martedì 5 marzo 2013

Alla ricerca del tesoro nascosto - I - La mia morte

Non dimenticherò mai quel giorno.
Era un giorno di merda qualunque, simile e a mille altri giorni, della mia vita di merda.

Lavoravo sia nell'ufficio, in cui ero arrivato da poco... lavoravo a casa, aiutando chi potevo aiutare... studiavo, che ancora non avevo finito l'università.
E buttavo giù... buttavo giù il senso di solitudine, buttavo giù il dolore fisico, buttavo giù lo scoraggiamento. E fuori mostravo quello che volevo mostrare: quello che gli altri volevano vedere.

Avevo la mia doppia vita da Joker: lavoro, studio, responsabilità da un lato; pensieri, rabbia, desideri e passioni dall'altra.
Una faccia era quella per il mondo, parenti, amici, colleghi ecc e l'altra era quella per il mondo segreto.

Il mio mondo segreto dell'epoca consisteva in scritti deliranti e disperati, notti passate al computer tra video giochi e film a luci rosse e un'amica particolare, o meglio il lato oscuro di un'amica particolare...

All'inizio, quasi non feci caso al formicolio che mi si formò al piede destro. Capita alle volte: incroci le gambe, stai in una posizione sbagliata e senti le "formiche".
Mi sdraiai sul letto e iniziai a scambiare sms con la mia amica. Non ci vedevamo spesso: forse ci siamo visti 6 volte in 2 anni... Non avevo tempo. Avevo responsabilità, impegni.

Nel frattempo, il formicolio non passava, nonostante la posizione sdraiata e i movimenti che facevo per riattivare la circolazione: anzi, iniziò ad espandersi lungo la gamba... polpaccio, coscia... Ancora non ero preoccupato.

Mi preoccupai in un preciso momento: il formicolio aveva continuato a salire, invadendo tutta la parte destra del corpo. Volevo scrivere un ultimo messaggio alla mia amica: "Buona serata! Ti voglio bene!" formulò la mia testa. Mossi le dita sui tasti e poi osservai stupito il display: "Grsje akjaje, ndhwhs whwhjwelllrò," era ciò che era apparso!

Pensai ad un errore e provai a riscrivere il messaggio, ma il risultato fu ancora più confuso. Ritentai, ma la mano destra, con cui stavo scrivendo, invece di cancellare il messaggio lo inviò... la sentivo intorpidita, pesante, non più mia.

Il formicolio intanto era diventato fortissimo: tutta la parte destra del mio corpo sembrava percorsa da migliaia di insetti fastidiosi.

Capii di non stare bene, mi buttai giù dal letto e andai da mia sorella: "Non mi sento bene." Avrei voluto dire.

"Oggi canta e poi la luce antica." Queste furono le parole che pronunciai... Mia sorella mi fissò con uno sguardo tra il divertito e il dubbioso, pensando che la stessi prendendo in giro. Le bastò vedere il terrore dipingersi sul mio volto, mentre riascoltavo quelle parole senza senso appena uscite dalla mia bocca contro la mia volontà, per capire che qualcosa non andava.

Cercai di parlare ancora, ma ogni tentativo di pronunciare una frase sensata era inutile. Chiamarono l'ambulanza d'urgenza...

Feci l'errore di guardarmi allo specchio... Ed eccolo là!! Il Joker!! Proprio lui!!

La parte sinistra del mio volto era il solito viso sorridente, buono e pacifico; la parte destra era ormai contorta in un ghigno, ringhiante e sprizzante furia e dolore... Eccola lì: la parte nascosta di me, alimentata da tonnellate di sentimenti e emozioni spinte sul fondo, si era animata e reclamava ora il corpo fisico, fino ad allora esclusiva della parte luminosa. Stava prendendo possesso di me: parlava al posto mio, con frasi piene di caos, si muoveva al posto mio, in modo contorto e nervoso...

