lunedì 28 novembre 2011

Vivere e morire

Perché mi sento così? Ho la testa, confusa, piena di domande e dubbi.
E' come se mille voci parlassero in me tutte assieme, ognuna con la propria domanda, ognuna senza risposta.

Sono in fase di grande cambiamento, nella mia vita: un cambiamento così forte come non l'ho mai avuto e come non avrò forse più... e ho paura. Ci sono giorni, come oggi, in cui l'ansia mi assale: mi sento come un guerriero prima di una grande battaglia, dalla quale non sa se tornerà vivo. Il mio mondo antico si sta sgretolando, pezzo per pezzo e uno nuovo si sta formando al suo posto: migliore, peggiore, forse solo diverso, forse è solo il mio vero io, che dopo tanta prigionia viene alla luce.

Devo temere ciò che sono? Ciò che sto diventando? A volte, mi sento così stanco che vorrei solo chiudere gli occhi e dormire... Non vedere nessuno, non parlare con nessuno, non fare niente: come la bestia che si raccoglie immobile prima di un balzo, come l'aria che si fa densa, ferma e pesante, prima che si scateni l'uragano che spazzerà via ogni cosa.

In me ci sono così queste due forze: la paura del cambiamento e il desiderio, la volontà che mi spinge avanti. Una lotta furiosa, che a volte temo possa uccidermi. Eppure, io sento chiara la voce del mio cuore: sa cosa vuole, sa cosa fare e mi spinge inesorabile, come la voce di un'implacabile sirena, che mi chiama negli abissi del mio spirito e io sono costretto ad obbedire. Quanti a questo mondo, zittiscono quella voce e seguono le regole sicure e solide del vivere civile? Forse sarebbe meglio così, forse ragionare così mi eviterebbe molte sofferenze, fatiche, lacrime... e una parte di me lo vorrebbe. Una parte di me si batte furiosa per tenermi fermo, per impedirmi di lasciare che tutto vada in pezzi, per convincermi che a volte si deve sacrificare la propria felicità, in cambio di pace e tranquillità e di un vivere sereno.

Molte persone fanno questa confusione: confondono la serenità con la felicità. Ma sbagliano: mentre la prima l'abbiamo quando la nostra vita procede pacifica e tranquilla, la seconda la troviamo solo al termine di un'aspra lotta. Una lotta in cui forse abbiamo perso tutto, ma nella quale abbiamo rinnovato noi stessi; abbiamo distrutto il mondo, ma ne abbiamo creato uno nuovo. La felicità con il tempo e la pace si trasforma in serenità: per ritrovare la felicità, ecco che una nuova lotta ci travolge, ecco che nuovamente tutto va in pezzi e ancora rinasce per ricominciare.

Attraversare l'Inferno e, come Dante, "uscimmo di nuovo a veder le stelle".

Uscire... non si esce mai completamente dall'Inferno. Quando scendiamo nelle profondità oscure di noi stessi e scoperchiamo lati di noi, che forse sarebbero dovuti restare nascosti, allora non potremo mai più pensare di essere come prima. Ciò che ho visto dentro di me, nel buio della mia anima, mi segue costantemente. E' sempre con me, respira, mangia, parla, agisce... io sono quella parte oscura, così come sono la parte luminosa. Forse è così, forse siamo tutti incompleti e diventiamo veri solo dopo aver scoperto quello che abbiamo nelle remote profondità del nostro spirito.

"La conoscenza porta l'uomo alla perdizione": non ricordo chi abbia detto questa frase. Nelle sue varie forme, la ritroviamo per la prima volta nella bibbia, quando Adamo ed Eva mangiano il "Frutto della conoscenza del bene e del male": raggiungono la conoscenza e perdono il diritto al paradiso.

Forse andare alla ricerca di quel "frutto proibito" è davvero un peccato contro Dio, o forse è solo un gesto sconsiderato, che può portare chi lo compie alla pazzia...

La paura... la paura diventa una compagnia costante: nessuno comprende questo terrore che a tratti mi invade, quest'ombra oscura che mi sovrasta. Nessuno la vuole vedere ma è sopra tutti noi. E' la Morte: questa entità magica e misteriosa, è con noi ogni passo, divide ogni nostro momento dall'instante in cui veniamo al mondo, un'oscura presenza che avvolge la nostra vita.

Eppure la maggior parte delle persone sembra non vederla: sembra inconsapevole della sua esistenza e continua a vivere come se la vita dovesse proseguire per sempre... Rimanda, rinuncia, "no dai, adesso non è il periodo giusto", "tranquillo, avrai altre opportunità", "andremo l'anno prossimo"...

Ma io, come posso? Io la Morte l'ho vista: era accanto a me quel giorno, in quel letto di ospedale. Era sempre stata con me, e io non l'avevo mai vista, nessuno di noi la vede mai. Eppure, se anche solo una volta la guardi negli occhi, poi non te ne liberi più: è là, ed è impossibile non vederla, è impossibile sfuggirle. Seguiamo pure vite sane e rigorose, facciamo attenzione al fumo, all'alcol, guidiamo con prudentza  e abbassiamo il colesterolo.

Lei ci strapperà comunque via tutto, un pezzo alla volta o tutto insieme in un solo colpo: tutto ciò che abbiamo, lo perderemo. E' una legge eterna ed inviolabile...

E così ho capito, l'immenso valore racchiuso in ogni singolo istante della mia vita: ogni momento di felicità e salute, sono davvero un dono infinito e prezioso, da vivere fino in fondo. Perché, per quante preghiere e lacrime produrremo, un istante perduto è perduto per sempre; ogni istante passato a soffrire passivamente, è un istante gettato.

La sofferenza passiva è la sofferenza fine a sé stessa: quella che ci fa stare immobili. La sofferenza attiva invece, è quella che proviamo durante una prova, la fatica che compiamo per superarla, la dura battaglia che ci porterà ad essere, forse felici, ma sicuramente vivi. La vita è lottare, la vita è combattere, la vita è gioire, anche soffrire certo: ma mai immobili, mai pentiti, mai affogati da rimorsi, paure e dolori. Quello non è vivere.
E ogni volta che vedo una persona immobile, perché ha paura di esprimere ciò che ha dentro, perché soffre per un amore perduto o perché la vita non è perfetta, io vedo nei loro occhi, gli stessi occhi di quella Signora Oscura che mi guardava nell'ospedale. Vedo la morte dentro di loro; sono morti e non ne sono consapevoli.
Vedo molta gente che soffre, ma combatte: combatte contro le sue pene, combatte per restare viva, per gioire di ogni piccolo momento che può esserci di gioia all'interno della sofferenza. Li vedo sorridere e lottare: li vedo vivere e penso che anche io voglio essere così.

Non ha senso aver paura della morte, essa è inevitabile: ma ha senso esserne consapevoli ogni momento, perché questo da più valore e più senso a tutta la nostra vita.

E' per questo che mi sento così: ho paura, ansia, sono consapevole delle mie azioni e delle loro conseguenze.

Eppure, nonostante la paura, non mi fermerò:
perché così ho scelto,
perché così
vivo.


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