mercoledì 2 ottobre 2013

La vita è come un diario

Abbiamo 2 certezze: 
1 - siamo nati, questo è ovvio. Siamo qui e da qualche parte siamo arrivati.
2 - ce ne andremo, prima o poi. Siano anni, lustri, decenni o secoli, non staremo qui per sempre.
  
Un diario, bianco, immacolato: quando nasciamo, ci viene data in mano una penna. Nei primi anni forse altre persone scrivono per noi, in certa parte: genitori, insegnanti... e hanno una grande influenza. Poi prendiamo la noi la penna... e abbiamo tante pagine bianche da riempire...
  

Ho passato tanti tanti anni a chiedermi quale fosse il mio scopo, quale fosse il senso della mia vita: quali obiettivi Dio, la Grande Volontà del Grande Universo (grazie Excel Saga), la vita, il destino mi avessero "chiesto" di raggiungere. Sono sempre rimasto senza risposte...
  

Finché un giorno, mentre ero sul treno e come ogni giorno scrivevo sul mio diario del più e del meno... un mio vicino di viaggio mi chiese: "Ti vedo sempre che scrivi scrivi: cosa scrivi? Le tue memorie?"
  

Di getto risposi: "Scrivo quello che voglio; ogni cosa che mi passi per la testa. Questo è il mio piccolo spazio, dove posso dare libero sfogo a tutto ciò che sono; non ci sono regole, né obiettivi. La pagina è bianca e chiede solo di essere riempita..."
  

Mi bloccai di colpo, con la penna a mezz'aria: la bocca ancora aperta nella "a" della sillaba "...ita". Pagina bianca, da riempire come voglio...
  

E se anche la vita fosse così? Non c'è nessuno scopo, nessun destino, nessuna forza misteriosa a muovere i fili. Mi viene data carta bianca, penna... riempio le pagine come meglio posso. E ciò che scrivo, proprio come un diario, dipende da come sto, dall'ambiente circostante, dalla vita, dalla fortuna/sfortuna, da chi sono...
  

Forse non sono stato mandato qui con un disegno, uno scopo: sono nato e morirò, inzio e fine. In mezzo... sta a me, solo a me. Vedendola da questo punto di vista, sembra perfino stupido chiedermi il perché sono qui: sono qui per essere, la vita mi è stata donata, come mi è stato donato il mio diario. Un dono da usare come voglio...
  

Posso affannarmi, decidere io il mio scopo, oppure fregarmene, perfino bruciare il mio diario e la mia vita. Nessuno me lo può impedire... Vorrei scrivere il grande romanzo della mia vita: "Era una notte buia e tempestosa", oppure "C'era una volta, tanto tempo fa..." e concludere con un bel "E tutti vissero felici e contenti."... ma no, la vita non è una storia. Non è un romanzo. Un romanzo, una storia, trasmettono un messaggio, hanno uno scopo, un inizio, uno svolgimento che porta alla conclusione. No, la vita non è così.
  

La vita è proprio come un diario: ha certo inizio, ma lo svolgimento non è ordinato. Ogni giorno cambia, muta, è confuso, non si sa bene dove possa andare a parare e di fatto non va a parare da nessuna parte. Non trasmette un messaggio, non uno solo, ne trasmette molti. Non ha una vera conclusione, procede fino all'ultima pagina... e si spegne così... senza finali mozzafiato o grandi colpi di scena.
  

E' così... pagine scure piene di segni sono alle mie spalle... pagine vuote che attendono solo il mio tratto sono di fronte a me. Nessun Dio e nessuna volontà... solo la vita, le mie scelte e la mia mano libera di correre...
 
 

11 commenti:

  1. Perfetto, uno scopo a noi sconosciuto c'è sempre, ancora mi chiedo qual'è il mio,ma credo di averlo individuato,quello di rompere le palle e contraddire il mondo :-))).
    Scherzi a parte uno scopo c'è sempre, ad esempio che con la tua esperienza qualcuno senza saperlo lo aiuti a vederci più chiaro, a ritrovarsi, o anche per fargli dire- ecco come non voglio essere, come 'sto Joker che riflette troppo-oppure il contrario :-)).
    Non è un caso che ti conosco,non è un caso che spesso noto come il tuo sali e scendi d'umore,sia simile al mio, non è un caso che a volte ti leggo e trovo risposte e altre volte le domande, decisamente sei qui per uno scopo.
    Un saluto

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  2. "La vita è proprio come un diario: ha certo inizio, ma lo svolgimento non è ordinato. Ogni giorno cambia, muta, è confuso, non si sa bene dove possa andare a parare e di fatto non va a parare da nessuna parte. Non trasmette un messaggio, non uno solo, ne trasmette molti. Non ha una vera conclusione, procede fino all'ultima pagina... e si spegne così... senza finali mozzafiato o grandi colpi di scena".