Mi afferrò la gola, cercando di farmi soffocare... nel frattempo, arrivai all'ospedale.

Non è descrivibile il terrore che provai: circondato da dottori, dalla confusione, senza la possibilità di comunicare se non con frasi senza senso. Un miracolo, fece sì che mia sorella capisse e chiamasse la mia amica, che ovviamente si stava tormentando di preoccupazione, dato che gli ultimi messaggi altro non erano stati che lettere a casaccio. Credo sia stato l'unico contatto tra i miei due mondi separati...

Il buio aumentava... sentivo fredde dita trascinarmi verso il fondo. Il mio occhio destro smise di funzionare: così il mio orecchio... Il mio mondo era ora spaccato a metà. Ed era la metà oscura ad avanzare... Seppi che stavo per morire e mi orinai addosso. Vomitai. Piansi. Gridai.

Scivolavo, scivolavo verso qualcosa che non capivo. La cosa peggiore era la lucidità: dentro di me ero perfettamente sveglio, conscio di tutto quanto mi stesse capitando. Secondo dopo secondo. Ma il corpo non rispondeva, ormai preda di quella presenza oscura che mi aveva rapito. Si era risvegliata nelle profondità oscure del mio subconscio, era venuta alla luce, mi aveva afferrato e ora mi stava trascinando giù... L'ultima cosa che vidi fu un orologio da parete... segnava le quattro del mattino.

Erano ormai sei ore che combattevo... troppe, troppe per un fisico già provato da troppo duro lavoro, studio, ancora lavoro, senza momenti per curarsi di sé... Troppe per una vita di sacrifici logoranti, di desideri repressi, di sogni chiusi a chiave in cassetti che non sarebbero mai stati aperti...

Mi arresi e, finalmente, chiusi gli occhi.

to be continued...



6 commenti:

  1. Bè non era la tua ora!:-) Però bello poter essere spettatori della propria morte o comunque vivere ogni momento fino all'esalazione dell'ultimo respiro!!Dicono che la vita ti scorra davanti velocemente e se dovessi poter scegliere cosa ricordare...io bambina(non molto diversa da ora per grinta e decisione), io parther e tutte le gioie che ne conseguono, io nella mia natura selvaggia, la mia famiglia, gli animali che mi hanno fatto compagnia in questi anni e sicuramente le mie esperienze più pazze!!E voi?

