venerdì 20 dicembre 2013

Un anno memorabile


E così, anche questo 2013 sta volgendo al termine.
Torno con la mente ad un anno fa... il 20 dicembre 2012: doveva finire il mondo allora... ('N tu culu i Maya)
   
A volte penso che forse il mondo è finito davvero quel giorno e io non me ne sono accorto: altrimenti non so come spiegarlo, come dare un senso all'accelerazione che la mia vita ha preso in soli 12 mesi.
  
Lo dico qui ed ora, chiamando gli spiriti a testimoni, che non posso esitare nel dire che di tutti gli anni della mia vita, questo è stato senza il minimo dubbio il più spettacolare!!
  
Ne ho scritte e raccontate... di cotte e di crude, su questo blog: e non ho raccontato tutto. La politica, ad esempio, ho cercato di tenerla fuori...
 
Ricordo, come pochi giorni prima del 20 dicembre 2012, una sensitiva di mia conoscenza mi spiegò questo semplice esercizio: "La fine del ciclo Maya, non ha niente a che vedere con la fine del mondo. E' solo la fine di un ciclo. Nei prossimi mesi, un vento di energia avvolgerà la Terra, per portarla attraverso il portale: uscirà dal vecchio ciclo ed entrerà nel nuovo. Ti sentirai spesso confuso, disperato, perduto... Allora, quando ti capiterà, immaginati come un marinaio sulla tua barca: il cielo è mutato, le stelle sono diverse, non ti sai orientare... Ma il vento soffia, soffia forte: allora immagina di alzare le vele e senti dentro di te che questo vento di energia che gonfia le tue vele è buono e che, se lo segui, ti porterà nella giusta direzione."
 
O insomma, più o meno: forse l'ho colorata un po', ma il senso è quello. E cavolo... ma vuoi vedere che quella pazza furiosa forse ci ha preso davvero? E' proprio così che ho vissuto questo anno: trascinato da un vento che non posso contrastare, ma di cui mi posso solo fidare.
 
E ho avuto paura, sì: altroché se l'ho avuta. E ho sofferto, ho sofferto in ogni fibra del mio corpo come non pensavo di poter soffirire... Ho anche gioito e goduto, ho amato e perduto. Ho ferito e umiliato e a mia volta lo sono stato.
  
Che anno... che anno!! Scrissi un post a marzo, 1/3 di 2013. Avevo ragione... oh sì. Che strano rileggere oggi quelle parole...
   
E ora, dopo 12 mesi in cui la mia vita è stata rivoltata come un calzino e tutto quanto è sottosopra... ho una sensazione stranissima.
 
E' come se il tempo avesse improvvisamente deciso di... riempirsi. Ogni istante è denso, consistente: non è più come aria o come sabbia, i cui fini granelli scivolano tra le dita. Scorre sì, ma come un lento scivolare, come fosse crema pasticcera, che viene versata da un unvisibile cuoco nei miei giorni... Ha sapore, colore, consistenza.
 
Chiudo gli occhi e sento il lento ruotare degli astri... Respiro e sento che non sto solo respirando: improvvisamente sono consapevole dell'ossigeno che si irradia in ogni cellula.
 
Intendiamoci, la mia vita non è rallentata: è accelerata in continuazione, come un'auto senza freni giù da una discesa. I giorni sono come fotogrammi di un film impazzito!! Schizzano via che è un piacere!! Eppure... è lenta: mi avvolge... mi accarezza... mi culla. E' crema che scende, lenta, ricca, morbida...
  
In questo primo anniversario della fine del mondo, in questi 12 mesi di attraversamento... sono assolutamente certo di una cosa.
  
Questo è solo l'inizio!


mercoledì 18 dicembre 2013

Indietro non si torna

Una parte di me è stata uccisa: così, all'improvviso...
   
Sono stati giorni pieni e senza sosta: il 2013 è stato un anno sconvolgente, ma ho la vaga idea che il 2014 lo sarà di più. E una parte di me non è sopravvissuta a questo sforzo.
   
Non so dire ora cosa sia rimasto... per ora la sensazione è strana, quasi di anestesia.
  
E' stata un'esecuzione in piena regola: per i crimini perpetrati contro il reame di JokerLand, ti condanno a morte tramite fucilazione.
  
E uno dei miei molti "IO", chiese l'ultima sigaretta, camminò tranquillamente fino al muro delle esecuzioni e quando una guardia si avvicinò con la benda, scosse la testa sdegnata. 
   
"Risparmiate il mio volto, mirate al cuore..."* Disse.
  
Partì quindi il rullo dei tamburelli... "Caricat"... "Puntat"... "Fuoco!"
 
Una selva di colpi le investì il petto... uno dei soldati alzò invece il fucile e sparò in aria. Fu così che scomparve una parte di me.
    
Le persone, le nazioni, perfino il mondo, forse hanno un destino: a volte perché qualcuno possa andare avanti, qualcun altro si deve fermare. A volte, perché qualcuno possa vivere, qualcun altro deve morire. Speriamo che il loro sacrificio non sia vano e, se non altro, speriamo che qualcuno li ricordi almeno con una bella canzone...
 
*Fucilazione di Murat: dalla quale è tratta la frase citata.

martedì 10 dicembre 2013

Dream

Give me all the gold of the world... I will be happy, but I will not stop.
Give me peace, give me armony, the solution of every problem, the key of every secret... I will be grateful, but I will not stop.
Give me all the love of the universe... I will be full of joy, but... I will not stop.
It's so: a dreamer is not searching for happyness. He's only searching for another dream to chase...


giovedì 5 dicembre 2013

Il Dragòn, il Toro e il tesoro

Tanto tempo fa, il villaggio di Beillaz si trovò ad affrontare una terribile carestia, dovuta all'abbassamento improvviso delle temperature. Anno dopo anno, i raccolti si impoverivano e le provviste accumulate si assottigliavano.
    
Come se non bastasse, un Dragòn si era risvegliato nelle profondità delle cave, scavate dai saraceni alla ricerca dell'oro, di passaggio in quelle valli più di 1000 anni prima. La notte, complice il gelo, il buio e la scarsità di prede, imperversava sul villaggio. Bisognava chiudersi in casa, assieme al bestiame: qualunque animale o persona si avventurasse fuori dopo la mezzanotte, non aveva alcuno scampo.
     
Tranne il piccolo Luis. Raccontano che una notte lo videro tornare, graffiato, sanguinante, stravolto... ma vivo! Era rimasto fuori, imprudentemente e il Dragòn lo aveva attaccato: ma il bambino era miracolosamente scampato alla bestia, rifugiandosi in una tana di coniglio, particolarmente profonda e incavata tra solide rocce.
    
