- "Maledetto! Folle! Sciagurato!!!*"
La pace prodotta dal cando dell'uccello dorato durò poco: il Re era fuori di sé.
La pace prodotta dal cando dell'uccello dorato durò poco: il Re era fuori di sé.
Le fate volarono tutte fuori dalla finestra, sulla scia dell'animale: RI mi afferrò sotto le spalle e mi sollevò con facilità, volando fuori assieme alle altre fate. Fui grato di ciò... non ce l'avrei davvero fatta a rincorrerli.
- "Meriteresti che ti lasciassi cadere nel vuoto!*" Mi disse, facendomi ondeggiare ad un'altezza vertiginosa.
<<Mi pareva strano che ci avesse presi per gentilezza...>> Osservò la mia voce.
- "Stai tranquillo. Non ti faccio cadere...*"
Nonostante il rimprovero, non sembrava arrabbiata: anzi, un sorriso divertito, che non poteva nascondere, le incorniciava il viso. E non era l'unica: Regina Morgana, FI e tutte le altre fate sembravano improvvisamente tutte di buon umore. Iniziarono ad udirsi le prime risate, poi l'euforia esplose.
L'uccello d'orato si posò, su una delle alture che circondavano la città nel bosco e tutte le fate gli atterranono intorno: chi piangeva, chi rideva. Qualcuno iniziò a suonare e si scatenarono le danze. Al centro l'uccello d'orato osservava la scena con i suoi occhi pazienti e tranquilli.
<<Queste fate sono proprio strane...>> Disse l'altro me.
- "Attendevamo questo momento da tanto tempo.*" Rispose RI. "Sai, quando le risposte sono dentro di te, ma non riesci a vederle: poi, all'improvviso, qualcosa succede e allora tutto ti sembra chiaro. Forse quell'evento ti sembra drammatico all'inizio: anche io sono stata presa dal panico, quando hai liberato l'uccello dorato e mi sono sentita disperata. Ora però lo vedo... è ciò che serviva, serviva per andare avanti, per trasformarsi e proseguire sulla lunga strada della vita. E ogni fata lo sente, per questo festeggiamo.*"
Atterrammo sull'altopiano e subito venimmo circondati da fate in festa: un fruscio di ali e di risate, di balli e di abbracci. Farfalle, rondini, aquile, libellule e ogni altra cosa in grado di volare mi circondava in un turbine di colori. Persi di vista RI, ma mi lasciai contagiare dalla festa: mangiai, bevvi, ballai, risi e cantai. La festa andò avanti fino a tarda notte e alzai un po' troppo il gomito...
Alla fine tutti dormivano... Io no. Buttato in un angolo, con la testa che girava, guardavo il cielo stellato, pensando agli eventi degli ultimi giorni.
- "Nemmeno tu dormi...*" Bisbigliò una voce accanto a me.
- "Sei tu RI...*" Bisbigliai a mia volta, riconoscendo al buio la sua pelle bianca da corteccia di betulla.
- "Vieni.*" Mi disse. "Facciamo due passi.*"
Mi alzai un po' malfermo e la seguii: le fate dormivano qua e là, sul terreno abbracciate, sugli alberi. Seguii RI nella foresta, lungo un sentiero che si inerpicava in salita.
Non ero così sicuro sulle gambe, così, ad un certo punto, lei mi prese una mano e mi condusse: rimasi sorpreso di sentirla morbida e calda. L'aspetto da corteccia, mi aveva fatto pensare ad una pelle ruvida e legnosa: senza volerlo cominciai a fantasticare... d'altronde mi aveva svegliato nel cuore della notte e stavamo andando via soli...
Ci inerpicammo per qualche minuto, finché non uscimmo dal folto degli alberi e ci ritrovammo in cima ad una sporgenza rocciosa, che dominava il bosco sottostante: la radura dove l'uccello dorato e le fate dormivano, dopo la festa, era ben visibile. Ancora più in basso, si potevano vedere i palazzi e le case della città delle fate.
