lunedì 25 novembre 2013

Cibo: la mia tortura?

Il mio rapporto con il cibo è sempre stato difficile, da ché ne ho memoria.
Ho vaghi ricordi, dell'asilo: ricordo l'ausiliaria della mensa, a cui io dicevo "Questo non mi va. Non ne voglio più", che mi rispondeva "Non ti alzi finché non hai finito tutto!" e mi metteva tutto, anche quello che io le dicevo che non mi piaceva e non avrei mangiato.
   
Finiva che per sfuggire a quell'imposizione, mi nascondevo il cibo nelle tasche: prima avevo tentato gettandolo a terra, sotto il tavolo, ma ero stato severamente punito e sgridato...
  
Carne e pomodori erano le pietanze più difficili: i pomodori soprattutto, non ne toccai più nemmeno uno per sbaglio, fino ai 25 anni, tanto fu il trauma.
  
Non che a casa andasse meglio: l'ingrediente principale di ogni pasto era la "debolezza". Mia nonna era vissuta in un'epoca in cui i bambini si nutrivano come si poteva... ed era ancora convinta che fosse così. Chissà che delusione sono stato per lei da quel punto di vista: tutti i miei coetanei mangiavano come se non ci fosse un domani. Venivano a far merenda a casa mia e mentre io arrivavo appena a metà del mio panino, magari loro ne facevano fuori due o tre. E lì scattava il "convincimento per umiliazione".
  
- "Vedi? Guarda loro come mangiano! Non diventerai mai forte se non mangi!"
Sacco vuoto non sta in piedi... Le rane nella pancia... Per forza sei sempre ammalato, non mangi... Mangia che sei magro... Almeno una volta al giorno, da tutta la vita finché ne ho memoria, ho sentito una di queste frasi. Tant'è che dopo la centesima volta, mi stufai perfino di spiegare che non lo facevo apposta, ma proprio non ce la facevo. E mi sentivo in colpa, per essere così debole, rispetto agli altri che mangiavano come lupi, stavano sempre bene di salute e davano così tanta soddisfazione a mia nonna...
  
La cosa con gli anni non migliorò: il periodo dell'adolescenza lo passai a nutrirmi soprattutto di antibiotici. Lavoravo molto, più di quanto avrei dovuto... il mio corpo si ammalava, ma io mi impasticcavo e andavo comunque. Passai così i miei 5 anni di superiori: tra lastre ai polmoni, mal di pancia e bruciori di stomaco continui, duro lavoro...
  
Osservavo i miei coetanei, che bevevano, fumavano, stavano in giro a divertirsi e "cuccare ragazze"... e stavano bene ed erano forti. Uscii con loro qualche volta, ma più che essere bersaglio di scherzi per la mia stanchezza (mi alzavo alle 5, grazie al cazzo) e per il fatto di tossire come un vecchio di 80 anni, non ottenevo. Ci provai addirittura con delle ragazze, ma le risposte che ricevetti erano... beh, la più gentile fu quella che mi disse "Come puoi piacere alle ragazze? Hai sempre questa aria disfatta, ti vesti come un vecchietto. Tossisci da far schifo, curati no?"
  
Né in famiglia, né tra gli amici ho mai trovato comprensione per la mia debolezza: così ho sempre tirato la carretta, lavorando, studiando, prendendomi cura di mia nonna che ovviamente peggiorava col passare degli anni. E mi isolai... la mia compagnia per anni furono unicamente libri e videogiochi. (Dio benedica Ironobu Sakaguci, creatore della saga di Final Fantasy)
   
In tutto ciò, trasversale ad ogni fase di età... il cattivo rapporto col cibo. Va da sé: stanchezza -> debolezza -> malattia -> medicine -> mancanza di appetito -> più stanchezza -> più debolezza -> più malattia... ecc ecc.
   
Tutto ciò per molti anni... E venne il giorno in cui smisi di mangiare. Non mangiai per... non so, due settimane forse. Lo feci per attirare l'attenzione, così, quando vidi che nessuno se n'era neppure accorto, ricominciai a mangiare, ricominciai con i mal di pancia, la cattiva digestione e via dicendo...
   
Odiavo il cibo: odiavo la mia debolezza... A 19 anni cominciai a praticare arti marziali: mi aiutò, moltissimo. Feci un'evoluzione straordinaria. Eppure, non mi bastava. I miei problemi col cibo migliorarono, ma restarono: mi impedirono di raggiungere il livello che avrei voluto. Migliorai in tecnica, determinazione, sicurezza, forza fisica... ma arrivai al mio limite e non lo accettai.
  
Raggiunto quello che era il mio limite fisico naturale, moltiplicai gli allenamenti. Ogni giorno, senza scampo. Odiavo il mio corpo, la mia debolezza, il mio stomaco e feci di tutto per autodistruggermi... quando questa follia giunse al termine, pesavo 57,5 kg, per un altezza di 1,77m... Giunto alla fine di quella follia, un giorno mi svegliai e non riuscivo più a camminare. Quella fu la fine della mia carriera di combattente.
   