Al sollievo di tutto il villaggio, seguì però la sorpresa: il piccolo Luis infatti raccontò una cosa straordinaria. Aveva visto il Dragòn molto da vicino: dalla gola, lungo il collo e su tutta l'enorme pancia, il mostro era lettarlmente ricoperto di lamine d'oro e pietre prezione. Un tesoro di un valore inestimabile! I saraceni avevano davvero trovato l'oro! Non avevano potuto prenderlo a causa del Dragòn.
    
La situazione al villaggio era tragica: la carestia mordeva, quel tesoro favoloso rappresentava la salvezza! Come prenderlo però? Bisognava uccidere il Dragòn, ma come? Alcuni uomini si proposero di affrontarlo, con falci e forconi o chiedendo al fabbro di fabbricare delle lance: ma l'idea fu subito scartata. Chiunque avesse provato ad avvinarsi al mostro era stato fatto a pezzi in pochi istanti.
     
Fu un anziano a suggerire la risposta. Nella sua stalla era nato un piccolo torello.
- "Lo nutriremo! Lo faremo diventare enorme e fortissimo! Quando sarà il momento, affronterà il Dragòn!"
- "Ma ci vorrà tantissimo tempo!" Obiettarono alcuni.
L'idea era un po' balzana, ma nessuno seppe proporre nulla di meglio... Così, tutti gli abitanti contribuirono a nutrire il torello neonato. Fu nutrito nonostante la carestia, reso aggressivo con angherie e cattiverie: addestrato con un fantoccio a forma di Dragòn premiato con leccornie quando lo faceva a pezzi, punito se non lo attaccava.
     
E il Toro crebbe: divenne enorme... passarono però 4 lunghi anni. Fu considerato solo allora pronto ad affrontare il Dragòn; anche perché ormai era divenuto così grosso e aggressivo, che gli abitanti lo temevano ormai come lo stesso mostro che avrebbe dovuto combattere.
     
Infine, una notte invernale di luna piena, si decise che era venuto il momento. Il fabbro aveva fabbricato, per l'occasione, un lungo corno d'acciaio, che venne fissato con una staffa sulla fronte del Toro: così, oltre alle sue enormi corna, avrebbe avuto anche quell'arma. Venne quindi sciolto dai legacci e lasciato libero per le vie del paese...
     
Che cosa non udirono gli abitanti di Orbeillaz quella notte!! Ruggiti, muggiti, una lotta furiosa che fece tremare l'intero villaggio. Tutta la notte andò avanti la battaglia... fino a quando non sorse il pallido sole invernale.
     
Scese il silenzio, ma ci volle comunque un bel po', prima che gli abitanti avessero il coraggio di uscire allo scoperto. Sconcertati, osservarono il villaggio messo sottosopra dalla furente lotta... ma un grido di esultanza si sollevò, quando in una radura poco lontano dalle case, videro la carcassa del Dragòn, abbattuto, morto!
    
Tutti accorsero a festeggiare: chi ballava, chi prendeva a calci l'enorme corpo del mostro, chi pensava già a scuoiarlo e a recuperare oro e preziosi. Il villaggio era salvo! E ricco!
     
Ad un certo punto, qualcuno tornò in sé ed esclamò:
- "Ma... e il Toro?"
Tutti si bloccarono di colpo. Già, non vi era traccia del Toro, come era possibile? Alcuni si guardarono attorno preoccupati: era un animale pericoloso!
- "Non abbiate paura." Disse infine chi si occupava dello scuoiamento del Dragòn. "Ecco il nostro Toro..."
Tutti si avvicinarono sorpresi: all'interno della pancia sventrata del mostro, si potevano vedere i poveri resti del Toro... Esso aveva perso la battaglia! Il Dragòn lo aveva sconfitto... ma, per grande fortuna del villaggio, dopo averlo ucciso aveva pensato bene di mangiarlo. E così facendo, aveva ingoiato anche il lungo corno d'acciaio, di cui il Toro era stato dotato. E così il Dragòn si era squarciato la gola... morendo dissanguato.
      
Grazie all'oro del corpo del Dragòn, il villaggio di Beillaz prosperò: furono riaperte le cave degli antichi saraceni e nuovi giacimenti vi furono trovati. Il villaggio era posato su un'immensa miniera piena di ricchezze! E fu così che cambiò nome: da Beillaz, che in lingua antica significa "costruzione", venne ribattezzato "Orbeillaz" ovvero, "costruita sull'oro".
      
    
Non so disegnare e l'unica immagine riconducibile alla storia che ho trovato è questa. Qualcuno sarebbe capace a fare un disegno, che bene si adatti a questo racconto del mio villaggio?

mercoledì 4 dicembre 2013

Consigli per il bloggaggio

Dlin dlon, pubblicità!
Marina ha detto no al colesterolo... ed è morta lo stesso. Quindi fatevi questo test, preso dal blog Re Interiore.

Non credo a queste cose, ovviamente e non lo farò mai, ma se vi interessa qui c'è il risultato di un "mio amico" che lo ha fatto. Mica io, che sono sopra queste cose... Conoscendo il "mio amico" devo dire che ci ha preso abbastanza...



lunedì 2 dicembre 2013

Desideri, ossessioni, felicità

Io voglio.
Voglio tante cose. In genere voglio quello che non ho.
   
Quando ho quello che voglio, sono felice: quando non ho quello che voglio... in genere lo voglio di più.
    
Succede così di diventare ossessionati: sono stato ossessionato molte volte, ma sempre da quello che non avevo, non posso essere ossessionato da quello che ho. L'ossessione però è subdola e, quando ho qualcosa che mi rende felice, ecco che mi ossessiona il pensiero di perdere quella cosa.
   
Insomma, l'ossessione non è mai rivolta verso qualcosa di reale: per questo è così stupida. E' una sensazione di pancia, emozionale, irrazionale... ciò non toglie che sia stupida. Sono spesso ossessionato dal momento della mia morte: lo so che è stupido e lo sapeva anche Epicuro.
   
"La morte, il più atroce dunque di tutti i mali, non esiste per noi. Quando noi viviamo la morte non c'è, quando c'è lei non ci siamo noi. Non è nulla né per i vivi né per i morti. Per i vivi non c'è, i morti non sono più."
   