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  2. Ma c'è un errore di valutazione,
    quella che sta descrivendo manuel non è una morte è una nascita, una rinascita, abbiamo sempre idealizzato il concetto di parto, ma il parto è dolore, è paura sia per chi da la vita sia per chi la riceve.
    Nel caso di Manuel donatore e ricettore erano la stessa persona e quel joker sopito da anni dal "fai la cosa giusta" del razionale manuel stava finalmente uscendo fuori.
    Non voglio darvi anticipazioni su come proseguirà la storia, ma fu un momento triste per tutti, perfino io sociopatico per autoammissione cercavo sempre di carpire novità sullo stato di Man, quel ragazzo un po strano sembre sul bordo ma con una voglia di esplodere incredibile.
    Leggere la tua descrizione Manuel mi ha fatto rivivere gli stessi momenti, ehehehe quante volte abbiamo scherzato che quel progetto su cui lavoravamo portava rogna...e io ci sono ancora adesso!
    Ho ricordi frammentari di quella sera, il forte mal di testa, mia mamma che mi chiedeva se volevo qualcosa di caldo io che la allontanavo perchè qualsiasi tono mi sembrava una sirena.
    E poi ricordo, alle 19.00 circa di sera, mi portarono il solito medicinale per il mal di testa e io tentai di dire "grazie lo bevo e vado a dormire"ma uscì fuori "pastore nell'insegna sta scavando" la reazione di mia sorella fu la stessa: "smettila di scherzare" e io che pensavo frasi a senso compiuto e non riuscivo a dire niente (curiosità tutte contenevono la parola pastore).
    Il corpo era ancora mio riuscivo a muovermi, ma attività complesse come scrivere mi erano impedite, alzandomi rovesciai il bicchiere grondante di medicina liquida, parte era rimasto immobile in un piccolo foro nel pavimento, un altra parte scivolava rendendo metà della mia faccio totalmente mostruosa.
    Harvey Dent, due faccie se preferite, io non l'ho mai represso ma mi stava chiamando voleva che tutti quegli inchini a prepotenti incapaci finissero, perchè un fanculo ben motivato lo si può dire anche a uno in giacca e cravatta.
    Ed ecco che anche io svenni, mi risvegliò il suono dell'ambulanza, ricordo che mi fecero le solite domande, "come ti chiami, quanti anni hai, che giorno è oggi" e a me veniva solo "pastore" e quel senso di panico che ti rivolta le budella, vomitai e chiesi scusa... o almeno tentai non so cosa dissi.
    Solo alle tre del mattino ricomincia a essere in me una tac e una RM mi svelarono che da quando ero nato avevo due venuzze incrociate nel cervello che rischiavano di farmi fare il botto...questione di tempo, stress nervosismo, tic tac tic tac e poi Boom.
    Suo figlio è da operare, dissero a mia madre che non aveva ancora superato il trauma della scomparsa di mio padre.
    Guardai il dottore, guardai il comodino, guardai il bicchiere d'acqua appena appoggiato che di nuovo rendeva mostruosa la mia immagine.
    Chiamai il dottore (riprendevo a parlare con fatica) "hey tu, ho abbastanza anni per decidere se farmi trapanare il cervello" lui mi disse gentile (come può esserlo un dottore al pronto soccorso di prima mattina)
    "lei è sicuro di vler prendere una decisione del genere", mia madre mi stringeva la mano, era passato troppo poco da quando perse suo marito, guardai il dottore e chiesi le alternative:
    "vivere per un po e continuare a stare sotto osservazione per un po di tempo ma poi il rischio si fa grosso".
    Le lacrime di mia madre avevano il mio viso, gli occhi invece quello di mio padre, guardai il bicchiere, l'acqua era ferma, la decisione era di davide non di due facce.... trapaniamo dissi è tempo di sistemare la carcassa.
    Mia madre su di me in lacrime io che la stringevo fintanto che i vari calmanti non tornarono a fare effetto.
    Due facce aveva lanciato la sua moneta per ora ero salvo, da quel giorno la mia vita era in mano mia.

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    1. Avvicinarsi così tanto alla morte è sicuramente una rinascita..a me non è mai capitato e per quanto possa essere un'esperienza forte per non dire scioccante è sicuramente l'esperienza di vita che non si può lasciare concorrere via e rimanere indifferenti!Una seconda occasione di vita che va sfruttata in toto nel migliore dei modi..in fondo si può sempre rinascere dalle proprie ceneri!!

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    2. Ciao Neve, sapevo che avresti capito.
      Non anticipare niente, per carità! Anche se il seguito sorprenderà anche te, stavolta :)

      Ciao anonimo,
      rinascere dalle proprie ceneri. Nella mia vita, lo sai, ho usato molte volte questo modo di dire. Non si smette mai di morire e rinascere, ad ogni svolta della vita. E non bisogna aver paura di lasciarsi morire.

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  3. Infatti e per fortuna che succede se no sai che noia!!La vita è fatta di stagioni e non può essere sempre primavera o inverno!Il cuore è la nostra bussola e facciamolo pulsare..il battito scandirà i momenti più intensi!!Un abbraccio..so benissimo che ce la farai anche questa volta e chissà che bel fiore sboccerà in primavera!!:-)

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  4. Incollata al post, l'ho letto in un lampo.
    Wow.
    Resto in attesa del seguito...
    Sappiate che tifo per il lato oscuro.

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