Fu terribile: il corpo era pieno di adrenalina, prodotta dagli allenamenti. Smettendo di colpo, andai in crisi d'astinenza. Avevo crisi di rabbia, incubi... cosa ben peggiore, l'adrenalina fino ad allora prodotta, aveva abbassato di molto la mia soglia del dolore. Quando il livello scese... iniziarono le crisi di dolore. Dovetti prendere antidolorifici, solo per riuscire a dormire la notte: in tutto ciò, avevo comunque da lavorare, studiare per l'università, occuparmi di mia nonna. Mangiai meno, ma avendo eliminato di colpo 4 ore al giorno di attività fisica, recuperai comunque peso.
    
Fu così, che dopo tanta fatica, impegno, sacrificio... mi trovavo punto e a capo. Ero solo come un cane, pieno di lavoro, studi da finire, esami da dare... La svolta forse arrivò quell'11 dicembre del 2008. Quando dritto dritto finii in ospedale... Ho raccontato di come accadde, la mia ricerca del tesoro nascosto. Sarei forse dovuto morire quel giorno e invece tornai a nuova vita.
 
Da quel giorno il cibo cominciò ad avere un sapore diverso... mi accorsi che il cibo dell'ospedale era davvero schifoso e ne soffrii. Volevo mangiare cose buone, come se avessi voluto festeggiare. E ne avevo da festeggiare: ero vivo e quasi in salute!
 
Non fu facile, ma da allora la mia vita ha preso una via diversa: il cibo non è più un nemico. Non sono ingrassato, ma per lo meno non ho più dolori di stomaco, non ho più bruciori. Tornano, ovviamente, quando sono in fase di stress, quando faccio cose che non voglio fare, quando ho paura... Il mio stomaco è di fatto la mia cartina al tornasole, che mi segnala subito se ciò che sto facendo va bene o va male per me.
   
E' un piccolo cucciolo delicato, da trattare con le pinze. Una sorta di reciproca sopportazione che vorrei superare... Arrivare all'amore tra me e il cibo, sarebbe veramente il massimo della mia vita.
   
Mi è successo, una sola volta. Ma questa è un'altra storia, che racconterò, forse domani. Ho amato il cibo... vorrei poterci riuscire tutti i giorni e, chissà, forse un giorno ci riuscirò.
 


12 commenti:

  1. Che "sinfonia cacofonica" di informazioni questo post!
    Se ne avrebbero da discutere di argomenti ma dato che io mi sento tirato in causa soprattutto sulla parte di conoscenze fatte quando non stavi troppo bene discuto di quello.
    Le persone che non sono rimaste nella tua vita non condividevano nulla con te, alle solite il motto è "meglio perderle che trovarle" e non è un modo di denigrare loro, come loro erano sbagliate per te, tu eri sbagliato per loro, in fondo ciò che ci unisce a questo mondo è la diversità e ci rende normali ogni nostra stranezza!
    E' stato un caso se la vita ci ha portato a reincontraric ma la prima volta che ti conobbi non vidi i vestiti o la magrezza vidi un'idiota! Sono passati gli anni la nostra conoscenza è mutata, ti considero un amico (e sai che sono pochi a fregiarsi di tale sfiga) ma curiosamente ti vedo sempre come un'idiota! Qualsiasi cosa tu faccia, con qualsiasi entità tu abbi a rapporti (cibo, amicizie, amori, nodi di nave) tu sei smepre tu, alle volte la tua consapevolezza di quello che sei ti potrà sfuggire ma mi fa piacere avere a che fare con te, un'idiota che però ha la straordinario pregio di fare autocritica e di sopportare un'altro idiota, quale sono io che alla fine ha capito che di sbagliato al mondo alle volte ci sono solo gli incontri ma che comunque anche gli incontri sbagliati portano ad accrescere!

    { musica di violino e lacrimoni .... disgustoso!}

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    1. Beh, hai ragione: forse ho accusato le persone della mia sofferenza, sbagliando... Il fatto è, che non trovando persone per cui andavo bene, ho davvero sofferto la solitudine.

      Ora ho trovato molte persone con cui condivido molte cose e sono contento: ma ogni tanto il passato torna a tormentarmi...

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  2. Il passato tornerà sempre,ma via via sarà sempre più lontano,a meno che una persona non voglia affogarci nel suo passato.Hai fatto grandi passi avanti...un abbraccio.

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    1. Sì, ho fatto molti passi avanti.
      E sì, a volte ho la sensazione di voler affogare nel mio passato...
      E' così... comodo perdersi nei rimpianti.