E lo stesso vale per ogni ossessione: siamo ossessionati da qualcosa che non esiste. L'ossessione è sempre illusione. Bello, figo, la teoria non fa una piega. Una cosa è dirlo... un'altra è sentirlo. Dire a qualcuno "Non devi essere ossessionato da..." è un po' come dirgli "Non pensare ad un elefante rosa." L'avete visto vero, l'elefante rosa: ho scoperto che non devo drogarmi per vederlo.
   
Ma che cosa provoca l'ossessione? L'ossessione è provocata dal desiderio. Un giorno mi sveglio e mi rendo conto di volere qualcosa... e quel qualcosa diventa, nella mia pancia, qualcosa in grado di rendermi felice. Non solo: l'assenza dell'oggetto del desiderio, è qualcosa in grado di rendermi infelice e questo è molto peggio... Sì, perché se associo una persona, un oggetto, un'esperienza, qualunque cosa alla mia felicità, l'assenza di quella tal cosa significa anche assenza della mia felicità.
  
Ho appena dato a qualcuno fuori di me, il controllo del mio stato d'animo.
   
C'è chi pone rimedio a ciò, lavorando intensamente per non avere desideri. E magari, purtroppo per lui, ci riesce perfino. Io ci ho provato, ho lavorato intensamente per non avere desideri... per fortuna non ce l'ho fatta.
   
Non c'è scampo, non ci sono ricette: desiderare, volere, significa esporsi al rischio di soffrire. Non c'è meditazione, trucco, medicina per questo. Voglio quella donna, quella donna dice "No" e io soffro: soffro perché la voglio. Ho fatto molte volte la cosa inversa: voglio quella donna, ma per paura della figuraccia, non dico nulla e me lo tengo. Tutti in coro, forza: "No! E' sbagliato! Bisogna osare! Bisogna buttarsi! Bla bla!"
   
Gran bel coro di cazzate: facciamo quello che ci sentiamo di fare. Se voglio qualcosa, ma non mi sbatto per averla... vuol dire che, o non la voglio davvero, oppure non sono pronto per averla. Ho visto troppe persone, spinte dalla necessità di fare, avere, conquistare a tutti i costi, che non hanno rispetto né per sé stesse, né per gli altri: ne vedo una ogni volta che mi guardo allo specchio... Si possono fare danni... Il grande dono dell'essere umano è scegliere: se seguissi ogni voglia e ogni istinto, dove starebbe questo grande dono? Io scelgo: sì è sì, no è no, forse è forse. Autodeterminazione.
   
E la felicità? Grande mistero umano. Riconoscere ciò che mi fa felice, felice davvero, è difficile. Vedere ciò che mi renderà felice, ma dopo un bel po' di merda, botte e sofferenza, ancora più difficile. E dopo sangue, botte e merda, raggiunta l'agognata felicità... so già che durerà poco. Sì, perché ho un animo mutevole, continuamente in trasformazione. Essere costante in qualcosa mi è davvero arduo.
   
Disciplina: ci va una gran disciplina. Non voglio correre dietro ad ogni "voglia momentanea", come una banderuola nel vento. Non giudico chi sceglie di farlo, ma io ho "scelto" diversamente. Non mi sento di autodeterminarmi, se corro dietro a tutti i pensieri che mi attraversano, come una banderuola sbatacchiata dal vento.
  
E allora? Allora quello che ho scelto di fare è darmi una direzione. Una direzione che mi porti dove penso che sarò felice? No, assolutamente. Ho scelto di essere felice comunque, ma di battermi per avere ciò che desidero. Sì, perché ho deciso che non legherò la mia felicità a qualcosa che non c'è. E ho scelto che non rinuncerò ai miei desideri: ne ho molti, troppi, alcuni decisamente bizzarri... so già che tutti non li potrò soddisfare. E soffrirò per questo, so già che ne soffrirò... ma lo accetto.
  
Non è una ricetta per la felicità: la felicità, alla fine, è solo una scelta.
 

venerdì 29 novembre 2013

Quando una stella muore...

Ison non ce l'ha fatta...
    
La piccola stella di ghiaccio ha affrontato coraggiosamente il gigante di fuoco, il Sole... e come un prode guerriero dei tempi antichi è perita nel tentativo.
     
Ecco un video dell'evento, ripreso dai telescopi NASA.
    
Qualcosa è rimasto... qualcosa prosegue la sua corsa: come un prode cavaliere, che affronta un mostro di fuoco e il cavallo prosegue nella corsa, ormai privo del suo prode condottiero...
    
Una stella muore... l'Universo agisce in modo strano, a volte crudele. Ci toglie a volte delle stelle, prima ancora che abbiamo la possibilità di vederle. Una stella era in arrivo, lo sapevamo, l'aspettavamo... L'Universo, il destino, il caso, Dio, chi per essi... ha deciso diversamente.
    
E non ci possiamo arrabbiare con nessuno, solo piangere la stella che avevamo sperato di vedere; piangere per quello stupore che non potremo provare; piangere per quell'amore che non potremo dare...
    
Addio piccola stella...
   

mercoledì 27 novembre 2013

Cibo: quella volta che...

Accade che, ogni tanto, nella vita capitino piccoli miracoli.
Sono così rari e proprio per questo, così preziosi.
    
Un giorno come tanti, un momento come tanti, ebbi un incontro inaspettato. Ovviamente una donna, bellissima e affascinante, come ogni donna incontrata per caso, di ogni storia che si rispetti. E come ogni storia che si rispetti, finimmo, per puro caso, a mangiare insieme, in una tavolata di circa 30 persone, gomito a gomito.
    
Mangiare... ero nervoso e non vedevo l'ora di andarmene. Dicevo cavolate a raffica, battute stupide, come quei bambini che esprimono un disagio, non facendo i capricci, ma ridendo e facendo i pagliacci. Ero nervoso perché tutti mangiavano di gusto, mentre io, tanto per cambiare, avevo lo stomaco bloccato. Avevo viaggiato molto, in treno e poi in fuoristrada... niente di strano: ma quando ho lo stomaco bloccato, non c'è nulla di peggio per me che vedere gente che mangia. Chi mi conosce lo sa... o mi distraggo facendo il coglione, o rischio di dover correre in bagno a vomitare...
     
Fatto sta che questa ragazza di fianco a me, sembrò accorgersi del mio problema. Posò la forchetta e il coltello e mi mise un braccio attorno alle spalle.
      
- "Ehi..." Mi disse. "Don't worry... What's wrong?" (Ehi, non ti preoccupare. Che c'è che non va?)
Le spiegai del mio problema, del cibo, che non riuscivo a mangiare e che mi sentivo nervoso...
  
