giovedì 19 settembre 2013

Senza forma ovvero l'essenza dell'essere

"La tua formazione sia senza forma. In questo modo anche le spie più abili non avranno nulla da scoprire, né un esperto potrà elaborare una straregia efficace contro di te. 
 
La forma che vince i molti, non appare ai molti. Dopo la vittoria, la mia forma sarà palese a tutti. Prima dell a vittoria, nessuno sa la forma che impiegherò. 
 
Perciò, la forma che fa conseguire la vittoria non è ben definita, ma muta ogni volta."

Sun Tzu, L'arte della guerra
  
Ebbene sì, nella mia "fase scacchi" ho riscoperto questo grande classico cinese: spesso criptico, può essere compreso appieno forse solo da chi è davvero illuminato. Fa riflettere che venga fatto leggere a tutti i più grandi manager delle maggiori multinazionali del mondo.
 
Nella mia microscopica esperienza del mondo, anche io voglio dare la mia interpretazione, di questi tre passi che ho ricopiato. L'essenza dell'essere, la purezza, l'assenza di forma. L'ho vista negli scacchi, ne ho parlato nel mio post di ieri: quel meccanismo complesso, apparentemente incomprensibile, che al momento giusto si scatena e diviene chiaro, in tutta la sua devastante potenza. Non vale solo per gli scacchi o per la guerra: è vero in ogni aspetto della vita: l'essere.
 
"Essere" è molto difficile... è qualcosa che va in profondità dentro di noi: fa soffrire come non possiamo neppure immaginare, è faticoso, difficile.  Cadere nel "fare", nel mentire a sé stessi, è molto molto facile...
  
Disciplina... Sembra incredibile, ma ci va una grande disciplina per essere, per abbandonare ogni forma e ogni "forma pensiero". Serve molta disciplina, perché serve molta forza, molta astuzia: serve così tanto esercizio, da rendere automatiche, naturali alcune cose. E dopo tanto studio, bisogna dimenticare ogni cosa...
  
Togliere la ruggine, la crosta, che ricopre l'opera d'arte che siamo, richiede studio, pazienza, sacrificio, abnegazione, chiarezza di spirito e di pensiero. E' emblematico il percorso delle arti marziali. In molti conoscono la sequenza dei colori delle cinture: cintura bianca, gialla, verde, blu, marrone, nera.
  
Non tutti conoscono il motivo, di questa sequenza: il novizio che si avvicina alla pratica è puro, bianco. La sua mente è una tela vuota, da riempire. Proseguendo nei gradi, questa tela viene "sporcata": sì, sembra incredibile, ma è questo il termine. Il praticante perde la sua purezza: la disciplina, la meccanicità e il ripetersi dei gesti, lo porta a limitare la sua mente, a restringere la sua conoscenza ai concetti. Molti concetti, certo, ma pur sempre limitati.
   
Ancora meno, infatti, non sanno che arrivare alla cintura nera non è il fine di un percorso di arti marziali. Quando si raggiunge la nera, si ha raggiunto il massimo di nozioni e capacità "fisico-tecnica": ma si è solo a metà strada. Raggiunta la cintura nera, inizia un nuovo percorso: un percorso che punta ad abbandonare quello che è il "fare" la disciplina e spinge verso "l'essere" la disciplina.
   
E' una parte meno fisica e più emotiva: si medita molto, si viaggia, si cambia. Cambiare, cambiare spesso gesti, percorsi: dopo una vita passata ad imparare l'arte, ripetendo centinaia di volte gli stessi movimenti, ecco che tutto ciò deve essere dimenticato.
   
Resterà, alla fine del percorso, solo ciò che è essenziale: solo ciò che è per noi. Solo ciò che conta. Sensazione, traspirazione, intuizione. La "non forma", il massimo livello spirituale di un guerriero. Potrà sorprendere che a quel livello, che viene chiamato "10° dan", il colore della cintura è nuovamente bianco. Il praticante non è più sporco, la tela è stata ripulita: non solo, può essere dipinta e ricancellata ogni volta. Certo non è il bianco dell'inizio: è il bianco che ha attraversato tutti i colori. Non è il finto paradiso dell'inconsapevolezza, ma il vero paradiso di chi ha visto l'inferno con i suoi occhi e ne è uscito purificato.
  
Ecco l'assenza di forma, l'essenza, l'illuminazione: dove le trappole della mente (paura, sfiducia, stanchezza, delusioni, illusioni) non trovano più spazio. Lo stato in cui si sente la "musica del mondo"...
 
