venerdì 30 agosto 2013

Fare o essere

"La differenza tra fare l'amore e essere amore, è la stessa che c'è tra fare il pazzo e essere pazzo."
Joker

Mi sono troppo abituato a "fare" me stesso. Un fiore non fa il fiore: è un fiore. Un cane non fa il cane: è un cane.

Le persone no: troppo spesso le persone "fanno" le persone. Mi hanno insegnato che questo si può "fare" e questo non si può "fare": così ora io "faccio" tante cose... ma non sono. E se non sono, allora non esisto... Quindi abbiamo un'umanità di non esistenti...

Fa venire i brividi questa realtà. E porta tanta tristezza... Perché il fare qualcuno, significa di fatto interpretare una parte, un ruolo: e inevitabilmente qualcosa di me viene nascosto, sepolto.

Perché lo faccio? Beh, proprio come su un palco, so che se interpreto bene il mio ruolo, il pubblico mi applaudirà, i miei colleghi attori e il regista saranno contenti di me.

Se invece smettessi di "fare" me stesso sul palcoscenico: se decidessi di essere? Apriti cielo! Non direi più le giuste battute, non farei più i giusti movimenti. Il pubblico rimarrebbe smarrito, e magari comincerebbe a fischiare e protestare e gli altri attori andrebbero in confusione e si arrabbierebbero con me! Il regista mi licenzierebbe!!

E così... continuo a recitare... Ridi! Pagliaccio!! The show must go on!

E mi sento solo, perché alle altre persone non interessa di fatto ciò che sono: interessa ciò che faccio. Si fermano alla superficie e quindi nessuno è in grado di guardare dentro di me, alla mia vera essenza.

E non è colpa loro: io mi nascondo, io faccio me stesso. Quand'è che ho smesso di "essere" me e ho deciso di fare la comparsa di me stesso? Non è stato certo un momento preciso... piano piano, per quieto vivere, per non dover combattere ogni giorno contro il pubblico che fischia e contro il regista che minaccia di licenziarmi, mi sono piegato. Piegato a fare la persona e non ad essere la persona.

Il grande male dell'umanità: facciamo, facciamo, facciamo... qualunque cosa... E faccio tante cose e magari le faccio anche bene. Faccio viaggi, faccio canzoni, faccio l'amore... Niente di male: il fare è qualcosa di bello, ma vorrei che il fare nascesse da dentro di me, non da fuori. Vorrei che il fare nascesse dall'essere, che ciò che di più profondo mi porto dentro.

Essere viaggio, essere musica, essere amore. E allora il fare verrebbe da sé, senza tutto questo affanno e questa rincorsa, che poi non mi soddisfa mai...

E' così... fare il pazzo, non è la stessa cosa di essere pazzo.

E questo vale anche come specchio: quando ho di fronte a qualcuno, certamente osservo cosa fa. Quante volte mi spingo oltre? Quante volte cerco di vedere cosa "è"? Cogliere l'essenza di una persona? Anche perché ciò che una persona "fa" è spesso soggetta al mio giudizio. Hai visto quello? Ha fatto così, si è vestità cosà, ha detto su, ha fatto giù. L'essenza invece non si può giudicare, ma solo percepire.

E quando riesco a "percepire" una persona... allora entro in contatto ad un livello superiore: e allora il fare non è più così importante. Posso anche non fare nulla... non mi aspetto nulla... non ho obiettivi. Sono e basta, senza interpretare alcuna parte. E questa è la più grande gioia.



7 commenti:

  1. Dopo tanti anni mi è capitato di essere con una persona a me cara e di non recitare più : tirar fuori le debolezze, le voglie, le amarezze, ....il mio essere quotidiano senza ma e senza se!!
    Credo abbia apprezzato e anche io che mi sento più tranquilla!
    Un beso Adhara

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  2. Penso che sia il vissuto di tante persone,quando lo si comprende qualcosa già cambia da sè.Forse si arriva ad un certo punto che si smette di recitare, quando recitare logora.Uno come Osho e non solo lui ti direbbe,che quello che pensano gli altri,sento gli altri,vorrebbero gli altri è affar loro non tuo.
    Un abbraccio.