Lei sorrise: mi mise una mano sugli occhi, chiudendomeli completamente. "Don't move." Disse, non muoverti. Restai... in attesa, per diversi secondi: poi un dito si insinuò tra le mie labbra. Non entrò nella bocca, restò là, sulle labbra. Le percorse sul bordo, all'esterno, all'interno... finché non mi venne naturale chiuderle, in quella maniera che fanno le donne dopo essersi messe il rossetto. Immediatamente, un sapore dolce e caldo mi invase la bocca: miele, mi aveva passato del miele sulle labbra. Avrei voluto leccarmi le labbra, ma non osai, forse per timidezza...
  
Di nuovo, le dita toccarono le mie labbra, di nuovo lo stesso gioco... stavolta, però, si insinuarono tra i denti: morsi delicatamente quel dito intruso, lo tenni fermo... lo leccai. Quando lo lasciai andare, restai con la bocca aperta, in attesa del prossimo boccone... in attesa del cibo. Ero ansioso, forse per la prima volta nella mia vita, di essere nutrito, di ricevere cibo.
  
- "Take your eyes closed..." mi sussurrò la voce all'orecchio, mentre la mano che li copriva veniva tolta.
Obbedii e restai ad occhi chiusi: sentii del movimento, poi qualcosa di morbido mi avvolse la testa e gli occhi. Mi resi conto di essere stato bendato. La mia sedia fu allontanata leggermente dal tavolo e la ragazza mi si sedette sopra, a cavalcioni... sentivo il suo fiato caldo sul mio viso...
  
Sentii di nuovo qualcosa toccarmi le labbra... cibo? Era una carota bollita: ci scappò da ridere, mentre le sue dita, che ancora sapevano di miele, guidavano quel boccone nella mia bocca. Percepii... gustai quel semplice ortaggio, come fosse stata ambrosia degli dei... Seguirono altri bocconi, venivo nutrito a quel modo. Ridemmo ancora, quando cercando di darmi da bere, rovesciai l'acqua... ma che importava.
  
Realizzai all'improvviso una cosa... Fino ad allora, mangiare era stato un gesto meccanico, privo quasi di significato. In quel momento, invece... sentii che mi stavo nutrendo davvero, non solo di cibo, ma anche di amore. Ogni gesto aveva un significato, era bello, un gesto da gustare ogni istante: non era un ingurgitare selvaggio, una violenza sperando che arrivasse presto la fine. Anzi... godevo nel mangiare, aspettavo con ansia il boccone successivo. Io, che avevo sempre odiato il cibo; io, che stavo male alla sola idea di dover mangiare; sentii il nodo al mio stomaco, praticamente perenne, sciogliersi...
  
E mi sciolsi anche io... iniziai a piangere come un bambino. Una bellissima donna era a cavalcioni su di me, e mi nutriva con le mani: una delle scene più erotiche che si possano immaginare. E io, invece di allungare le mani, immaginare sesso selvaggio ecc ecc... piangevo. Ed era un pianto di commozione: un senso di liberazione, come mai avevo provato prima nella mia vita. Mi sentii bambino, mi sentii accudito e mi abbandonai...
  
Finito di mangiare, venni sbendato: notai subito che, attorno a noi, molti ci avevano imitato. Chi nutriva lei, chi nutriva lui... Il solito chiacchiericcio da tavolata era sparito: nemmeno lo sferragliare delle forchette si udiva, poiché nessuno più le usava. Ogni gesto aveva... valore. E andava gustato in silenzio, quasi in contemplazione.
   
La ragazza mi guardò sorridente e, senza dire una parola, se ne andò... rimasi là, sulla mia sedia, con lo sguardo sognante e il viso rigato di lacrime. Certe cose andrebbero coltivate: coltivate, continuate, senza permettere che l'ego le distolga. L'euforia di quell'esperienza perdurò in me per circa una settimana, poi, piano piano, si dissolse: tornai alla vita reale, al trangugiare il cibo, guardando l'orologio, chiacchierando, pensando ad altro...
 
Da allora non mi è mai più capitato, di sentirmi così... ma è successo, non è stato un sogno. Da allora, anche se non sono stato ancora capace di rifarlo, io lo so che posso: posso amare il cibo.
  
   
 

lunedì 25 novembre 2013

Cibo: la mia tortura?

Il mio rapporto con il cibo è sempre stato difficile, da ché ne ho memoria.
Ho vaghi ricordi, dell'asilo: ricordo l'ausiliaria della mensa, a cui io dicevo "Questo non mi va. Non ne voglio più", che mi rispondeva "Non ti alzi finché non hai finito tutto!" e mi metteva tutto, anche quello che io le dicevo che non mi piaceva e non avrei mangiato.
   
Finiva che per sfuggire a quell'imposizione, mi nascondevo il cibo nelle tasche: prima avevo tentato gettandolo a terra, sotto il tavolo, ma ero stato severamente punito e sgridato...
  
Carne e pomodori erano le pietanze più difficili: i pomodori soprattutto, non ne toccai più nemmeno uno per sbaglio, fino ai 25 anni, tanto fu il trauma.
  
Non che a casa andasse meglio: l'ingrediente principale di ogni pasto era la "debolezza". Mia nonna era vissuta in un'epoca in cui i bambini si nutrivano come si poteva... ed era ancora convinta che fosse così. Chissà che delusione sono stato per lei da quel punto di vista: tutti i miei coetanei mangiavano come se non ci fosse un domani. Venivano a far merenda a casa mia e mentre io arrivavo appena a metà del mio panino, magari loro ne facevano fuori due o tre. E lì scattava il "convincimento per umiliazione".
  
- "Vedi? Guarda loro come mangiano! Non diventerai mai forte se non mangi!"
Sacco vuoto non sta in piedi... Le rane nella pancia... Per forza sei sempre ammalato, non mangi... Mangia che sei magro... Almeno una volta al giorno, da tutta la vita finché ne ho memoria, ho sentito una di queste frasi. Tant'è che dopo la centesima volta, mi stufai perfino di spiegare che non lo facevo apposta, ma proprio non ce la facevo. E mi sentivo in colpa, per essere così debole, rispetto agli altri che mangiavano come lupi, stavano sempre bene di salute e davano così tanta soddisfazione a mia nonna...
  
La cosa con gli anni non migliorò: il periodo dell'adolescenza lo passai a nutrirmi soprattutto di antibiotici. Lavoravo molto, più di quanto avrei dovuto... il mio corpo si ammalava, ma io mi impasticcavo e andavo comunque. Passai così i miei 5 anni di superiori: tra lastre ai polmoni, mal di pancia e bruciori di stomaco continui, duro lavoro...
  