Ci inerpicammo per qualche minuto, finché non uscimmo dal folto degli alberi e ci ritrovammo in cima ad una sporgenza rocciosa, che dominava il bosco sottostante: la radura dove l'uccello dorato e le fate dormivano, dopo la festa, era ben visibile. Ancora più in basso, si potevano vedere i palazzi e le case della città delle fate.
Poi, un luccichio lontano attirò la mia attenzione: la luna sorgeva all'orizzonte, in fase calante, ma ancora più di metà. La sua luce si diffuse immediatamente sulla foresta, dandole uno splendido colore argenteo.
- "Bellissimo, non è vero?*" Chiese RI, vedendo il mio volto estasiato.
- "Meraviglioso...*" Mormorai.
Si avvicinò a me e mi posò le mani sul petto, chiudendo gli occhi. Chiusi i miei e abbassai la testa, per baciarla...
...
...
...
Secondi passarono e non accadde nulla.
All'improvviso, sotto il punto del petto in cui mi stava toccando, sentii un violentissimo calore. Boccheggiai, riaprendo di colpo gli occhi.
- "Stai fermo." Disse lei. "E togliti quell'espressione idiota dalla faccia..."
Una luce emanava dalle sue mani e scendeva dentro di me, donandomi calore in tutto il corpo.
- "Che... che mi stai facendo?" Chiesi.
Non rispose, ma sembrò concentrarsi ancora di più. E allora il fuoco divampò in me: fiamme... le potevo sentire scorrere in tutte le mie vene. Strinsi i denti per non gridare, ma non ci riuscii. Gemetti. Durò qualche secondo, ma alla fine la testa mi girava... e dovetti appoggiarmi alle mani di RI per stare in piedi.
- "Questo è lo spirito di fuoco." Rispose lei. "E' il tuo premio, per aver fatto cantare il leggendario uccello d'orato. Il Re mi ha incaricato di portartelo e così ho fatto. Ma ricordati, lo spirito di fuoco consuma tantissime energie: ti sentirai esausto dopo averlo scatenato e servirà tempo, cibo e riposo, prima di poterlo utilizzare di nuovo. Quindi usalo con intelligenza."
Detto ciò, tolse le mani dal mio petto e si allontanò: la fissai negli occhi, un po' deluso.
- "Non era quello che ti aspettavi?" Chiese lei.
<<Lo sai benissimo a cosa pens...>> cominciò la voce nella mia testa.
- "No, cioè sì... volevo dire... grazie..." Balbettai, arrossendo e facendo tacere il me interiore.
Lei scoppiò a ridere, con la sua solita irritante risata scampanellante.
- "Non c'è di ché, Bambino Fatato! E ora riposati, domani hai una principessa da salvare." Mi fece l'occhiolino, poi si voltò e volò via in un batter d'ali.
<<Se n'è andata...>> Osservò il mio interiore. <<Chissà se la rivedremo ancora.>>
- "Chi lo sa?" Risposi. "Qui tutto è possibile."
Chiusi le mani a pugno e sentii il fuoco formicolare in ogni vena e pulsare dentro di me.
- "No, cioè sì... volevo dire... grazie..." Balbettai, arrossendo e facendo tacere il me interiore.
Lei scoppiò a ridere, con la sua solita irritante risata scampanellante.
- "Non c'è di ché, Bambino Fatato! E ora riposati, domani hai una principessa da salvare." Mi fece l'occhiolino, poi si voltò e volò via in un batter d'ali.
<<Se n'è andata...>> Osservò il mio interiore. <<Chissà se la rivedremo ancora.>>
- "Chi lo sa?" Risposi. "Qui tutto è possibile."
Chiusi le mani a pugno e sentii il fuoco formicolare in ogni vena e pulsare dentro di me.
to be continued...
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