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  3. Il problema del mostrare il proprio essere non dipende esclusivamente dalla propria capacità, attitudine o dal proprio desiderio di essere noi stessi. Troppo spesso per farci accettare dobbiamo addolcire il nostro "essere" con dei "fare". Mi spiego?

    Io non sono una persona particolarmente simpatica, ma faccio la simpatica perché altrimenti sarebbe dura avere anche le più semplici relazioni. Non voglio risultare antipatica eppure il mio "essere" non tende alla simpatia. Rendo?
    Esempio banale ma efficace.
    A me piacerebbe non dover "fare", cerco di circondarmi di persone capaci di accettarmi per come sono, purtroppo non è facile lavorando o vivendo in famiglia...

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    1. Ciao Sea, mi chiedo una cosa...dici di non essere simpatica ma ti atteggi ad essere simpatica,non è che forse sei tu che vuoi renderti antipatica, e preservere nel continuare ad esserlo, chi è antipatico lo è e basta, non si pone nemmeno la questione, tu invece te la poni, che non sia il contrario? Sei, se vuoi simpatica, ma chissà perchè pensi di non esserlo.Poi se per antipatia s'intende il fatto che gli altri digeriscono male il fatto che una persona sia diretta, o che non accetti di essere come loro vorrebbero in questi casi gli antipatici sono loro.Il problema è loro.
      La mia è solo una riflessione.
      ciao


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  4. Ciao Adhara, sono contento che tu ci sia riuscita :)

    Carola, a volte le persone vorrebbero solo far "fare" agli altri, ciò che per loro va bene. E no, ciò che gli altri vogliono farci "fare", non è affare nostro! :)

    Vale anche per il tuo commento, Sea. Anche io indosso regolarmente la mia bella mascherina per vivere civilmente con gli altri: l'importante è esserne consapevoli. E soprattutto essere consapevoli che coloro che non ci accettano senza la nostra maschera, non saranno mai persone importanti per la nostra vita. E viceversa.

    Un abbraccio grande e tieni duro! Cmq vada sarà un successo! :)

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    1. Solo a volte? Purtroppo troppo spesso, ma il punto non è mai cosa vogliono gli altri,ma quello che vogliamo noi, e quanto siamo disposti a giocarci e a perdere per continuare a d’essere noi stessi.È giusto guardarsi dentro e migliorare,comprendere i nostri errori, ma annullarsi per accondiscendere ed essere accettati no.
      Io per indole sono pacifica,tranne alcune volte, tendo a quietare tutti, anche se non sempre, ma la cosa che più mi viene, da sempre rimproverata, è proprio che io non cambio per nessuno.Io sono socievole anche con le teste di cazzo, per me non è indossare una maschera,ma per propria scelta è il mio modo di essere , accontentento a volte anche una richiesta un po' stupida per me è rendere qualcuno felice, poco importa se amica o conoscente,ma rinunciare a me stessa per essere accettata, mi strugge e reggo sempre per poco, in fatti ne pago le conseguenze, ho mandato a fanculo anche l'ultima amica che avevo.Ma non ne ne frega una mazza.Se una maschera la indosso è solo per affetto, per nascondere momenti no, per non creare preoccupazioni a volte inutili, o perché chi ho difronte ha un problema più grande del mio.
      Anche oggi al lavoro,dopo essere stata paziente per amicizia, oggi sono andata nella direzione contraria di quel che mi era stato richiesto, perché oggi ho detto basta, la mia pazienza si è esaurita, anche se gli voglio bene,io non sono la sua bamboletta, forse questo porterà ad una rottura con questa persona,ma io ho dato, i miei tentativi li ho fatti, sono stata paziente e sincera, mò basta.Sarò la stronza di turno? E così sia.non è un problema mio.
      Ciao :-)

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  5. Batti 5 e sai ke ti dico hai fatto bene!!basta perderci sempre noi pazienti per non rovinare le cose!!io pure ho kiuso con tanta gente x lo stesso motivo...tu sempre pronto a spaccarti in due e loro nada!!anzi pure sentire tutti i loro capricci x poi sentirsi neanke kiedere ma tu cme stai stronza?!
    Un abbraccio essere sinceri nel beenee e nel male è la carta migliore! !
    Adhara

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