Osservavo i miei coetanei, che bevevano, fumavano, stavano in giro a divertirsi e "cuccare ragazze"... e stavano bene ed erano forti. Uscii con loro qualche volta, ma più che essere bersaglio di scherzi per la mia stanchezza (mi alzavo alle 5, grazie al cazzo) e per il fatto di tossire come un vecchio di 80 anni, non ottenevo. Ci provai addirittura con delle ragazze, ma le risposte che ricevetti erano... beh, la più gentile fu quella che mi disse "Come puoi piacere alle ragazze? Hai sempre questa aria disfatta, ti vesti come un vecchietto. Tossisci da far schifo, curati no?"
  
Né in famiglia, né tra gli amici ho mai trovato comprensione per la mia debolezza: così ho sempre tirato la carretta, lavorando, studiando, prendendomi cura di mia nonna che ovviamente peggiorava col passare degli anni. E mi isolai... la mia compagnia per anni furono unicamente libri e videogiochi. (Dio benedica Ironobu Sakaguci, creatore della saga di Final Fantasy)
   
In tutto ciò, trasversale ad ogni fase di età... il cattivo rapporto col cibo. Va da sé: stanchezza -> debolezza -> malattia -> medicine -> mancanza di appetito -> più stanchezza -> più debolezza -> più malattia... ecc ecc.
   
Tutto ciò per molti anni... E venne il giorno in cui smisi di mangiare. Non mangiai per... non so, due settimane forse. Lo feci per attirare l'attenzione, così, quando vidi che nessuno se n'era neppure accorto, ricominciai a mangiare, ricominciai con i mal di pancia, la cattiva digestione e via dicendo...
   
Odiavo il cibo: odiavo la mia debolezza... A 19 anni cominciai a praticare arti marziali: mi aiutò, moltissimo. Feci un'evoluzione straordinaria. Eppure, non mi bastava. I miei problemi col cibo migliorarono, ma restarono: mi impedirono di raggiungere il livello che avrei voluto. Migliorai in tecnica, determinazione, sicurezza, forza fisica... ma arrivai al mio limite e non lo accettai.
  
Raggiunto quello che era il mio limite fisico naturale, moltiplicai gli allenamenti. Ogni giorno, senza scampo. Odiavo il mio corpo, la mia debolezza, il mio stomaco e feci di tutto per autodistruggermi... quando questa follia giunse al termine, pesavo 57,5 kg, per un altezza di 1,77m... Giunto alla fine di quella follia, un giorno mi svegliai e non riuscivo più a camminare. Quella fu la fine della mia carriera di combattente.
   
Fu terribile: il corpo era pieno di adrenalina, prodotta dagli allenamenti. Smettendo di colpo, andai in crisi d'astinenza. Avevo crisi di rabbia, incubi... cosa ben peggiore, l'adrenalina fino ad allora prodotta, aveva abbassato di molto la mia soglia del dolore. Quando il livello scese... iniziarono le crisi di dolore. Dovetti prendere antidolorifici, solo per riuscire a dormire la notte: in tutto ciò, avevo comunque da lavorare, studiare per l'università, occuparmi di mia nonna. Mangiai meno, ma avendo eliminato di colpo 4 ore al giorno di attività fisica, recuperai comunque peso.
    
Fu così, che dopo tanta fatica, impegno, sacrificio... mi trovavo punto e a capo. Ero solo come un cane, pieno di lavoro, studi da finire, esami da dare... La svolta forse arrivò quell'11 dicembre del 2008. Quando dritto dritto finii in ospedale... Ho raccontato di come accadde, la mia ricerca del tesoro nascosto. Sarei forse dovuto morire quel giorno e invece tornai a nuova vita.
 
Da quel giorno il cibo cominciò ad avere un sapore diverso... mi accorsi che il cibo dell'ospedale era davvero schifoso e ne soffrii. Volevo mangiare cose buone, come se avessi voluto festeggiare. E ne avevo da festeggiare: ero vivo e quasi in salute!
 
Non fu facile, ma da allora la mia vita ha preso una via diversa: il cibo non è più un nemico. Non sono ingrassato, ma per lo meno non ho più dolori di stomaco, non ho più bruciori. Tornano, ovviamente, quando sono in fase di stress, quando faccio cose che non voglio fare, quando ho paura... Il mio stomaco è di fatto la mia cartina al tornasole, che mi segnala subito se ciò che sto facendo va bene o va male per me.
   
E' un piccolo cucciolo delicato, da trattare con le pinze. Una sorta di reciproca sopportazione che vorrei superare... Arrivare all'amore tra me e il cibo, sarebbe veramente il massimo della mia vita.
   
Mi è successo, una sola volta. Ma questa è un'altra storia, che racconterò, forse domani. Ho amato il cibo... vorrei poterci riuscire tutti i giorni e, chissà, forse un giorno ci riuscirò.
 


domenica 24 novembre 2013

Happy birthday

Two years ago, this little place of thoughts, stories and pieces of soul was born.
I want to remember today, the first post of the Joker...
 
Many things have happened in this time, many changes have come. The way of the life is a mysterious thing, the future an unexplored land... But I want to go on, in this incredible and wonderfull adventure.
  
I can be anything I want to be!
Happy birthday to me!
  
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Due anni fa, nasceva questo piccolo spazio di pensieri, storie e pezzi d'anima.
Voglio ricordare oggi, il primo post del Joker... 
  
Molte cose sono successe in questo periodo, molti cambiamenti sono avvenuti. Il senso della vita è una cosa misteriosa, il futuro una terra inesplorata... Ma voglio andare avanti, in questa incredibile e fantastica avventura. 
 
Posso essere tutto ciò che voglio essere!
Tanti auguri a me!
 

venerdì 22 novembre 2013

La Gassa d'Amante

- "Allora, guarda, è facile: fai così.Formi un occhiello passando sopra il dormiente, fai passare il dormiente da sopra all'interno dell'occhiello, poi passi il corrente, da sotto, dentro l'ultimo occhiello del dormiente che hai formato. Infine prendi il corrente, con il relativo occhiello, ed il dormiente, e li tiri. Il nodo si capovolgerà formando una Gassa d'Amante. Facile no?"
     
Se in quel momento, Spok il Vulcaniano fosse stato teletrasportato dall'Enterprise direttamente sul ponte del Poveglia (Elan 31, cercatevelo su google, marinai d'acqua dolce che non siete altro), e mi avesse spiegato una ricetta di cucina del pianeta Vulcano a base di Skargat e Misung-ra, non avrei avuto la stessa espressione smarrita e confusa.
   