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  3. Io come Neve mi sento di dirti che quando ti conobbi non vidi i tuoi vestiti o la tua magrezza (visto che il mio uomo è pure più magro di te e mi bastava lui da guardare!:))), mi colpì il tuo sguardo rivolto verso il basso, dopo anni imparasti a guardarmi negli occhi e avvenne la tua rivoluzione!!:))
    Sei un idiota a pensare che chi ti vuole bene davvero possa focalizzare l'attenzione su quelli che tu reputi difetti!Chi vuole bene davvero si preoccupa di altre cose e resta anche se le tratti male in un momento di difficoltà!
    Il passato ci tormenta sempre tutti quanti, ma il bello è poter avere persone su cui contare!
    Ricordiamoci sempre che le persone sono un nostro specchio, ce la prendiamo con loro perché riflettono quello che ci angustia dentro e diamo a loro la colpa di ciò che ci cruccia....un problema vecchio come il mondo!!
    Pensa a me hanno sempre detto "ancora mangi??E basta che ingrassi, poi stai male e poi invecchi da sola!!"..pensa una bambina di 10 anni quanto possa aver sofferto sentendosi dire cose del genere!
    L'autostima non so più neanche dove fosse finita....prima di lasciarmi andare davvero (senza fingere) con un uomo ho dovuto compiere 19 anni e ancora oggi mangiare mi piace, ma ho sempre paura che qualcuno possa dirmi "basta mangiare che poi rotoli"!!:((
    Anche a te piace Final Fantasy..... ma che è una congiura???!!!!

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    1. Beh sì, la teoria la conosco bene.
      E' poi mettere in pratica il difficile... ma come si dice? L'importante non è non cadere mai, ma rialzarsi dopo ogni caduta.

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  4. Sono morta dal ridere (scusa se esordisco così) per la frase di Adhara "Pensa a me hanno sempre detto "ancora mangi??E basta che ingrassi, poi stai male e poi invecchi da sola!!"" perché io ho vissuto la stessa cosa!
    Ero in sovrappeso per evidenti carenze affettive, il cibo era per me una specie di "sicurezza" che riempiva i miei vuoti interiori e tutto quello che le persone, i parenti, avevano da dirmi era una frase come quella.
    Io ho dimostrato a tutti che anche da "obesa", perché lo ero, ho potuto avere tutto quello che volevo: amici veri, uomini belli, intelligenti, anche ambiti, ho avuto soddisfazioni lavorative e umane. I miei ex non fanno che dirmelo "eri stupenda anche 25kg in più" e tanto mi basta perché chi mi guardava e mi diceva "sarai sola e grassa" ora è sola/o o con una relazione disgustosa e priva di senso.

    Passatemelo "ma vaffanculo" chi critica a sproposito e usa frasi denigranti nei confronti di chi ha un problema alimentare (sia esso bulimia o anoressia) o semplicemente chi è una buona o cattiva forchetta, che senso ha criticare gli altri in una cosa così intima come il mangiare?!
    Ma che senso ha criticare senza conoscere?

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    1. "...anche da "obesa", perché lo ero, ho potuto avere tutto quello che volevo: amici veri, uomini belli, intelligenti, anche ambiti, ho avuto soddisfazioni lavorative e umane..."

      Ecco, penso che la differenza sia tutta lì... Certo la colpa è mia: ho ceduto alle "critiche", ho quasi pensato che fosse giusto, una giusta punizione per la mia debolezza. Me lo meritavo...

      E così mi sono isolato, patendo la solitudine. E capita che adesso, anche in compagnia, io mi senta comunque solo... E' una brutta sensazione...

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    2. La solitudine è una condizione esistenziale, non dipende da come si è fisicamente o come è il nostro relazionarci agli altri.
      E' molto complesso il concetto di solitudine esistenziale.

      Riguardo alla debolezza Joker, non sono d'accordo... Pensi che io mi facessi del bene a perseverare nell'essere ciò che sono? Sotto un certo profilo sì, perché sono stata coerente con me stessa e non mi sono fatta sopraffare dalle critiche, ma qual'è il prezzo che ho pagato?
      Sono una ex obesa con ancora qualche problema alimentare, sono consapevole di ciò che mangio ora, ma anche del danno che ho creato al mio corpo. Non ho dovuto fare interventi, sono dimagrita da sola, ma 15 anni di sovrappeso non sono pochi e il corpo lo sa bene. Le ripercussioni psicologiche poi sono quelle più pesanti è vero che ho potuto avere comunque tutto, ma ho dovuto soffrire molto perché anche quando cambi, non sei mai abbastanza per chi ti critica.
      Pensi che mio padre mi abbia mai detto "sono fiero di te"?
      Grassa o magra, mi trovo comunque a fare i conti con me stessa per il mio passato e presente, indipendentemente dal percorso che ho fatto o avrei potuto fare ciò che conta è che sono consapevole di me ora.

      Devi essere fiero di te, dei progressi che hai fatto e di dove sei ora.
      Un abbraccio.

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    3. Beh, lo sono :)
      Ogni tanto mi concedo un momento di sconforto.

      Un abbraccio a te

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  5. Potrei dire la mia ma già ne ho parlato. Sono rimasta colpita dalla frese di Joker nell'ultimo commento, quella che si riferiva allo sentirsi soli anche in compagnia. Purtroppo la sento molto mia. E si che ho rapporti veri, autentici con diverse persone eppure, inesorabilmente mi chiudo in me stessa, e mi sembra quasi di non poterci far niente.

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