lunedì 2 dicembre 2013

Desideri, ossessioni, felicità

Io voglio.
Voglio tante cose. In genere voglio quello che non ho.
   
Quando ho quello che voglio, sono felice: quando non ho quello che voglio... in genere lo voglio di più.
    
Succede così di diventare ossessionati: sono stato ossessionato molte volte, ma sempre da quello che non avevo, non posso essere ossessionato da quello che ho. L'ossessione però è subdola e, quando ho qualcosa che mi rende felice, ecco che mi ossessiona il pensiero di perdere quella cosa.
   
Insomma, l'ossessione non è mai rivolta verso qualcosa di reale: per questo è così stupida. E' una sensazione di pancia, emozionale, irrazionale... ciò non toglie che sia stupida. Sono spesso ossessionato dal momento della mia morte: lo so che è stupido e lo sapeva anche Epicuro.
   
"La morte, il più atroce dunque di tutti i mali, non esiste per noi. Quando noi viviamo la morte non c'è, quando c'è lei non ci siamo noi. Non è nulla né per i vivi né per i morti. Per i vivi non c'è, i morti non sono più."
   
E lo stesso vale per ogni ossessione: siamo ossessionati da qualcosa che non esiste. L'ossessione è sempre illusione. Bello, figo, la teoria non fa una piega. Una cosa è dirlo... un'altra è sentirlo. Dire a qualcuno "Non devi essere ossessionato da..." è un po' come dirgli "Non pensare ad un elefante rosa." L'avete visto vero, l'elefante rosa: ho scoperto che non devo drogarmi per vederlo.
   
Ma che cosa provoca l'ossessione? L'ossessione è provocata dal desiderio. Un giorno mi sveglio e mi rendo conto di volere qualcosa... e quel qualcosa diventa, nella mia pancia, qualcosa in grado di rendermi felice. Non solo: l'assenza dell'oggetto del desiderio, è qualcosa in grado di rendermi infelice e questo è molto peggio... Sì, perché se associo una persona, un oggetto, un'esperienza, qualunque cosa alla mia felicità, l'assenza di quella tal cosa significa anche assenza della mia felicità.
  
Ho appena dato a qualcuno fuori di me, il controllo del mio stato d'animo.
   
C'è chi pone rimedio a ciò, lavorando intensamente per non avere desideri. E magari, purtroppo per lui, ci riesce perfino. Io ci ho provato, ho lavorato intensamente per non avere desideri... per fortuna non ce l'ho fatta.
   
Non c'è scampo, non ci sono ricette: desiderare, volere, significa esporsi al rischio di soffrire. Non c'è meditazione, trucco, medicina per questo. Voglio quella donna, quella donna dice "No" e io soffro: soffro perché la voglio. Ho fatto molte volte la cosa inversa: voglio quella donna, ma per paura della figuraccia, non dico nulla e me lo tengo. Tutti in coro, forza: "No! E' sbagliato! Bisogna osare! Bisogna buttarsi! Bla bla!"
   
Gran bel coro di cazzate: facciamo quello che ci sentiamo di fare. Se voglio qualcosa, ma non mi sbatto per averla... vuol dire che, o non la voglio davvero, oppure non sono pronto per averla. Ho visto troppe persone, spinte dalla necessità di fare, avere, conquistare a tutti i costi, che non hanno rispetto né per sé stesse, né per gli altri: ne vedo una ogni volta che mi guardo allo specchio... Si possono fare danni... Il grande dono dell'essere umano è scegliere: se seguissi ogni voglia e ogni istinto, dove starebbe questo grande dono? Io scelgo: sì è sì, no è no, forse è forse. Autodeterminazione.
   
E la felicità? Grande mistero umano. Riconoscere ciò che mi fa felice, felice davvero, è difficile. Vedere ciò che mi renderà felice, ma dopo un bel po' di merda, botte e sofferenza, ancora più difficile. E dopo sangue, botte e merda, raggiunta l'agognata felicità... so già che durerà poco. Sì, perché ho un animo mutevole, continuamente in trasformazione. Essere costante in qualcosa mi è davvero arduo.
   