Lo skipper scoppiò a ridere, mi mise la corda in una mano, il disegno (uguale a quello su wikipedia) nell'altra e mi disse "Esercitati."
  
E come ogni cosa, che all'inizio sembra impossibile e la odi con tutto te stesso, nel momento in cui riuscii a realizzare la mia prima Gassa d'Amante, me ne innamorai follemente: da allora, giuro che lo faccio, quando ho bisogno di un anti-stress di emergenza, prendo la prima simil-corda che ho per le mani (stringhe di scarpa, caricatore del telefono, capelli lunghi di qualche malcapitata/o) e faccio e disfaccio questo nodo meraviglioso. Lo faccio verso destra, poi verso sinistra, lo faccio attorno alla gamba del tavolo, al mio polso, alla caviglia... e ovviamente in barca.
  
   
La caratteristica principale di questo nodo... è che una volta completato, non stringe! La figura è esplicativa: la dimensione data all'anello, resterà sempre uguale. Potete tirare quanto vi pare, ma la corda non si stringerà, come invece fa, ad esempio, un cappio.
   
Questo è il nodo principale e più utile. Lo si usa sulle vele, in quanto anche con un forte vento, il nodo non si "strizza". Tiene con una solidità ferrea, ma senza strozzare. Lo si usa per ripescare qualcuno che è finito a mare: se gli lanciaste un cappio e questo se lo mettesse attorno alla vita, tirandolo a bordo lo strizzereste come un limone... poraccio. Con la Gassa d'Amante, invece, la persona cascata in acqua si mette attorno alla vita un robusto anello di salvataggio, che lo porterà in salvo, senza stringerlo fino a fargli uscire gli occhi.
   
Ed ecco, l'origine del nome: Gassa d'Amante. L'amante... Un'amante ci lega, certo, ma non ci stringe: ci tiene con forza, ma senza soffocarci. Mi ha fatto riflettere molto... su come dovrebbe essere il rapporto tra le persone. 
   
Creare dei legami, che però ti lascino libero: ti sostengono quando tira il vento, soffia la tempesta. La Gassa d'Amante, una volta chiusa, è dura come l'acciaio: aiuta ad affrontare la tempesta, ma non si chiude, non "cattura", ma è impossibile da vincere. Lega, con dolcezza, ma con forza: è impossibile "romperla", ma nel momento in cui lo si desidera, si scioglie con dolcezza e facilità: è invicibile ed indomita, ma non è testarda. Cattura, avvolge, ma il suo abbraccio non è mai soffocante, né doloroso.
   
Carola in un commento, mi ha scritto che spesso il lasciar libere le persone, passa come menefreghismo. No, lasciar libere le persone, vuol dire amare come fa un amante: vuol dire legarsi, ma senza stringere. Proprio come fa una Gassa d'Amante...

Ed è una sensazione meravigliosa questa forza, che ti sostiene, ma non si impone: ti aiuta a raccogliere il vento della vita nel migliore dei modi, amica e consigliera, ma discreta e silenziosa. Percepisci il suo amore, ma non la sua invadenza; vi potete permettere entrambi un sano egoismo, senza per questo far venire meno l'importanza del legame che vi unisce. E' quell'amore allo stato puro, che crea quel legame indissolubile, ma libero. Forse una cosa del genere non esiste... A volte credo che sia un sentimento troppo puro e perfetto per essere possibile e reale. Quando mi scopro a pensarla così, prendo la mia cordicella e mi metto a fare un nodo...
  


giovedì 21 novembre 2013

Le leggi di Dio

Giusto, sbagliato.
Bene e male.
   
Sentiamo spesso dire che questi concetti sono soggettivi: ognuno ha il proprio concetto, su ciò che è giusto, su ciò che è sbagliato, bene, male... e in tutto ciò, un dubbio mi assale.
   
Esistono leggi che sono al di sopra degli uomini? Al di sopra delle opinioni? Leggi che sono valide sempre? Sono quelle che io chiamo le leggi di Dio.
   
Sofocle racconta la storia di Antigone, la quale seppellì il corpo del fratello Polinice, contro il volere del nuovo re di Tebe, Creonte. Antigone disubbidì alla legge del Re, andando incontro alla sua punizione, perché la legge del Re andava contro quella che era la legge degli Dei, a lui superiore, superiore a quella di qualunque uomo, che imponeva la sepoltura per i defunti.
 
Esistono queste "leggi di Dio"? Esistono "regole" che non possono essere discusse? I credenti di ogni religione ci hanno provato: non uccidere, non rubare... Nemmeno per difesa? Nemmeno per non morire di fame? Sui 10 comandamenti c'è una bellissima canzone di De André: "Il testamento di Tito", che invito tutti ad ascoltare. E' veramente stupenda.
  
Quindi la religione non ci può aiutare... a cercare queste famose leggi. Ognuno ha le proprie... E quindi la domanda resta: esistono le "Leggi di Dio"? Esistono bene e male? Al di là di presunti premi e punizioni nell'aldilà, che cos'è che ci fa dire "Non è giusto!"
  
Qualcuno già mi dirà che "mi faccio troppe pippe"... A molte persone da fastidio che qualcuno si interroghi su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato: molte persone hanno paura di scoprire di aver creduto in una cazzata, magari per anni, magari hanno sprecato la loro vita intera dietro ad un credo che poi si rivela essere una menzogna. E non parlo solo delle religioni classiche, ma anche di quelle nuove, tipo energie cosmiche, rettiliani, raeliani, speudo guru della domenica, sanyas, schiavi della teconologia, del consumismo, del sesso...

Ci penso e più mi convinco che ognuno di noi è schiavo della sua propria menzogna, che si è costruito intorno, per quieto vivere. Anche l'amore quello dei libri, il consacrarsi completamente a qualcuno... è una religione, una menzogna di cui siamo schiavi, che ci siamo costruiti pur di dare un senso alla nostra vita.
  
Al termine di questi pensieri senza uscita, una legge di Dio, penso di averla trovate. Legge che è giusto seguire. Attenzione, non una legge che "dobbiamo" seguire per forza, sennò saremo puniti e bruceremo all'inferno. Che la seguiamo o meno, creperemo ugualmente entro la fine del secolo (probabilmente) e quello che sarà dopo, nessuno lo sa...

