mercoledì 18 settembre 2013

Scacco Matto - La visione d'insieme

Ho ricominciato a giocare a scacchi: dico ricominciato perché ci giocavo, tanti anni fa.
No, non sono bravo, come non lo ero allora: tornavo a casa alle dieci di sera, dopo aver lavorato tutto il giorno in campagna. Non facevo nemmeno cena, mettevo a letto mia nonna, poi mi fiondavo al pc.
Internet, i videogiochi erano la mia compagnia: quando hai 17 anni e la tua vita sociale si riduce alle ore di scuola, in una classe di soli maschi, non esci la sera perché sei troppo stanco e comunque non ti trovi bene con i tuoi coetaniei... l'unica spiaggia è il mondo virtuale.
Mi ritrovai così a giocare a scacchi online: giocavo con persone di tutto il mondo, a volte alle 3 di mattina con Australiani o Californiani. Loro erano in ufficio, in orario di lavoro, sfatando il mito che siano solo gli Italiani a bighellonare.
Il mio gioco non era un gioco per vincere... avevo la tendenza al massacro: il gioco dove razionalità, capacità di analisi e fantasia si legano indissolubilmente, per me diventava solo un altro modo di sfogare la rabbia.
Il mio gioco non puntava al famoso scacco matto al Re avversario: era piuttosto orientato all'annientamento dei pezzi. Tutti i pezzi, quelli nemici, i miei... Perdevo quasi sempre, ma lasciavo dietro di me una scacchiera praticamente deserta, in un macabro desiderio di distruzione...


Molti anni sono passati da allora: smisi di giocare intorno ai 19 anni, quando cominciai con le arti marziali. Giocai ancora saltuariamente, ma le mie partite da allora si possono contare sulle dita di una mano. E all'improvviso ecco... torna la voglia, il desiderio di giocare.
 
Non sono più il diciassettenne rabbioso, che vuole solo massacrare lo schieramento avversario: ora sono più pacato, più spinto al successo della partita, più analitico. Tanto è che ho capito tutta una serie di cose del mio modo di giocare: cose che, con mio grande stupore, ho visto nella mia stessa vita, in ogni ambito della mia vita. La grande battaglia! Il Demone Nero di cui scrivevo nel post precedente. Lo scacco matto.
 
No, non prendetemi per scemo: non è che ho improvvisamente deciso di dedicare la mia vita agli scacchi. Ho però scoperto qual'è quella cosa, quell'immutabile e costante "cosa", che fa parte della mia vita da ché ne ho ricordo: quel muro invalicabile, quella porta chiusa e che sembra impossibile da aprire.
 
Rullo di tamburi!!
 
La grande sfida della mia vita si chiama "Visione d'insieme".
Sì... quando gioco a scacchi, quando lavoro, quando scrivo, quando combatto, quando metto in ordine la casa, quando mi alleno, manca la visione d'insieme. Pezzo per pezzo, individuo per individuo, paragrafo per paragrafo, esercizio per esercizio, tecnica per tecnica, so esattamente quello che faccio.
 
E' quando le mie azioni si devono innestare su un piano più ampio, che perdo letteralmente la bussola: e negli scacchi me ne accorgo. Posiziono torre e cavallo affinché si proteggano a vicenda, ma non so davvero perché: lo faccio perché quella configurazione è molto bella in quel momento, ma successivamente si rivelerà inutile o peggio ancora dannosa. Felice mi pappo la regina avversaria, convinto di aver segnato un grosso punto per la vittoria, ma il pezzo che ho spostato apre la strada all'inesorabile intreccio nemico, il mio Re finisce sotto scacco matto, facendo svanire la mia momentanea esultanza.
 
Non sono un leader, sono un Joker: l'ho sempre saputo. Preferisco ciò che si può fare o disfare a breve termine. Era il 2000 quando iniziai il mio romanzo... non l'ho ancora concluso. Ho scene favolose, commoventi, esaltanti in mente: scritte una ad una sono bellissime; ma non so come metterle insieme... La visione di insieme, quella cosa che, messo l'ultimo pezzo, ti fa esclamare "WOW!!!!"
 
Quel meccanismo perfettamente oliato, che aggiunta l'ultima vite si mette a funzionare quasi da solo... Quei pezzi sulla scacchiera, disposti in maniera apparentemente casuale, ma la cui combinazione si innesca proprio quando tu togli quel pezzo e da lì si scatena tutta la devastante strategia preparata con cura.
 
Forse per questo me la cavo meglio col poker: quello è a breve termine. Una mano dura quel minimo giro, poi si ricomincia: il risultato è lì, non è da strutturare. Gran parte del gioco si basa sulla pura fortuna e l'unica cosa che io devo metterci è il coraggio, la follia, la capacità di recitare.
 
La mia vita è un po' così: riesco a mettere fantasia, coraggio, follia in ogni mossa. Mi pappo felice la "regina" avversaria: eseguo una perfetta combinazione Cavallo - Torre... ma lo faccio così, senza una visione più ampia... Lo faccio solo perché in quel momento è bello così.
 
E quindi? Posso vivere così, da Joker, agendo a caso, guidato da istinto, coraggio, follia... Eppure questa tematica della visione di insieme mi picchia in testa. E' come se fosse un livello a cui devo salire: raggiungere un nuovo stato di percezione delle cose... Non una nuova trasformazione, come ne ho avute tante, ma La Trasformazione. Quella suprema, quella che mi trasformerà, quella che darà finalmente fuoco alle polveri della mia esistenza...
 
Non so bene cosa spero di raggiungere, quali sono le giuste mosse per la partita della mia vita... come ho detto, mi manca la visione di insieme...
 
 
Kasparov-Karpov, Mondiali di Siviglia, 1987 
Mancano 7 mosse alla fine della partita

9 commenti:

  1. Ho in testa le sette mosse finali. ..cosa vinco?:-)
    Adhara

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    1. Mmm, interessante :)
      Quali sono?

      La mossa a questo punto del gioco è del nero, ovvero di Karpov.

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    2. Difficile riassumerle magari faccio un video e lo metto qui...con le dovute modifiche che garbano a me!!:-)
      Adhara

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    3. Beh, la partita originale è disponibile online :)
      Ma le combinazioni possibili da quel punto sono migliaia.
      Quindi... sotto con la fantasia!

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  2. Siamo in due ad aver ripreso a giocare, solo che io rispetto a prima sono una schiappa di livelli cosmici!!
    Prima almeno qualche volta vincevo, adesso invece è più un evento raro che il frutto dell'impegno!!

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    1. Io ogni tanto ho qualche "momento mistico". Ho fatto due Matti senza accorgermene... ma si può? :)

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    2. Esattamente! Guardo, guardo meglio e dico "Ah, allora è una cosa buona quella che ho fatto!"

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  3. Per me gli scacchi sono troppo difficili. Già mi crea qualche problema la dama figuriamoci.
    Però ho il tuo stesso problema quando gioco a carte. Mi dicono che dovresti stare lì a vedere le carte che scartano gli altri per capire il loro gioco. Io ci provo, ma boh.
    Per quanto riguarda la visione d'insieme, vai tranquillo che sono messa come te!

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    1. Mal comune, mezzo gaudio :)
      Diciamo che userò gli scacchi come allenamento per superare questo blocco.

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