Disciplina: ci va una gran disciplina. Non voglio correre dietro ad ogni "voglia momentanea", come una banderuola nel vento. Non giudico chi sceglie di farlo, ma io ho "scelto" diversamente. Non mi sento di autodeterminarmi, se corro dietro a tutti i pensieri che mi attraversano, come una banderuola sbatacchiata dal vento.
  
E allora? Allora quello che ho scelto di fare è darmi una direzione. Una direzione che mi porti dove penso che sarò felice? No, assolutamente. Ho scelto di essere felice comunque, ma di battermi per avere ciò che desidero. Sì, perché ho deciso che non legherò la mia felicità a qualcosa che non c'è. E ho scelto che non rinuncerò ai miei desideri: ne ho molti, troppi, alcuni decisamente bizzarri... so già che tutti non li potrò soddisfare. E soffrirò per questo, so già che ne soffrirò... ma lo accetto.
  
Non è una ricetta per la felicità: la felicità, alla fine, è solo una scelta.
 

11 commenti:

  1. Non commento più di così: la felicità è una scelta, la scelta di uno stile di vita. Puoi vivere nell'infelicità e perderti le cose belle che ti circondano, quelle che hai, quelle che ti fanno stare bene, puoi vivere nella felicità aspirando a qualcosa di più ma non pretendendolo, coltivando sentimenti, relazioni e il proprio io.

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  2. Oddio direi che il post esprime benissimo il concetto di vita!
    Una danza fatta di disciplina, costanza, impegno, desiderio, ma al tempo stesso sofferenza, incoerenza, voglia di seguire l'attimo di follia e celebrità, il momento per ritirarsi in se stessi per capire ciò che si vuole e intraprendere un altro percorso!Ci sembra ogni volta diverso eppure alla fin fine sempre o quasi nelle stesse cose cadiamo perché lungo il cammino difficilmente ci arrendiamo a ciò che ci fa soffrire davvero o ciò che ci scuote di più : ci costa fatica e sofferenza più del necessario e ci chiudiamo nell'illusione e certezza della felicità!
    La vera felicità è sofferenza, capito questo siamo già a buon punto per come la vedo io e per quello che è stato il mio percorso fin qua!
    Ciò che agogno di più mi porta comunque una sorta di sofferenza già solo nel dovermi mettere in gioco.
    Tante riflessioni mi fermo se no mi cazzi come al solito e non voglio soffrire anche per te per cui scelgo di fermarmi!:-D

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  3. Joker con te un monaco Zen avrebbe il suo bel da fare,un psicanalista ci godrebbe un mondo ed io ti lascio fare...ti sei giù risposto da solo,in parte...

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  4. Sea, hai centrato il punto: desiderare, ma essendo comunque felici di ciò che si ha. Senza pretendere.

    Adhara, io non ti cazzio per la lunghezza dei commenti: ti cazzio quando non escono fuori tema. In questo caso non sei uscita, potevi scrivere pure un chilometro. Per il resto, direi che sono d'accordo :)

    Carola... non sono sicuro che sia un complimento :P
    Comunque gli psicanalisti mi odiano :)

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    1. Joker non può dirsi un complimento,ma nemmeno è un qualcosa di negativo, avrei aggiunto un sorriso alla fine ma sono io oggi che volo bassa.
      Volevo solo dirti che sei un ragazzo in gamba ,che riflettere è bello, che riesci pure a trovare le risposte in modo giusto per te...ma....:-) te lo dirò unaltra volta,non è cosa importante.
      Comunque un abbraccio sempre e comuqne.

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  5. "Ti cazzio quando non escono fuori tema"... quoto Carola sei irrecuperabile e ci vuole uno psicanalista! :-D Ma ne uscirebbe pazzo pure lui e te continueresti comunque a diffondere il tuo verbo seppure sul lastrico per i paesini della tua amata Valle...

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    1. Ovviamente volevo dire "quando escono fuori tema" senza il "non".
      Non ho verbi da diffondere, al massimo i congiuntivi per chi li sbaglia :)

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  6. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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  7. Il giorno in cui sarò felice per quello che ho, farò un super mega party a base di alcool e fagioli. Per ora mi limito a rattristarmi per la mia mia bieca e triste esistenza .

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    1. Alcool e fagioli? 0_o

      Questa mattina ho ricevuto questo, chissà se ti può essere utile...

      http://spiritualitaquotidiana.blogspot.it/2013/12/cio-che-e-nascosto.html

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