La mia libertà finisce dove comincia la libertà del prossimo
  
Ognuno di noi, ha il diritto di fare di sé stesso più o meno ciò che vuole. Senza limiti. Mi voglio drogare, mi drogo. Mi voglio suicidare, mi suicido. Voglio smettere di lavorare e vivere sotto un ponte? Cavolo, se è quello che voglio davvero, lo faccio!  Autodeterminazione. Una legge sacrosanta. E siccome è sacrosanta la mia autoderminazione, va da sé che chiunque cerchi con ogni mezzo di costringermi a non autodeterminarmi, viola la legge di Dio.
   
"Ah, ma se tu ti autodermini, io ci rimango male e quindi tu violi la mia libertà!" Ecco, questa cazzata l'ho sentita anche troppe volte. Eh no bello. Sarebbe come dire, "La tua faccia mi fa vomitare, quindi violi la mia libertà, perché se ti guardo sto male."
  
Ciò che proviamo dentro di noi, è nostro territorio: non possiamo incolpare nessuno, che applicando la propria autodeterminazione, ci faccia stare male. Se la persona di cui sono innamorato mi lascia (prendo l'esempio più comune) applica la sua libertà, non viola la mia. Certo, è sua sensibilità capire che ogni decisione ha conseguenze sul mondo che ci circonda... ma non posso ritenerlo responsabile per la sofferenza che io provo.
  
Se un missionario mi prende a frustate per convertirmi alla sua fede (è successo), nella sua mente magari è convinto di farmi del bene, ma viola la mia libertà. Entra nel mio territorio. Attenzione a criticare, lo facciamo ogni giorno, spingendo qualcuno a fare qualcosa che non vuole, sotto frustate "morali", col senso di colpa.
"Ecco! Dici di volermi bene, ma comportandoti così mi fai stare male!" ecc ecc. Il ricatto morale...
    
Posso far notare, anche con rabbia, un comportamento che mi da fastidio: ma non posso sentirmi in potere di impedire quel comportamento, sta nella libertà della persona e finché non invade la mia, non posso impormi.
   
Attenzione a questo dettaglio, finché non invade la mia.
   
Quando Antigone decide di seppellire il corpo del fratello, non sta violando la libertà di nessuno: per questo fa riferimento alla legge di Dio. Creonte ha emesso un decreto che viola invece la libertà di dare giusta sepoltura ad un proprio defunto (qui consideriamo che il defunto, non potendo più dire la propria, sia di fatto tutelato dalla sorella).
  
Non vi ricorda qualcosa? Tempo fa in Italia, un padre non aveva il diritto di seppellire la figlia, perché la legge glielo impediva. Lei si chiamava Eluana, era morta da 18 anni, ma il suo corpo veniva mantenuto in vita artificialmente... Un Antigone al femminile, il papà di Eluana, non credete?
  
Chiedere è lecito, rispondere è cortesia. Dice il proverbio. Non dobbiamo avere paura di chiedere ciò che vogliamo: ma allo stesso modo, dobbiamo accettare la risposta che ci viene data.

Il diritto di opporci ce l'abbiamo nel momento in cui qualcosa ci impedisce di scegliere per noi stessi. Per noi possiamo scegliere, per gli altri no. Ognuno deve poter scegliere per sé stesso e basta!
  
Applicare questa legge è veramente difficile... Lottare per difendere la propria libertà? Sì. Senza far soffrire nessuno? Difficile. Avendo l'approvazione di tutti? Impossibile. Accettare le scelte degli altri, per sé stessi? Difficile, se questa persona significa molto per noi e la sua scelta ci allontana. Essere coraggiosi e accettare che qualcuno possa soffrire, qualcun altro possa deluderci, qualcuno possa fare una scelta diversa da quella che noi vorremmo, qualcuno prima o poi cercherà di invadere la nostra libertà, che dovremo combattere per difenderla e che saremo odiati per questo? Difficilissimo...
 

martedì 19 novembre 2013

The shield - I - The witch

Once upon a time, in a little but very beautiful kingdom, lived a beautiful prince, called M.
He was a gentle and a good man, everyone loved it.
   
It was very difficult to take care about his kingdom: many dangers to face, many enemies to fight, many people to protect. There wasn't place for rest, there wasn't place for peace, there wasn't place for love... and prince M began to suffer for his loneliness.
   
One day, M went to the wizard Baneling, to ask him what should he did about his pain and his loneliness.
- "It's difficult." Answered, Baneling. "Too many things afflict your heart: you should let go off... take care of yourself, take some time for you. The welfare of the kingdom is important, but you should think to your own welfare before."
    
But M didn't like this solution: how it could get disinterested about his kingdom and his people? So M left on the Secret Forest, serching for the witch Elda. Elda lived in a little house, in the middle of the forest.
   
- "I was waiting for you..." hissed, when M came trough her door. "I know your problem and I know Baneling's answer. Old stupid wizard... don't worry... I have the right solution for you... Take this."
    
And she gift a little brooch to M, shaped like a little shield.
     
- "This shield will protect your heart:" continued Witch Elda "no one will ever hurt you, as long as you wear it!"
M, happy for the gift, took it.
- "But remember!" Advised him the witch. "The day that you'll take off the shield, you will die! And all your kingdom will fall into ruins!"
- "Then... I'll do not take it off anymore!" Answered M, and put on the shield.
   
Emptiness... a big, enormous emptiness... This was the sensation that M felt.
- "It's good." He thought. "Feeling nothing, I can take care about my kingdom without any fear! Thank you, witch Elda: ask me whatever you want, in return."
     
Elda burst into a great laugh!
- "Oh! Be sure! I'll ask you for my return! But not now... Go, go back to your people, take care of your kingdom."
  
And M went away from the Witch and went back to his kingdom, taking to himself the secret of his new shield...
    
to be continued...
   

lunedì 18 novembre 2013

Energia bloccata - Mente, corpo e pigrizia

A volte mi perdo... Mi scuso con chi legge, perché questo post può essere una vera palla!! Va beh, non mi arrabbierò se ammetterete di aver letto una riga sì e tre no :)

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Mi succede spesso di sentirmi esausto. Stanco... spossato, senza che abbia fatto nulla di così impegnativo da giustificare tale esaurimento.  Lo sento spesso ripetere anche alle persone attorno a me, stanchezza, sonnolenza, come se l'umanità intera avesse esaurito le pile.
    
Ho così iniziato ad indagare sui misteri dell'energia corporea: da dove viene tutta questa stanchezza?
   
La prima risposta che ho trovato è: la mente.
   
Mente conscia, ma soprattutto inconscia: ora alla mente conscia, che riguarda circa il 10% dei nostri pensieri, possiamo più o meno dire cosa fare e pensare. Alla mente inconscia, che riguarda il restante 90%... possiamo arrivare, ma ci sono metodi più... raffinati.
   