La mia pigrizia è cronica; la confusione nella mia mente è tanta; la sfiducia nelle mie capacità... enorme.  Manco totalmente di disciplina... E ho 30 anni... che sono tanti, forse troppi. Non ho un maestro che possa guidarmi... né il tempo, la voglia, i soldi...

Ho davvero il coraggio... di abbandonarmi? Senza la forza e la disciplina necessarie, abbandonarsi significa andare incontro alla distruzione...
   

 

7 commenti:

  1. Ho davvero il coraggio... di abbandonarmi? Senza la forza e la disciplina necessarie, abbandonarsi significa andare incontro alla distruzione...

    Parto da qua Joker per dirti che se ti poni già il problema sarà più difficile abbandonarsi!La forza e la disciplina arrivano nel momento topico non si possono prevedere ma coltivare se ci si pone un obiettivo in cui si crede sul serio!!
    Post molto bello...mi hai quasi fatto venire voglia di tentare una cosa...ma forse lo so già facendo con la danza, il lavoro, la mia vita!!:-)
    Un abbraccio Adhara
    P.s: Ricordati che tu sei il primo a cui devi confidare "Io ce la posso fare"!!;-)

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    1. Tutto vero, non si è mai davvero pronti...

      Eppure questa visione della disciplina mi tormenta: per volare servono ali forti e... allenate.

      Io ce la posso fare!!

      Un abbraccio a te!

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  2. Che è difficile si sa,ma non per questo bisogna demordere.
    Arriverai dove è giusto che tu debba arrivare.
    Mi ricorda tanto un passaggio del libro Mangia Prega Ama.
    Liz vuole a tutti i costi imparare ad essere silenziosa, a vivere quell'immenso silenzio,ma non ci riesce, è mortificata e sconfortata per questo,quando ad un certo punto viene chiamata dalla direttrice dell'ashram in cui si trova, questa le chiede se gli va di occuparsi dei clienti in arrivo,Liz chiede perché e gli viene risposto "perchè sei una chiacchierona socievole", Liz pone la stessa questione al maestro e questi gli risponde "vedi Liz,se dio avesse voluto che stavi zitta,saresti stata zitta,ma lui pensa che Liz sia giusta così com'è e che serva che lei sia così".
    Non so se ti rende l'idea.
    Un abbraccio guerriero,certo che hai scelto la via più difficile :-)

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    1. Uno dei pochi casi in cui ho visto il film, ma non ho letto il libro :)
      Provvederò quando posso.

      Io non mi sento sbagliato così come sono: non voglio correggere qualcosa che sento non vada bene. Eppure, quando riesco a compiere una "combinazione vincente", qualcosa vibra dentro di me...

      E voglio vedere cosa porta questa vibrazione ;)
      Un abbraccio a te guerriera!

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  3. Mmm per abbandonarsi serve disciplina chissà perché non ci credo più tanto. ..la disciplina spesso impedisce di vivere con trasporto e dopo tanti anni di disciplina perché non tentare la via contraria così giusto per soddisfare quella massima che approva "fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza"!!
    Un abbraccio Adhara

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  4. Ho scoperto cose nuove sull'arte marziale e ti devo dire la verità i colori come il ritorno al bianco mi sembra tanto la vita, la purezza del bambino, il nero dell'uomo bianco e il nuovo bianco dell'uomo saggio. Vivere troppo nella disciplina ti limita a non-fare delle cose che forse danno un senso diverso alla vita. La massima di Dante dell'anonimo beh non è completa perché se seguo la conoscenza e la virtù posso anche restare in regole comportamentali e civili e quindi alla disciplina. Posso diffondere il mio modo di vedere la vita contrario a tutti nelle buone norme di convivenza. Forse ho inteso in una sfumatura diversa la parola disciplina, ma credo capirai il senso che le ho dato, e vorrei tanto sapere qual è la sfumatura che crea nella tua mente questa parola
    A presto

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    1. E' complicato il senso che volevo dare alla parola "disciplina": diciamo così, per poter volare, servono ali forti, buoni riflessi, senso dell'orientamento, oltre al coraggio di lanciarsi nel vuoto.

      Lanciarsi nel vuoto senza la giusta preparazione, ti farà solo schiantare e penserai che volare è impossibile e che i sogni sono una cazzata e che fanno solo soffrire.

      Questa io la chiamo "disciplina della follia": la differenza tra un pazzo senza speranze e un essere illuminato, sta nella disciplina. Il livello di follia è lo stesso, ma l'illuminato ha trasformato la sua follia in una molla per volare, mentre il pazzo si è solo schiantato al suolo.

      Non so se mi sono davvero spiegato...

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