    Bè direi mai visione più azzeccata, io non la so rendere bene come te, ma me garba mucho!!:-)

    "...la mia mano libera di correre..."....mi scatena un tornado dentro una frase così a me:
    - la mano...quanti significati può avere e quanti messaggi può trasmettere e ogni volta diversi e ogni volta significativi!
    - libera...bè qua passo perché se no scrivo un post intero!;-)
    - correre...quanti bambini che vedo ogni giorno passare dal gattonare, ad alzarsi piano piano spostando un piedino un po' più in là restando saldamente aggrappati a qualcosa o qualcuno, fino ad arrivare improvvisamente a camminare senza più aver bisogno di sostegno!E' un istante velocissimo ma se si ha la fortuna di osservarlo è qualcosa di emozionante ed unico, soprattutto carpire l'emozione del bambino sul viso!!
    Un abbraccio, Adhara

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  3. Ah Joker, ho passato gli ultimi sei mesi a cercare di capire quale fosse l'obiettivo della mia vita, a cercar di vedere disegni tra segni che trovavo e adesso che forse ci sto riuscendo, arrivi tu a dirmi che qui non ci sta nulla? :) :) :)

    Comunque la pagina bianca mi angoscia.

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  4. Carola, beh, credo che lo scopo che abbiamo ce lo siamo scelto noi: non abbiamo un "mandato divino" a rompere le balle. Lo facciamo per scelta :))
    Sono contento se con le mie seghe mentali a volte posso essere utile, altrimenti sarebbe una vera tristezza.

    Adhara: imparare a camminare è forse la sfida più grossa che tutti noi abbiamo superato. Ce la ricordassimo, ci aiuterebbe quando non pensiamo di potercela fare. Forse dovremmo tornare indietro a quel momento e ricordarci quanto siamo stati incredibili e magici.

    Ciao Lilly: la pagina bianca angoscia tutti... E' meglio avere già "una bozza". L'idea di avere tutto nelle nostre mani... fa un po' paura.
    Mi spiace di aver interferito con la tua ricerca interiore: mi ricorda una vignetta...

    Allievo: "Maestro, la vita è un percorso difficile, irto di dolore e pericoli. Ci affanniamo, ci affatichiamo, invecchiamo e al termine di tutto ciò, l'unica cosa che ci aspetta... è la morte!!"

    Maestro, tirando la sua ciotola sulla testa dell'allievo: "Cretino! Ci avevo messo 6 mesi di meditazione per dimenticarmelo!"

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    1. Non c' è dubbio che lo scopo di rompere le balle è voluto,a volte però mi sembra quasi doveroso, ma sarebbe lungo da spiegare.
      Poi va da sè che ognuno il suo scopo se lo deve coltivare,e il suo destino scrivere.
      Un abbraccio

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    2. Ciao Carola, sai in passato lo facevo anch'io era quasi una missione..rompo le balle e chissenefrega!!Poi arriva il momento in cui ti rendi conto che in realtà rompere agli altri è un po' come prendersela con se stessi, con quello che ci fa star male, che non ci va a genio solo che prendendosela con qualcuno che non sei tu riesci a sfogarti meglio...un vaso di Pandora..se viene scatenato si salvi chi può! !
      Ora che ho cambiato rotta sto decisamente meglio, sono più apprezzata dagli altri e consapevole di quello che voglio per me: basta darmi sempre contro, basta rimproverarmi sempre perché così perché cosà..voglio essere io semplicemente io!!
      Un abbraccio Adhara

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  5. Condivido in pieno la tua visione. Se siamo qui tutti un giorno vorrebbero diventare scrittori, "dio di una realtà nostra" Nella scheda di presentazione del mio blog dico " le persone sono una tela bianca, le idee e i pensieri sono i colori" in fondo non crediamo nelle stesse cose?

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    1. Diverse metafore di una stessa visione.
      Mi era passato per la mente un post "La vita è come una tela bianca", ma siccome sono un pessimo disegnatore, ho optato per qualcosa che fosse più in linea con me

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    2. Io e il disegno non siamo mai stati amici

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  6. Anche per me è così, non c'è un "disegno" per noi dato da qualcuno/qualcosa, siamo noi artefici del nostro percorso.

    L'unica cosa in cui credo è che ci siano dei "segni" attorno a noi, dentro di noi, che non vanno ignorati perché possono aiutarci a stare meglio. Ci sono delle azioni che risultano essere liberatorie rispetto a "impostazioni" di base datici dalla famiglia o dalla società, a questo dobbiamo ambire, per essere più liberi spiritualmente, più leggeri, più felici.
    Non c'è destino ma ci sono tanti colori, tanti tipi di "materiali" con cui costruire la nostra vita; per stare bene dobbiamo "solo" scegliere bene.

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    1. Eh sì, dobbiamo scegliere bene e imparare dagli errori.
      Liberarci dalle paure e dalle imposizioni, essere forti abbastanza da costruire ed essere padroni della nostra vita.

      Semplice non lo è per niente... ma se non lo facciamo, cosa viviamo a fare?

      Grazie per essere passata!

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