Ora, la nostra stanchezza dipende spesso da:
- non vogliamo fare quello che stiamo facendo
- siamo sfiduciati, pensiamo di non farcela
- siamo concentrati su altro (amori, altre voglie ecc)
   
Il primo passo è quindi "ascoltare". Non stiamo a menarcela tanto: ci raccontiamo delle gran palle, per quieto vivere. E mentre alla mente cosciente possiamo "darla a bere", la mente sub-cosciente se ne strafotte. Quindi cerchiamo di prestare un po' più di attenzione.
   
Il secondo passo è "non ascoltare". No, non sono rincoglionito. La stessa mente che ci dice "guarda, a me proprio di fare sta cosa non va", è poi la stessa che ci dice "sei una merda, fai schifo, ma dove vuoi andare"
   
Sembra assurdo, ma sono tutti meccanismi che ci tolgono le forze e ci fanno sentire esausti, svogliati.
Quindi, come primo passo, al mattino appena sveglio, scegliere i pensieri che devono entrare nella nostra testa. E' un po' come la cura della casa: raccogliamo la polvere e la buttiamo, apriamo le finestre, fuori l'aria viziata e dentro l'aria fresca. Il corpo funziona uguale.
   
Un pizzico di autostima...
   
Ecco, qui, sull'autostima, c'è poco da fare: non riesco a "stimarmi" se sto a fare niente. E' così... facile cedere alla lusinga del letto caldo al mattino: del "dolce far niente", del "finché la barca va". E' così facile che alle volte mi dico "fanculo l'autostima" e cedo, lasciando che il tempo passi, così, senza scopo. La cosa incredibile è che, così facendo, invece di riposarmi... mi sento sempre più stanco. E' un po' come una resa, come un dare ragione a quella voce in testa che dice "non vali un cazzo". E non parlo di "fare" inteso come lavoro, sport o chissà che: parlo di "fare ciò che ci va".
    
In questo sono spesso manchevole: a volte, la ricerca di approvazione mi fa dimenticare ciò che voglio davvero. Mi adatto a ciò che vogliono gli altri, per avere la loro approvazione. A volte... un po' questa cosa sta cambiando: ho scoperto che serve molto coraggio per "andare contro", molto coraggio e molta forza.
   
Il corpo: allenarsi. Spesso partiamo pieni di buoni propositi: palestra, piscina, ecc ecc... e poi ci lasciamo traviare dal "non ho tempo." Ok, adesso non me frega un benemerito: il tempo c'è, vado e accresco la mia autostima, non perché sto scolpendo il mio corpo perfetto: ma perché faccio qualcosa per me, sacrificando del tempo a qualcosa di cui non mi frega un cazzo, ma che faccio per avere l'approvazione di altri.
   
Sento spesso dire "stasera non ho avuto tempo di andare in palestra / piscina ecc ecc": e da cosa sarà mai stata sostituita? Quasi sempre è qualcosa che riguarda qualcun altro, qualcos'altro...
  
Non ci sono storie: se non voglio più sentirmi così stanco e svuotato di energie, devo fare le cose che mi danno entusiasmo. Non sempre, non 24h/24h, ma ritagliare dei momenti per me: da quell'ora a quell'ora, quei tali giorni, non rompete. E vale anche per me stesso: perché nel momento in cui ho finalmente ritagliato i miei momenti... ecco che arriva la pigrizia.
  
La pigrizia è una brutta bestia: la pigrizia fisica, ma soprattutto quella mentale. Il meccanismo più insidioso è il perdere tempo: adesso vado, adesso vado, adesso vado... cavolo è troppo tardi, ormai non vale più la pena.
  
Eh no! Se sono arrivato fino a qui e ho ritagliato i miei momenti, non devo farmi fregare dalla pigrizia. Li devo riempire con quello che mi piace, con quello che desidero: sia la palestra per avere il mio fisico perfetto, siano gli scacchi, sia leggere, scrivere o anche solo stare a guardare dalla finestra con una tazza di the fumante in mano.
  
Già, perché a volte sono troppo pigro per prendermi cura di me: scegliere i vestiti che mi fanno sentire bene, fare un bel massaggio (farmeli fare non mi piace, preferisco dare che ricevere), ricordarmi i miei esercizi mentali.
  
A volte mi sento stanco, invece l'energia c'è. Basta zittire la mente che cerca di convincerci che non c'è, muovere il corpo divertendomi, con passione, entusiasmo, scacciando la pigrizia che a volte mi assale.
 
   

sabato 16 novembre 2013

Forza Ison

Ci siamo... Questa è una delle prime immagini di Ison, scattata da un gruppo di astrofili da Reggio Calabria, sullo stretto di Messina.


Ebbene Ison è una cometa: non sembrerebbe dall'immagine, in quanto siamo abituati a pensare ad una cometa con la coda luminosa. Ecco, Ison è così, perché sta raggiungendo il sole ed è ancora sufficientemente lontana da non "perdere pezzi". Sì, perché una cometa (lo so che lo sapete, ma fatemi fare il figo) è un blocco di ghiaccio e polveri, quindi finché sta nello spazio profondo assomiglia ad un grosso sasso. Capita ogni tanto che questi oggetti, passino dalle parti del sole, il sole le scalda e la cometa inizia a "perdere i pezzi". Ghiaccio, polvere e quant'altro... il tutto illuminato dal sole ed ecco a voi la coda della cometa.

Ebbene Ison sta arrivando attorno al sole, proprio in queste ore: sta accelerando. La gravità del sole la attira in maniera sempre più violenta. E qui ci sono due strade: Ison potrà essere distrutta, finire in mille pezzi, a causa della forza del sole; oppure potrà subire quello che si chiama in gergo, "fionda gravitazionale".

E' un vero duello, quello che Ison si prepara ad affrontare: immaginate di essere un motociclista durante una gara e di dover affrontare a tutta una curva molto stretta. Di fronte a voi c'è la concreta possibilità di andarvi a schiantare... ma... se la curva riesce...

Se Ison dovesse vincere la sua sfida col sole, la rivedremo comparire sull'altro lato... E sarà completamente diversa da quel puntino azzurro della prima foto. Uscirà dalla lotta trasformata, un gigante incandescente di ghiaccio (sì, nello spazio è possibile): e sarà luminosa, molto luminosa. Dicono che sarà più luminosa della luna piena, visibile in pieno giorno! E ci farà compagnia per mesi, fino a gennaio... avremo la cometa di Natale quest'anno!

Tutto ciò... se Ison sopravvive alla sua lotta col sole... Io faccio il tifo per lei! Forza Ison!