ti lamenti."
 
- "Aiuto! Aiutatemi!" Proseguiva la fanciulla. "Voi, messere!"
Stavo per partire con un "ciao", ma rendendomi conto della situazione, preferii esordire con:
- "Al vostro servizio. Mia signora."
- "Oh! Grazie al cielo mi avete udita! Siete la prima persona che vedo da molto tempo! Non riuscireste mai ad immaginare le disavventure che mi hanno colto!"
- "A mio modesto avviso, siete una principessa, imprigionata all'interno di una torre da mago crudele tramite un potente incantesimo, che potrà essere spezzato soltanto dal coraggioso cavaliere che verrà a salvarvi."
 
Sbarrò gli occhi dalla sorpresa.
- "Ma... ma come avete fatto ad indovinare?"
<<Già...>> fece eco la voce nella mia testa. <<Chissà come hai fatto...>>
- "Siete voi stesso un mago?" Chiese ancora la fanciulla.
- "No mia signora." Risposi io. "Non temete, ora vengo a liberarvi."
E feci un passo verso l'ingresso a forma di bocca di drago.
- "Nooo!" Gridò la fanciulla. "Fermatevi!"
Non aveva ancora concluso il suo grido, che la porta si animò: gli occhi del drago di pietra si accesero, la testa del mostro si mosse e l'intero drago prese forma, rosso e pulsante come un tizzone di brace ardente; si rizzò enorme e maestoso, dischiudendo ali tanto grandi che oscurarono il sole. Ruggì, gettandosi su di me!
 
Uno dei grossi artigli dell'animale affondò nel terreno, laddove un attimo prima mi trovavo io. Sbuffai e grattai il terreno con gli zoccoli; il Toro ormai libero in me aveva reagito, senza che dovessi chiamarlo e mi aveva salvato da una brutta fine.
 
Schivai un altro colpo di artiglio e caricai al suo stomaco rimasto scoperto; pensai di poter affondare il colpo, ma avevo cantato vittoria troppo presto. Il drago fece scattare la lunga coda ricoperta di scaglie aguzze, che si abbatté su di me come una gigantesca frusta, colpendomi tra capo e collo! Barcollai, mezzo tramortito dal colpo: nel frattempo il drago alzò la testa e aprì l'enorme bocca ricolma di zanne.
 
Il bagliore rossastro e sinistro che intravvidi provenire dalla gola infernale, mi ridiede la lucidità: girai la schiena al mio nemico e fuggii più veloce che potei, inseguito da un getto di fiamme incandescenti.

Mi voltai solo dopo aver messo tra me e la torre una certa distanza. Ansimante, dolorante e con i peli bruciacchiati, ripresi lentamente le mie sembianze umane.
  

L'animale si aggirava furioso attorno alla torre, ruggendo e soffiando...
<<Un drago...>> disse la voce nella mia testa <<Una torre, una principessa... poteva mancare un drago?>>
 
- "Mio coraggioso signore!" Gridò la principessa. "Mio signore! State bene!"
- "Sono incolume, mia signora!" Gridai di rimando.
- "Ne sono lieta! Ho così temuto per la vostra vita!"
 
<<Ma tu senti questa...>>
 
- "Osservate!" Continuò la principessa. "Al collo del drago!"
Guardai l'animale: una luccicante chiave d'argento dondolava al suo enorme collo.
- "Quella è la chiave della mia prigione! E' l'unico modo per entrare qui!"
- "Evviva... e come dovrei fare per recuperarla?"
- "Questo sta a voi!"
<<E ti pareva.>>
  
Mi sedetti un attimo a pensare: il drago nel frattempo si stava nuovamente fondendo nella torre, che così tornò ad avere il suo inquietante ingresso a forma di fauci spalancate.
  
- "Cosa sta a significare tutto ciò?" Chiesi a me stesso. "Finora ho scavato per uscire dalla mia tomba, perché vivevo la mia vita come un morto e dovevo rendermi conto di voler essere vivo. Ho ritrovato i luoghi del mio passato, mia nonna e il me bambino, perché potessi finalmente lasciarmeli alle spalle e vivere il presente. Ho sconfitto le Furie che mi succhiavano il sangue, simbolo degli acciacchi di salute che mi sono sempre portato dietro, scoprendo che dentro di me c'è una forza incredibile. Ho fatto pace col cibo, grazie ad una splendida donna selvaggia, per capire che ogni cosa della mia vita è un atto d'amore verso me stesso. E ora? Che senso hanno il drago e la principessa?"
<<Significa semplicemente che al mondo c'è del buono: che questo "buono" è continuamente minacciato e calpestato. Significa che, se hai le forze per farlo, vale sempre la pena di lottare per quello che è giusto!>>
 
- "Quello che è giusto..." ripetei. "Hai ragione, diamine!"
 
Mi alzai e, girate le spalle alla torre, mi avviai.
<<Ehi, dove stai andando? Non vorrai mica fuggire!>> Mi apostrofò la voce.
- "No, certo che no. Ma è inutile che mi faccia arrostire senza ottenere alcun risultato. Mi è venuta un'idea... ma mi serve aiuto."
<<E dove pensi di trovarlo?>>
- "Se ho capito bene come funziona qui nel tuo mondo, confido che sarà "l'aiuto" a trovare me."
 
to be continued...